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L’abbraccio a don Vito, Vescovo della speranza

di | 2023-01-27T20:05:49+01:00 29-1-2023 6:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

RIETI – Ogni giorno, senza che ce ne accorgiamo, scriviamo una pagina di storia: personale, politica, sociale, civile, religiosa. Spesso non ce ne rendiamo conto, a volte invece sì, come sabato 21 gennaio, con l’ordinazione a Vescovo di Don Vito Piccinonna nella cattedrale di Rieti, con la piena consapevolezza di vivere una giornata storica. Nato a Palombaio (Bari) nel 1977, è il Vescovo più giovane d’Italia, sacerdote dal 2002 nell’arcidiocesi metropolitana di Bari/Bitonto, Vicario Episcopale per la carità di Bari/Bitonto, parroco-rettore del Santuario dei Santi Cosma e Damiano, ha messo in guardia contro l’usura, in agguato soprattutto dopo le difficoltà economiche del Covid; suoi padri spirituali don Vito Diana (attivo contro la tossicodipendenza, attivissimo dopo il terremoto dell’Irpinia, il dormitorio Caritas porta il suo nome) e don Tonino Bello (vescovo dalle scelte forti e coraggiose, marciò contro la guerra, la sua era la Chiesa del grembiule, a testimoniare il dovere, la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi).

La nomina e l’arrivo del nuovo Pastore erano attesi, dopo il trasferimento di Domenico Pompili (Vescovo di Rieti dal 2016) alla Diocesi di Verona. In questi anni Domenico Pompili e la Caritas sono stati punto di riferimento per tante famiglie dopo il terremoto di Amatrice e il Covid. Molto è stato fatto, ma tantissimo ancora c’è da fare, con la ricostruzione da seguire con costanza e attenzione: il trasferimento del Vescovo Pompili era stato accolto con un forte senso di smarrimento. Tanti i fedeli reatini, con il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi e il presidente della Provincia Mariano Calisse che lo hanno accompagnato a Verona a settembre. Ora sono stati i fedeli pugliesi, i parroci, il sindaco di Bitonto Paolo Ricci, il vicesindaco di Modugno Giuseppe Montebruno, i familiari, la comunità dei Santi Medici di Bitonto, a venire a Rieti.

Una giornata fredda, ma carica di emozioni, una lunga liturgia in una città controllatissima per la presenza del Ministro degli Esteri e Vicepresidente del consiglio Antonio Tajiani, deputati, assessori regionali, l’arcivescovo di Bari-Bitonto Giuseppe Satriano, vescovi (fra cui lo stesso Pompili), padre Ezio Casella direttore Ufficio liturgico chiesa di Rieti, il provicario generale della Diocesi Monsignor Luigi Aquilini. L’atto ufficiale, documento storico, è stato letto dal Cancelliere della Diocesi di Rieti Ernesto Petrangeli, firmato da don Vito e dagli altri vescovi. Una grande macchina organizzativa, che ha funzionato alla perfezione: maxi schermi per le centinaia di fedeli pugliesi nella Basilica di Sant’Agostino e nella Basilica di S. Domenico per i fedeli reatini.

Il calice realizzato con pietre di Amatrice

La giornata è iniziata presto con la visita alla grotta del primo presepe a Greccio, alla chiesa di S. Michele Arcangelo a Rieti, al sindaco (in sala consiliare don Vito cita Vittorio Bachelet “L’atteggiamento del cristiano di fronte alla vicenda della storia umana deve essere insieme di ascolto e di annuncio, di accoglienza e di superamento”, per andare oltre, andare più avanti insieme). Alle 10,30 le campane della Cattedrale annunciano l’inizio della cerimonia liturgica e poco prima delle 12 suonano nuovamente ad annunciare l’avvenuta ordinazione, dopo il pronunciamento dei voti, l’unzione con il Sacro Crisma, l’imposizione delle mani, la consegna dell’anello (simbolo di fedeltà), mitria, pastorale.

Nel cortile della Curia intanto bolle il sugo per la pasta all’amatriciana, il pranzo per i vescovi nelle sale dell’episcopio sono curate dal ristorante Roma di Amatrice, le ciambelline sono preparate dai volontari della Mensa di Santa Chiara della Caritas. Sui cestini–pranzo offerti a volontari e giornalisti la frase di don Tonino Bello: “Una Chiesa che non sogna non è una Chiesa. Solo chi sogna può evangelizzare”.

Monsignor Satriano, arcivescovo della diocesi di Bari – Bitonto,

Giovane, ma con un futuro dietro le spalle, ha ricoperto diversi incarichi, fra cui Assistente Ecclesiastico Nazionale per il Settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana, Direttore dell’Ufficio Caritas della Curia Diocesana di Bari-Bitonto, Parroco della Parrocchia Santi Medici Cosma e Damiano in Bitonto, Rettore dell’omonimo Santuario, Presidente della Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano, Bitonto Onlus, Assistente Spirituale della Comunità Terapeutica Lorusso Cipparoli, educatore professionale, è stato nominato Vicario episcopale per la Carità nel Settembre 2022, insegnante di religione nella scuola pubblica, delegato Regionale del Collegamento Nazionale dei santuari.

Ogni Vescovo sceglie il proprio stemma, seguendo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica. Quello di don Vito è composto da uno scudo, una croce astile a un braccio traverso, in oro, posta verticalmente dietro lo scudo, un cappello prelatizio con cordoni a dodici fiocchi pendenti di colore verde e un cartiglio inferiore recante il motto “Gaudium et spes” (aprono la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo). Lo scudo è di colore azzurro, riferimento al cielo e al mistero di Dio. Al centro dello scudo spicca l’albero dell’ulivo (richiamo alla terra natìa e a quella di adozione in terra Sabina), carico di riferimenti biblici (un ulivo dono delle comunità di Bitonto, Palombaio e Mariotto è stato piantato nell’Hortus Simplicium dietro la Cattedrale). La presenza del fiume che scorre sotto l’albero è un riferimento al sacramento del Battesimo, oltre ad essere un esplicito riferimento alla terra reatina, ricca di acque, di cui ora è Pastore.

Al di sopra dell’albero tre stelle (le tre virtù teologali) e la luna (immagine della Chiesa). Il Calice e la patena (piattello usato per coprire il calice e per contenere l’ostia, prima e dopo la consacrazione) sono stati realizzati utilizzando frammenti litici di Amatrice e frammenti in pietra della chiesa dell’addolorata di Accumoli, un piccolo ceppo d’ulivo stagionato, ferramenta di riporto proveniente dalle campagne di Bitonto. La pietra e il laterizio fanno spazio all’ulivo, elemento naturale e volutamente levigato, simbolo della pace che si raggiunge quando la terra sa aprirsi al dono del cielo. Il tutto trafitto da un vecchio chiodo di riporto, forgiato a mano e arrugginito, memoria della sofferenza umana. Collocato come “nodo” del calice, sostiene la coppa per accogliere il suo contenuto prezioso. La croce pettorale è in legno d’ulivo di Bitonto.

La messa ad Amatrice

Al termine della cerimonia di consacrazione, l’abbraccio a S. Agostino con i fedeli pugliesi, cantando insieme ‘Meraviglioso’ di Domenico Modugno e poi ai fedeli riuniti a S. Domenico. Domenica 22 gennaio la prima messa è stata ad Amatrice, preceduta dalla preghiera davanti al monumento alle vittime del sisma, la seconda ad Accumoli. La sua prima omelia: “Nella notte nera, su una pietra nera, una formica nera: Dio la vede e la ama”.

Benvenuto don Vito, Rieti ti aspettava e ha bisogno di te.

Francesca Sammarco

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