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“L’imperatore di Atlantide”: Ullmann contro Hitler

di | 2023-12-20T10:14:05+01:00 17-12-2023 5:45|Sezione10, Spettacolo|0 Commenti

ROMA – Il Reate Festival di Rieti ha messo in scena, l’8 dicembre scorso a Roma, al Teatro Palladium (indi a Rieti il 10 dicembre), in prima assoluta l’ancora non nota opera di Viktor Ullmann “L’imperatore di Atlantide”. Composta dal valoroso musicista ebreo su testo di Petr Kien nel campo di Terezín nel 1943, in condizioni immaginabili e nella impossibilità persino di trovare carta (si scriveva anche su corteccia), l’opera anche vista nelle prove fu subito censurata, per le allusioni ad Hitler nella figura del Dittatore.

Pochi mesi dopo, nel 1944, Ullman ed il librettista vennero spostati ad Auschwitz, dove trovarono la morte. Ma Ullmann prevedendo la propria fine, fece in tempo a consegnare la partitura al direttore della biblioteca del campo, Emil Utiz, filosofo, affinché la passasse all’amico scrittore Hans Gunther Adler, che sopravvisse. Solo nel 1975 l’opera andò in scena ad Amsterdam: l’esempio fu seguito in varie città europee, ed oggi essa è da noi.

La Fondazione Flavio Vespasiano, con progetto speciale del Ministero della Cultura, ha messo in scena al Palladium l’opera di Ullman, dal titolo ironico di Imperatore di un mondo inesistente, Atlantide, titolo già di per sé parlante: Imperatore Overall (un anglismo per Ũbel Alles). Ma tutto in quest’opera è bruciante sarcasmo. Overall dichiara guerra al mondo intero, e in tal modo tutti muoiono: ma la Morte, che si sente degradata, non fa più morire nessuno, originando il caos.

Sieva Borzak, direttore d’orchestra

Overall decide allora di venire a patti con lei, ed essa gli chiede in cambio che sia lui il primo a morire. Il dittatore accetta, e l’ordine si ricrea. Però il finale è ambiguo: “Il fuoco è sopito, ma non spento: presto infuria di nuovo l’assassinio…”. In questa coraggiosa versione dell’opera, gli otto giovani cantanti provengono dal progetto Fabbrica del Teatro dell’Opera di Roma, che collabora generosamente, ed i 12 strumentisti dall’Orchestra RomaTre, ottimamente diretta da Sieva Borzak. Dall’Opera di Roma viene ancora Il valoroso regista Cesare Scarton, Anna Biagiotti coi suoi bellissimi costui (specie quello della Morte), e l’accurato scenografo Della Cioppa.

Scritta in ambiente di terrore, l’opera musicale di Ullmann non lo manifesta: la leggerezza della scrittura e la sua chiarità annientano ogni angolo di cupezza, di orrore e di morte, della quale forse egli per primo – in un campo di sterminio – credeva nella facoltà liberatoria e portatrice di pace.

Paola Pariset

Nell’immagine di copertina, una scena de “L’imperatore di Atlantide” di Viktor Ullmann 

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