//Nella fotografia in b/n l’essenza della realtà

Nella fotografia in b/n l’essenza della realtà

di | 2018-09-09T06:49:57+02:00 9-9-2018 7:01|Top Blogger|0 Commenti

Fino ai primi anni ’80 del secolo scorso la fotografia in bianco e nero, almeno a livello amatoriale, la faceva da padrona. Il colore era per pochi eletti, sicuramente la maggior parte degli appassionati si doveva servire di laboratori di sviluppo. E comunque pellicole, sviluppo e stampa costavano assai di più del b/n. Poi nel decennio successivo, con l’avvento delle immagini digitali, il colore è divenuto popolare, a disposizione di tutti. E da allora è sorta la diatriba che pone alcuni interrogativi: meglio il bianco e nero o il colore? E’ più artistico il primo o il secondo? Dei due stili quale è il più difficile? E il più realistico, il più naturale, il più espressivo?
Subito alcune considerazioni che non possono prescindere dalle innovazioni tecniche del XXI secolo. Come ha scritto più volte Ando Gilardi, storico della fotografia: “La post produzione entra sempre più ad accompagnare il prodotto della fotocamera e contemporaneamente il bianconero conserva, se non aumenta, la sua presenza. E’ il frutto di chi ritiene, ed io fra questi, che la mancanza del colore costituisca un approccio più intimo e diretto con l’essenza della realtà”.
Noi fotografi dovremo riflettere di più sulla differenza che c’è tra l’evoluzione tecnica dei mezzi necessari per esprimersi e la migliore o peggiore qualità del loro prodotto, cioè dell’espressione. Diciamo inoltre che se è vero che lo scatto si vede prima e la scelta della scena non è causale, anche la resa cromatica è da ricercare in quello che si vede prima.
L’immagine b/n, riproducendo la forma degli oggetti resi astratti ripulendoli dai colori, opera una sintesi: quella tra verismo assoluto e sublimazione cromatica. E’ come a dire che la Pittura serve a nascondere la mancanza del Disegno, inteso come ispirazione. Oggi troppo spesso siamo costretti a osservare fotografie dai colori brillanti e sgargianti che cercano di nascondere una insignificante fotografia priva di ispirazione e di ricerca. Alla fine il colore diventa solo un trucco, una scorciatoia per nascondere un risultato insoddisfacente. Facciamo l’esempio delle chitarre elettroniche. Con esse si sono ottenute note più forti e squillanti ma non per questo le musiche sono diventate più armoniose.
Il b/n libera dalla schiavitù del colore che porta all’imitazione della Natura perennemente illuminata dal sole. Una Natura troppo fedelmente riprodotta, oltre che nella forma anche nelle tinte. L’immagine b/n, riproducendo la forma degli oggetti resi astratti ripulendoli dai colori, opera una sintesi: quella tra verismo assoluto e sublimazione cromatica. E’ come a dire che la Pittura serve a nascondere la mancanza del Disegno, inteso come ispirazione. “Il colore dedrammatizza…il bianco e nero è più carico di sensi”, lo ha detto Jean Baudrillard, filosofo e sociologo francese di formazione tedesca.
Oggi, più che mai, occorrono grandi capacità tecniche e ispirazione per fotografare in b/n, per “disegnare” e non “dipingere”. Insomma il b/n viene dopo il colore. Ando Gilardi non aveva dubbi: “Il b/n é il cimento superiore della fotografia che si deve coraggiosamente affrontare in un universo delle rappresentazioni, quelle dei periodici, del cinema, della televisione, inesorabilmente variopinte”.
I colori non vestono più le forme ma al contrario queste ultime sono
diventate supporto delle prime. Si vuol far credere, nell’estetica come nell’informazione, che la mancanza del colore stabilisce la povertà di un’immagine.
La fotografia a colori per vivere ed essere bella ha bisogno della fotografia in bianco e nero. Esattamente come la Pittura ha bisogno del Disegno.

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