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“Invasione” dei droni continua e pericolosa

di | 2024-02-11T10:25:59+01:00 11-2-2024 5:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

PERUGIA – Se qualcuno riteneva, al loro avvento, che i droni fossero giocattoli solo un po’ più moderni degli aquiloni e al massimo come gli aeromodelli, deve essersi ricreduto. Questi aeromobili, pilotati da remoto, stanno invadendo i cieli sia in campo civile (in caso di disastri nucleari come a Fukushima nel 2011, terremoti, allagamenti, slavine e quant’altro) e professionale (in architettura ed ingegneria civile in genere), sia militare. Nella guerra Russia-Ucraina, in quella Hamas-Israele ed ancora nei raid terroristici lanciati dagli Houti dello Yemen nel Mar Rosso contro le navi israeliane e dell’occidente in particolare, gli RPA (Remotely Piloted Aircraft è la più ricorrente e nota delle varie sigle internazionali con le quali vengono indicati) svolgono un ruolo centrale ed importantissimo, forse determinante se non decisivo.

Ora questi strumenti hanno attirato anche l’attenzione della criminalità organizzata. Lo testimoniano il drone precipitato nei mesi scorsi all’interno del carcere di Taranto, dopo aver accidentalmente toccato dei fili e la recentissima operazione della procura e della squadra mobile di Asti, che hanno arrestato quattro soggetti (una donna ed un uomo napoletani, un siciliano ed un viterbese, quest’ultimo indicato come un pilota di evoluta abilità tecnica), accusati di traffico di droga, telefonini ed accessori in diverse strutture carcerarie italiane e, per l’esattezza, i penitenziari di Asti, Saluzzo, Catania, Ascoli, Benevento, Teramo ed Ariano Irpino, cioè, in tutta la penisola: nord, centro e sud.

Grazie alla bravura del pilota l’organizzazione criminale, secondo l’accusa, avrebbe venduto, con i trasporti illegali, SmartPhone e microtelefoni a detenuti, oltre a rifornire ai richiedenti ristretti dietro le sbarre, persino droghe (hashish, cocaina, eroina, marijuana) per un ricavo di circa centomila euro. Per sgominare il traffico la procura ha intercettato 21 linee telefoniche e registrato più di diecimila telefonate. Insomma: dai “pizzini” di Bernardo Provenzano e di altri mafiosi, alle comunicazioni, magari criptate, via email o vocali, utilizzando cellulari di ultima generazione.

Al di là di questi aspetti, sgomenta la duttilità dei droni il cui utilizzo, nell’immediato futuro, conquisterà un territorio sempre più largo ed in maniera sempre più intensiva. Nel bene e nel male (come tutti gli strumenti).

Al momento, per motivi ricreativi o professionali di basso livello, per ottenere il brevetto di pilota serve superare un esame “on line” all’Enac, mentre per impieghi professionali specializzati, oltre all’esame, occorre frequentare una scuola Enac con test finale sia teorico, sia pratico. Esistono droni il cui peso varia tra i pochi chilogrammi fino a 150 kg ed altri superiori a questo limite. Evidente la necessità di “governare” un settore così tanto delicato e potenzialmente pericoloso per la sicurezza.

E se per arginare le attività di malaffare, in particolare l’uso degli aeromobili per “aiutare” i boss in cella a gestire i loro affari sporchi, spesso di sangue, si studiano sistemi di rilevamento e di inibizione (per esempio in Veneto, nel penitenziario di Rovigo), per quanto riguarda guerre e terrorismo, si stanno mettendo a fuoco, nei vari paesi, oltre al rilevamento ed alla distruzione di queste “armi” in volo, già in funzione nei vari scacchieri bellici, attività di alta tecnologia per individuare il punto esatto da cui l’avversario guida il drone. Pare che i ricercatori di Israele abbiano individuato, grazie all’Intelligenza Artificiale, il “pilota da remoto” con una precisione, allo stato, dell’80 per cento.

Elio Clero Bertoldi

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