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Il killer di Valentina preso dopo 7 anni

di | 2023-04-09T10:18:58+02:00 9-4-2023 6:35|Attualità, Sezione 8|0 Commenti

PERUGIA – Finalmente l’hanno preso. Dopo sette anni di indagini e di ricerche l’uomo, sospettato di aver massacrato a colpi di spranga di ferro la donna che diceva di amare ma che aveva deciso di interrompere la loro relazione, con quel fidanzato che mostrava lati morbosi di gelosia e che mostrava comportamenti decisamente negativi, è stato individuato ed arrestato alla periferia di Dakar.

La ricercatrice italiana Valentina Tarallo

Il ricercato, che la vittima conosceva ed indicava con il nome di Jimmy, si chiama in realtà Djiby Ba, 43 anni, senegalese di Diourbel, da tempo indiziato per il brutale omicidio, avvenuto in Svizzera, a Ginevra, della ricercatrice Valentina Tarallo di 28 anni, residente a La Loggia nel torinese, ma originaria di Orta Nova in provincia di Foggia, nel Basso Tavoliere della Puglia. A fargli scattare le manette ai polsi gli investigatori svizzeri (che non avevamo mai mollato la pista) ed i loro colleghi senegalesi. Non è stato facile individuare Ba, che, fuggito subito dopo l’orrendo delitto da Ginevra, pare abbia cambiato, per sottrarsi alle ricerche, ben quattro identità ed altrettanti (o forse più) nascondigli. Quando lo hanno “pizzicato” risiedeva alla periferia di Dakar. Ora lo processeranno in Senegal (non può essere estradato in Svizzera), dove l’indiziato potrà difendersi. Anche la magistratura di Torino avrebbe aperto un fascicolo sul “femminicidio” della nostra connazionale, sia pure avvenuto all’estero.

I funerali di Valentina

Certo la posizione del senegalese appare inguaiata, compromessa. Il principio di presunta innocenza vale per tutti e dunque anche per lui. Tuttavia gli elementi indiziari, raccolti dagli inquirenti, risultano particolarmente pesanti. Sia perché l’uomo era fuggito subito dopo l’aggressione fatale alla giovane foggiana, sia perché – particolare ben più rilevante – sull’arma del delitto sono state rilevate ed evidenziate le sue impronte. Al quadro si sono aggiunte le testimonianza rese da alcuni testimoni sulla struttura fisica dell’aggressore (alto un metro ed ottanta) e su confidenze fatte dalla vittima alle amiche, che hanno messo in luce comportamenti gravi, inquietanti dell’uomo. Come quello di aver sottratto, alla compagna che l’ospitava nel suo appartamento, il bancomat mentre lei dormiva e con la scusa di fare una corsa nel vicino parco, di aver tentato di prelevare denaro all’insaputa della donna. Non solo. Anche i precedenti gettano un’ombra allarmante sul senegalese: Ba, che era arrivato in Italia e si era sposato a Varese, era stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti. In Svizzera era riparato dopo la sua espulsione.

Djiby Ba, 43 anni, senegalese di Diourbel

Valentina – laureata in Biotecnologie a Torino, dove aveva svolto gli studi specialistici e vissuto la sua vita universitaria a lungo – aveva ottenuto un posto di ricercatrice nell’ospedale universitario ginevrino. Con la possibilità, concreta, di poter continuare le sue delicate ed importanti ricerche sulle “malattie rare”.

Come fosse scoccata la scintilla tra di loro, nessuno lo sa. Valentina, col suo sorriso aperto e dolce e Jimmy, aitante e dai modi melliflui, si erano conosciuti nell’estate del 2015. La dottoressa, almeno all’inizio, confidava alle amiche la sua felicità e assicurava che il suo fidanzato si mostrava premuroso e gentile. Della relazione nulla Vale aveva ancora detto ai suoi genitori ed agli altri congiunti. Però si era aperta con le amiche. Ed ad almeno ad una di loro, Valentina aveva rivelato, dopo qualche settimana, anche l’altro volto dell’uomo, aggressivo e autore di scenate di gelosia del tutto gratuite, prive di fondamento. Oltre all’azione per nulla commendevole della sottrazione del bancomat.

I gentiori di Valentina Tarallo

La ricercatrice, alla fine esasperata, aveva deciso di chiudere la relazione divenuta, per lei, decisamente pesante, insopportabile. Così la sera dell’11 aprile del 2016, nel quartiere universitario, in via della Croisette, a pochi metri dalla abitazione dove aveva ospitato il fidanzato, la Tarallo aveva messo a parte l’uomo della sua decisione irrevocabile: Jimmy doveva lasciare l’abitazione, la loro storia la considerava chiusa. Finita. Poi Vale aveva fatto rientro a casa. Lui no: era rimasto in attesa nell’ombra. E quando la donna – intorno alle 23 – era di nuovo uscita lui, balzato fuori all’improvviso dal buio e con stretta nel pugno la spranga di ferro, forse rubata in un cantiere edile della zona – questa la ricostruzione degli inquirenti che ora passerà al vaglio dei giudici – l’aveva colpita selvaggiamente e più volte, fino a lasciarla agonizzante sul marciapiede.

E mentre la giovane dottoressa rendeva, sulle pietre rosse di sangue del quartiere universitario, gli ultimi rantoli (la morte cerebrale si era verificata qualche ora più tardi in ospedale, dove i soccorritori l’avevano trasferita), il senegalese (lo certificano le immagini delle telecamere di sicurezza del quartiere, inserite negli atti del procedimento) era precipitosamente fuggito salendo su un autobus e facendo perdere, raggiunta la Francia, le sue tracce. Sulla mazza insanguinata erano state, successivamente, rilevate le impronte digitali che avevano indirizzato le indagini – dopo i primi momenti in cui si era ipotizzato un tentativo di rapina finito male – sul Ba.

Il quale, dalla sua, ha goduto pure del vantaggio che ha provocato, rallentando le indagini e le ricerche, l’epidemia del Covid19. L’africano, dal canto suo, ha fatto la vita del latitante – su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale dell’Interpol -, sempre in allerta, continuamente in campana, utilizzando false identità e girando in lungo ed in largo per il suo paese, anche in villaggi sperduti. Ma la legge, pur con passo lento, ma inesorabile, ha compiuto il suo cammino.

I familiari e gli amici di Valentina, da tempo, hanno fondato una associazione “Vale per la vita” che raccoglie donazioni per la ricerca medica. Il campo al quale – malattie rare, spesso senza cure – Valentina Tarallo voleva dedicare la sua esistenza professionale ed umana, così ferocemente spezzata. Ora non solo parenti ed amici, ma la comunità nel suo insieme, si attende che la giustizia completi il suo corso e che il Ba, se verrà riconosciuto colpevole, paghi il fio delle sue azioni.

Elio Clero Bertoldi

Nell’immagine di copertina, la ricercatrice italiana Valentina Tarallo e il suo assassino, il senegalese Djiby Ba, detto Jimmy

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