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Il clima che cambia è davvero irreversibile?

di | 2023-11-19T10:15:42+01:00 19-11-2023 5:35|Attualità, Sezione 8|0 Commenti

RIETI – “Un mutamento reversibile – La crisi climatica attraverso le conferenze delle Parti delle Nazioni Unite”: il libro di Roberto Venafro (Gangemi editore), con l’introduzione di Luca Mercalli, è stato presentato alla Tre Porte di Via della Verdura a Rieti e ha animato un dibattito, moderato dalla giornalista Paola Cuzzocrea, che ha lasciato aperte molte domande e insinuato il dubbio: il cambiamento è reversibile, in senso affermativo o il cambiamento è irreversibile? Sicuramente, come ha sottolineato Roberto Lorenzetti, storico, ricercatore, ambientalista “troppi modi diversi di pensare, stiamo fermi, i dati indicano una non reversibilità, ma il mondo non morirà, moriremo noi”. Giuseppe Rinaldi, consigliere delegato Ancitel ha sottolineato i nostri quotidiani comportamenti incoerenti “a cosa serve la raccolta differenziata porta a porta, se poi trasportiamo ogni giorno tonnellate di spazzatura nei punti di conferimento con mezzi inquinanti? A che serve un fotovoltaico che occupa terreni coltivabili? E quanta burocrazia blocca e rallenta il cambiamento?”.

Lucia Alberti, archeologa ricercatrice del Cnr, consigliera della fondazione Varrone, ha mostrato la foto dell’uomo di Similaun ritrovato per il ritirarsi dei ghiacci iniziato già anni fa, le portate ridotte di fiumi e laghi in Montenegro, dove sta seguendo il progetto ‘Il futuro del passato’ per l’istituzione di un parco archeologico di interessanti resti dell’Impero romano, ma proprio lì accanto c’è una centrale a carbone. In occasione della ‘giornata dell’energia’ più di 30 Paesi e istituzioni finanziarie hanno firmato una dichiarazione in cui si impegnano a bloccare tutti i finanziamenti per lo sviluppo all’estero delle iniziative che prevedono l’uso dei combustibili fossili e a indirizzare gli investimenti verso l’energia verde, con l’intenzione di togliere sostegni pubblici per progetti che generano energia da combustibili fossili senza sistemi di cattura della CO2 entro la fine del 2022. Siamo già nel 2023.

Firmatari Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Germania, la Banca europea per gli investimenti e la Banca per lo sviluppo dell’Africa orientale. Le conferenze delle Parti sul clima, il protocollo di Kyoto nel 1997, quello di Parigi nel 2015, indicano obiettivi, ma c’è differenza tra Occidente e i Paesi in via di sviluppo e nessuno vuole rinunciare alla sua fetta di sviluppo: come mettere d’accordo 195 stati e otto miliardi di cittadini? “Abbiamo 418 parti per milione di concentrazione di anidride carbonica (nel 2000 erano 350) – ha sottolineato Venafro – la dialettica sulla riduzione di emissioni di gas a effetto serra che ha caratterizzato le Conferenze delle Parti (Cop) dal 1995, ha mostrato molto spesso comportamenti frammentati che, frequentemente, hanno trovato composizione in compromessi raggiunti in extremis. I vertici mondiali sul clima mettono in scena la contrapposizione di due mondi, fra il Nord e il Sud, tra l’Occidente e l’Oriente. Servono strategie, intuizioni, consapevolezza e determinazione, per arrivare al traguardo, attraverso una trasformazione intesa come un nuovo Rinascimento in cui le azioni del genere umano siano capaci di invertire la crisi climatica”.

Il tempo per riscrivere il futuro è adesso. “La presa di coscienza del problema climatico è stata lenta e sofferta – scrive Luca Mercalli – dai primi enunciati del premio Nobel per la chimica Svante Arrhenius nel 1896, alla costituzione del Comitato inter governativo sui cambiamenti climatici nel 1988 passa quasi un secolo!”. Ermete Realacci, nella introduzione al libro, cita il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento “una società a misura d’uomo è più capace di futuro. L’andamento della green economy lo dimostra: secondo il rapporto Green Italy 2021 elaborato da Symbola e Unioncamere, le imprese che hanno fatto investimenti in campo ambientale (circa un terzo del totale, 441 mila negli ultimi cinque anni), sono quelle che innovano di più e crescono di più, producendo posti di lavoro”.

I ghiacci sono le sentinelle del clima: “Utilizziamo il confronto fotografico come strumento che coniuga la forza comunicativa delle immagini con il rigore della ricerca storica e scientifica. Le immagini testimoniano l’arretramento dei più grandi ghiacciai montani della Terra e, unite ai dati scientifici rilevati, forniscono un’idea immediata delle straordinarie variazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo, confermando quanto siano urgenti tutte le azioni necessarie per la sua salvaguardia” scrive Fabiano Ventura, fotografo paesaggista, sul sito ‘sullestradedeighiacciai.com, alla ricerca del passato per un futuro sostenibile’, realizzato in collaborazione con uno staff tecnico-creativo, supportato da un Comitato Scientifico internazionale. Il progetto coniuga comparazione fotografica e ricerca scientifica per divulgare gli effetti dei cambiamenti climatici grazie all’osservazione delle variazioni delle masse glaciali negli ultimi 150 anni, nel medesimo punto e periodo dell’anno, comparate con le foto di esploratori di fine ‘800 e inizio ‘900. Con 8 spedizioni nell’arco di 13 anni destinate ai ghiacciai montani più importanti della Terra (Karakorum 2009, Caucaso 2011, Alaska 2013, Ande 2016, Himalaya 2018, Alpi 2019 – 2020 – 2021), è il più ampio archivio esistente di fotografia comparativa sulle variazioni delle masse glaciali.

Nel 2022 la mostra fotografica “EARTH’S MEMORY a Forte di Bard in Italia “I ghiacciai, testimoni della crisi climatica” ha presentato in anteprima mondiale i risultati complessivi del progetto. Nel 2009 nasce anche l’associazione no profit Macromicro (macromicro.it), per sensibilizzare il grande pubblico, in particolare le nuove generazioni, trasmettere gli importanti valori della salvaguardia dell’ambiente, della preservazione della biodiversità e della crescita economica consapevole e sostenibile, con cicli di conferenze, lezioni nelle scuole, laboratori e workshop, anche in diretta streaming.

Le esperienze professionali dei fondatori dell’associazione, fra cui Ventura, hanno da subito portato a individuare nella fotografia lo strumento chiave delle attività di comunicazione, stringendo collaborazioni con istituzioni pubbliche e private impegnate nella difesa dell’ambiente e della comunicazione a ambientale. Macromicro ha collaborato con numerosi istituti di ricerca, ha realizzato progetti di comunicazione in importanti sedi italiane e internazionali, ha prodotto 935 pubblicazioni. “Perderemo l’Adamello, la Marmolada, il Calderone sul Gran Sasso ormai non è più un ghiacciaio, ricordiamoci che il nostro benessere non è il Pil”.

Francesca Sammarco

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