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La tragedia di Balvano ancora dimenticata

di | 2023-08-11T19:14:45+02:00 13-8-2023 5:30|Sezione 7, Spettacolo|1 Comment

VITERBO – Una delle pagine più tristi e sconvolgenti della storia italiana è il disastro di Balvano, in cui oltre 600 persone morirono a causa dei fumi tossici sprigionati da un treno bloccato nella galleria delle Armi, in provincia di Potenza. Una tragica vicenda, ancora sconosciuta a gran parte dell’opinione pubblica e della quale, purtroppo, si parla molto poco. Anni fa, una docu-fiction fece luce su quella drammatica vicenda: si intitola “Volevo solo vivere. Treno 8017 Ultima fermata”, prodotta da Giuseppe Esposito e diretta da Antonino Miele e Vito Cesaro.

I protagonisti sono Carlo Croccolo, Alfredo Li Bassi, Nicola Acunzo, Emiliano De Martino e Stefano Simondo: essi riportano gli spettatori indietro nel tempo, quando l’Italia si trova a fare i conti con un pesante conflitto mondiale, e aprono uno squarcio di verità sugli ignari passeggeri che si trovano sul treno 8017 che da Napoli dovrebbe portarli a Bella – Muro Lucano. Quel convoglio non arriverà mai a destinazione, ma si fermerà in una galleria dove i fumi tossici di carbone di scarsa qualità, provocheranno centinaia di vittime, molte delle quali morte addirittura nel sonno.

Stefano Simondo

Il disastro avvenne il 3 marzo 1944 nei pressi della stazione di Balvano-Ricigliano, lungo la linea ferroviaria Baattipagia -Metaponto. Il treno merci 8017, con centinaia di passeggeri a bordo, si fermò nel tunnel, rilasciando elevate quantità di gas tossici. Secondo i dati forniti allora, la tragedia provocò 517 morti, benché le stime siano tuttora oggetto di discussione e il numero potrebbe essere maggiore, arrivando a oltre 600 vittime. Alcuni sopravvissuti, che furono 90 in totale, riportarono danni cerebrali permanenti. La tragedia, avvenuta quasi al termine della seconda guerra mondiale e quasi in contemporanea alla caduta del nazifascismo, venne sottoposta a censura dalle forze alleate e solo a partire dal dopoguerra venne eseguita un’indagine dettagliata, con non pochi interrogativi a causa della scomparsa di diverse documentazioni.

Fra gli interpreti della fiction, Stefano Simondo (ricorda un po’ l’attore francese Fernandel…) che  ha all’attivo oltre vent’anni anni di carriera. Nella pellicola “Volevo solo vivere. Treno 8017 Ultima fermata” così drammatica ed intensa, l’attore imperiese riesce, ancora una volta, a rendere vero il suo personaggio, trasmettendo sincero coinvolgimento in una rievocazione dai toni forti e dolorosi.

Simondo ha molto spesso interpretato ruoli particolarmente drammatici e significativi che confermano le qualità di un attore molto apprezzato.

Laura Ciulli

One Comment

  1. Gioia 13 agosto 2023 at 7:41 - Reply

    Stefano Simondo ha una recitazione spontanea, naturale in ogni film in cui lavora.

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