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La scienza della felicità si insegna a Yale

di | 2021-07-25T07:23:09+02:00 25-7-2021 7:24|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

MILANO – Uno dei corsi più seguiti è quello che all’Università di Yale che promette di insegnare la scienza del benessere e della felicità. Da qualche tempo è disponibile on line gratuitamente, “The Science of Well-Being”, la versione ridotta del corso Psychology and the Good Life tenuto da Laurie Santos, professoressa di Psicologia e Scienze Cognitive. Il corso dà ampio spazio alla psicologia positiva e al cambiamento comportamentale parlando di benessere, well-being, prima ancora di felicità. Gli studenti partecipano attivamente facendo dei quiz, svolgendo un esame intermedio e, come valutazione finale, portando a termine un “Progetto Hack Yo’Self” come lo definisce la dottoressa Santos, cioè un progetto di auto-miglioramento personale. Il corso è gratuito ed è disponibile sulla piattaforma Coursera.

Laurie Santos si è accorta che tantissimi studenti dell’università non erano veramente felici: erano depressi, ansiosi e stressati, così ha presentato un nuovo corso, “Psicologia e buona vita”, avente per argomento la felicità. Mentre la maggior parte delle lezioni all’Università di Yale non superava i 600 studenti, questo nuovo corso ha registrato 1.182 iscritti. La professoressa Santos ha così dato vita al suo corso online, dividendo le lezioni in 10 settimane, tra video, letture facoltative e compiti a casa. Di cosa si parla nel corso? Naturalmente del significato che ciascuno dà alla parola felicità, di cosa fa stare davvero bene e di quali sono le aspettative personali. L’introduzione è legata alla propria persona. L’iscritto dovrà fare 2 test per capire il proprio livello di felicità e un test per conoscere i propri punti di forza. Attraverso un diario settimanale si terrà poi conto dei progressi. I test verranno poi riproposti alla fine, per vedere le differenze.

L’idea è certamente originale se si pensa che fino a questo momento la scuola era vista come luogo istituzionale dove apprendere un bagaglio di conoscenze utili nella vita personale e professionale senza però porre l’attenzione a come insegnare agli studenti un modo per vivere una vita felice. Probabilmente non si pensava che questa potesse essere una cosa da insegnare, o che potesse essere abbastanza coinvolgente e credibile. La professoressaSantos, 42 anni, ha voluto provarci, così ha deciso di insegnare agli studenti come condurre una vita più felice e soddisfacente realizzando un corso con lezioni bisettimanali. Si è trattato di una vera e propria rivoluzione culturale.

“Gli studenti vogliono cambiare, essere più felici e cambiare la cultura qui nel campus”, ha dichiarato in un’intervista. I fatti le hanno dato ragione. Infatti con 1.182 studenti universitari iscritti, il corso  è diventato il più popolare della storia di 316 anni di Yale. “Con uno studente su quattro a Yale che lo sceglie – ha continuato – se vediamo nascere buone abitudini negli studenti, come il mostrare più gratitudine, procrastinare di meno, aumentare le connessioni sociali, in realtà stiamo seminando il cambiamento nella cultura della scuola”. Una delle ipotesi di Laurie Santos è che gli studenti di Yale siano interessati al corso perché, alle superiori, hanno dovuto considerare la loro felicità non così prioritaria per ottenere l’ammissione alla scuola, adottando abitudini di vita dannose, definite dalla psicologa come “crisi di salute mentale che siamo soliti vedere in posti come Yale ” e val la pena di aggiungere, in molte altre scuole, comprese le Università. Ma come si svolge il corso? Il primo passo è dedicato a un momento di consapevolezza, attraverso un’autovalutazione. Poi si entra nel vivo prendendo confidenza col materiale di approfondimento. Martin Seligman, padre fondatore della psicologia positiva, spiega che sono tre i diversi tipi di vita felice che possiamo provare.

THE PLEASANT LIFE – LA VITA PIACEVOLE Consiste nel provare quante più emozioni positive possibili e nell’acquisire le capacità per amplificarle ed estenderle nel tempo e nello spazio. Per migliorare la propria vita piacevole per esempio si può imparare ad apprezzare le cose belle che succedono, assaporandole e gustandole, ma soprattutto si possono progettare cose piacevoli e impegnarsi a realizzarle. Cose semplici, come un weekend o un pomeriggio di libertà. Si può migliorare la propria vita facendo qualcosa per gli altri o provando gratitudine per qualcosa che si è ricevuto. Le ricerche dicono che entrambe le parti, chi dona e chi riceve, saranno più felici nei giorni e mesi a venire e ne troveranno giovamento.

THE LIFE OF ENGAGEMENT O GOOD LIFE – LA VITA DELL’IMPEGNO La si vive quando il tempo si ferma mentre si sta facendo qualcosa. Significa raggiungere il flow, il cosiddetto stato di flusso. Si tratta di una condizione molto diversa dal piacere, perché contrariamente ai momenti in cui si provano emozioni forti e piacevoli, quando ci si trova nel flow non si sente niente perché la concentrazione è massima. Ci si identifica con ciò che si sta facendo. Una ricetta per raggiungere questo tipo di vita felice consiste nel conoscere i cinque principali punti di forza, usandoli al meglio nel lavoro, nei rapporti con gli altri e nel divertimento. Selignam paragona questo stato all’eudemonia, termine che indica il senso della felicità come scopo ultimo della vita e dell’esistenza umana.

L’Università di Yale

THE MEANINGFUL LIFE – LA VITA CON SIGNIFICATO Si tratta di conoscere le migliori capacità di ciascuno, ma soprattutto di metterle al servizio di qualcosa di più grande e importante di noi stessi. Sembra infatti che le persone più soddisfatte non siano quelle che riescono a godere e provare il maggior numero di emozioni positive, ma quelle che ricercano nella loro vita il significato e subito dopo l’impegno. Si è giunti alla conclusione che la vita più piena e soddisfacente sia propria delle persone che uniscono una vita di impegno con la ricerca del suo significato.

Il professor Andrea De Giorgio

Metà del corso è teoria con approfondimenti di Psicologia e Neuroscienza su ciò che guida la felicità e l’altra metà è pratica con esercizi di cambiamento del comportamento per aiutare a “ricablare” il cervello. L’idea è piaciuta e così anche all’Università di Torino si insegna la ricetta della felicità. Il corso di tipo laboratoriale è rivolto ad aspiranti infermieri. Il neuroscienziato Andrea De Giorgio, titolare del corso afferma che “molti studenti, in generale, sembrano spenti e con poco entusiasmo. Per gli infermieri che hanno a che fare col dolore è importante trasmettere positività. Questo corso è il primo in Italia e farà bene agli studenti e ai pazienti”. Questo è il senso del laboratorio per aspiranti infermieri sviluppato sulla scia di uno dei corsi più gettonati a Yale. Essere felici: poca teoria, lezioni pratiche, con tanto di abbracci e meditazione buddista. Il corso prevede tanto di esercizi e compiti a casa.

Il tema pare sentito, così al Politecnico lo sportello di consulenza per prevenire il disagio ha avuto molte richieste. Il corso è opzionale, dura tre giorni, otto ore al giorno, per trenta studenti. Si parte dalla definizione di felicità. Ma invece di concentrarsi su eventi clamorosi, consiglia De Giorgio è bene focalizzare l’attenzione sulle piccole cose educando la mente a non dare nulla per scontato. Uno degli esercizi consiste nel raccontare le cose belle dell’ultimo anno. Poi il cerchio si stringe: l’ultimo mese, l’ultima settimana, oggi. Così si impara ad apprezzare le piccole cose. Ci saranno esperimenti in città: “In piazza Castello – aggiunge il professore – chiederò agli studenti di osservare i passanti e poi di fare delle gentilezze, come raccogliere qualcosa caduto a terra. È banale, lo so, ma sono le relazioni e non i soldi che fanno la felicità. Fare del bene è la cosa che più ci fa felici. Spesso non lo facciamo per timidezza. A Porta Nuova, rifletteremo su come i pregiudizi, ad esempio sui migranti, possono frenare atti di gentilezza e, così, impedirci di essere felici”. Tra i compiti a casa, i ragazzi dovranno tenere un “giornale della felicità e delle qualità”, in cui scrivere le cose belle della giornata e quali qualità hanno esercitato. Obiettivo finale è individuare dei percorsi che servano a far felice il malato, provando a mettersi nei suoi panni.

Margherita Bonfilio

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