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La magica atmosfera della basilica di S. Agnese fuori le Mura

di | 2021-01-02T14:36:39+01:00 3-1-2021 6:45|Cultura, Sezione10|0 Commenti

ROMA – Se per la festività del Natale il tema religioso è centrale, il Capodanno esula da esso. Tant’è che il Teatro dell’Opera – al posto del tradizionale magico balletto “Schiaccianoci” dedicato al Natale – ha messo online il 31 sera, su RAI 5 – una replica del “Barbiere di Siviglia” di Rossini, capolavoro di comicità. Cercheremo di fare virtuale ammenda di ciò, con l’immergerci nell’atmosfera di una delle prime basiliche cristiane di Roma, una fra le più rare perché a pianta circiforme, e dunque fra le meno note: quella fatta erigere presso la chiesa cimiteriale di S.Agnese fuori le Mura (VII secolo) sulla via Nomentana, da Costantina, figlia dell’imperatore Costantino, colui che primo aprì le porte dell’Impero alla religione cristiana.

L’imponente costruzione, dalla rara tipologia circiforme e non cruciforme, esalta la vittoria di Cristo non attraverso la Croce, ma attraverso il Martirio dei primi eroi della Cristianità. Il circo infatti, con la sua struttura rettangolare, dai lati brevi arrotondati dove giravano i carri nell’agone, era una tipologìa architettonica romana, luogo dell’atletismo, dell’esaltazione delle virtù sportive: e divenne nel Cristianesimo metafora delle vittorie cristiane nell’esercizio della fede, luogo simbolico degli Atleti di Cristo. Anche la valenza numeriologica vi cambia, e il rapporto metrico 300×180 della struttura basilicale cruciforme, riferito alla forma della croce latina, si amplifica nella struttura circiforme, indicando una nuova simbologìa, quella del trionfo del Cristianesimo.

All’esterno, immense e vittoriose sul tempo, simbolo del Cristianesimo trionfante sul Paganesimo declinante, le mura ad opera listata – all’altezza dell’abside – presentano esternamente alti contrafforti a scaletta, con effetti coloristici di leggerezza, come insegnava l’chitettura ellenistica e microasiatica. L’esterno e l’interno ingenerano una luce alta, irradiante, priva delle oscurità del limitrofo Mausoleo di Costantina (o di S.Costanza), moglie di Annibaliano e poi di Costanzo Gallo, che vi ebbe sepoltura. La Basilica fu dedicata da Costantina ad Agnese, la cui morte a 12 anni, durante le persecuzioni dioclezianèe del 304, fece grande scalpore. Infatti la santa bambina venne martirizzata dopo essere stata esposta nuda nel postribolo dioclezianèo (ed a piazza Navona infatti sorge oggi la chiesa di S.Agnese in agone), dove mori nel fuoco, finita a colpi di spada, “igni atque gladio”, dicono le Passiones. Alla sinistra della Basilica si innalza il luogo di sepoltura, buio e pesante, possente, di Costantina: e lì presso, insiste anche la successiva Basilica Onoriana, ipogèa, del VII secolo.

Alta invece è la luce della Basilica da Costantina dedicata ad Agnese, adolescente atleta di Cristo: alta, irradiante, paradisiaca, quella dei Martiri e dei Santi. Costantina, che da moglie di Gallo, Cesare d’Oriente, ne sostenne le atrocità belliche e le vendette politiche, colse tuttavia la finalità metafisica espressa dai primi anonimi architetti cristiani, già ingaggiati da suo padre Costantino e dalla madre Elena.

Paola Pariset

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