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Che cosa scegliere tra un libro e un film?

di | 2023-01-27T19:56:11+01:00 29-1-2023 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

MILANO – Il fascino della carta stampata e l’incanto delle riprese di un film. Dilemma (quasi) shakespeariano: scegliere un buon libro a tenerci compagnia nelle fredde sere d’inverno oppure godersi un bel film sotto un caldo plaid? Sta di fatto che il connubio libro-film ispira molti registi, ovviamente appassionati lettori. Fonte di grande ispirazione, per il regista Philipp Stölzl, è stato l’ultimo racconto scritto da Stefan Zweig, la “Novella degli scacchi”, del 1941. Per questo racconto, l’autore si è ispirato ai suoi ultimi giorni di vita a Petrópolis (Brasile), dove si era rifugiato per sfuggire al nazismo, e in cui l’unica distrazione era proprio una scacchiera.

Zweig fa un ritratto di Czentovič, campione grezzo e ignorante, privo di una sia pur minima cultura. Zweig illumina con asprezza il “professionismo” unilaterale e cieco a cui si riduce l’anima dello scacchista, la sua disponibilità a giocare con gli altri passeggeri esclusivamente per lucro e a vendere il suo nome per pubblicizzare un’enciclopedia degli scacchi. Il film, invece, si chiama “Il re degli scacchi”, in programmazione in questi giorni su Sky, e racconta della resistenza di un uomo che, torturato e isolato dalla Gestapo, trova negli scacchi una valvola di sfogo.

Diretto da Philipp Stölzl, la pellicola ha un cast che conta sulla presenza dell’eccellente interpretazione del protagonista Oliver Masucci, nonché Albrecht Schuch, Birgit Minichmayr, Samuel Finzi e Rolf Lassgård. “Il re degli scacchi” ci porta nella Vienna del 1938. L’Austria è occupata dal regime nazista. Poco prima di fuggire alla volta degli Stati Uniti con la moglie Anna (Birgit Minichmayr), l’avvocato Josef Bartok (Oliver Masucci) viene arrestato e portato all’Hotel Metropole, quartier generale della Gestapo. A Josef, in qualità di gestore patrimoniale della nobiltà viennese, viene chiesto di concedere l’accesso a tutti i conti correnti, al capo della polizia segreta nazista, Böhm.

Il regista Philipp Stölzl

Poiché si rifiuta di farlo, Bartok viene posto in isolamento. Da solo, dapprima per settimane e poi per mesi, vede la sua disperazione crescere finché un giorno non si imbatte accidentalmente in un libro sugli scacchi. Diventerà la sua ancora di salvezza per resistere ai soprusi nazisti. “La novella degli scacchi di Zweig è uno di quei libri che non sono più riuscito a togliermi dalla mente dopo la lettura –  dichiara il regista Philipp Stölzl -. La sua narrativa enigmatica e opprimente mi ha accompagnato per tutta la vita. Ragione per cui quando mi si è prospettata l’idea di farne un film ero più che felice di accettare la sfida”.

“Il mio obiettivo era quello di rendere visibile il lavoro di Zweig – continua -. E per farlo ho giocato sulla claustrofobia della prigionia e la vastità della nave che attraversa l’Atlantico verso l’America in una fitta coltre di nebbia, durante la quale si tiene la partita di Bartok contro il campione del mondo di scacchi Czentovič. Infine, non potevo non tenere conto della lotta di Bartok che perde la presa sulla realtà”.

Oliver Masucci, protagonista del film

Il finale del film Sky “Il re degli scacchi ” è diverso da quello di “La novella degli scacchi” di Zweig. Così accade che un bestseller, un racconto o una novella venga trasposto su pellicola proprio grazie alla sua popolarità, a volte è il successo di un film o di una serie tv che fa scoprire al pubblico una storia appassionante stampata su carta. Ed è così che quando ci si innamora di una trama, indipendentemente dalla sua forma, è impossibile non cedere alla curiosità di scoprirla in altre versioni.

Poi, si sa, libri, cinema e serie tv non sono mondi distinti: spesso gli appassionati di libri sono anche cinefili e amanti delle serie tv, così come i più assidui frequentatori di cinema sono anche forti lettori. Così, un racconto si intreccia alla realtà, creando mondi paralleli. Non resta che addentrarsi nel perpetuo dilemma: meglio un libro o un film? In questo caso il suggerimento, da appassionati, è: entrambi. Assolutamente.

Claudia Gaetani

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