/, Cultura, Sezione9/Che Italia dopo il virus? La Storia ci aiuterà

Che Italia dopo il virus? La Storia ci aiuterà

di | 2020-12-11T19:39:34+01:00 13-12-2020 6:40|Attualità, Cultura, Sezione9|0 Commenti

RIETI – “L’Italia che era, il Paese che sarà”: organizzato dalla Fondazione Varrone-Cassa di Risparmio di Rieti, il dibattito è stato trasmesso in streaming su Youtube e Facebook, con le riflessioni dello storico Franco Cardini, collegato dalla sua Toscana, il presidente del Censis Giuseppe De Rita dalla sede di Roma e Giuseppe Guzzetti, già presidente Cariplo e Acri, dalla Lombardia. Ha moderato la giornalista Alessandra Lancia. Solo un anno fa la chiesa di San Giorgio a Rieti era gremita per ascoltare in religioso silenzio Cardini e la storia fiorente della Rieti medievale, evento organizzato sempre dalla Fondazione. Oggi non è possibile, ma la tecnologia aiuta, pur sentendo la mancanza dell’atmosfera condivisa, lo scambio di opinioni, soprattutto quando si fanno riflessioni sull’uomo e la società.

     Lo storico Franco Cardini

Come usciremo da questa esperienza, cosa porteremo con noi e cosa butteremo via, quando avremo sconfitto il virus? “Ora c’è rabbia, disorientamento, stanchezza e deficit di progettazione anche a livello regionale, la burocrazia e i decreti hanno solo rinviato il problema, la povertà avrà livelli insopportabili: come uscirne meglio che si può?” chiede il presidente della fondazione Antonio D’Onofrio. Cardini: “La storia è imprevedibile e non la ascoltiamo. Senza capirne il perché, tutto sembra andar bene e invece, prima o poi… Con la scoperta dell’America è cambiata la visione del mondo, ma all’inizio non l’abbiamo capito, gli storici sono ciechi come Tiresia, possiamo razionalizzare il passato per il quale siamo armati, ma zoppichiamo sul presente. La storia però insegna a ragionare”.

Perché abbiamo tanta burocrazia che ingessa lo sviluppo, in confronto alla Germania? La storia lo spiega: “Educazione militare, prussiana, il rispetto delle regole, il tessuto sociale, civile ed etico l’aiuta a far meno di certe leggi. Qui non è possibile, basti pensare agli evasori fiscali e alla malavita, con una terribile Pubblica Amministrazione. E sulla distribuzione degli aiuti economici, suggerirei di darli in base alle dichiarazioni dei redditi degli imprenditori”. Potrebbe essere una lezione contro le false dichiarazioni. E i giovani? “Non sono abbastanza e stiamo lasciando loro un pianeta rovinato, la politica parla di immigrazione, ma non si sofferma mai sull’emigrazione di 300 mila giovani ogni anno, che trovano all’estero il proprio futuro e la volontà di inserirsi, quasi più importante del reddito: ci stiamo impoverendo demograficamente. Dobbiamo incentivare l’interesse dei giovani, nonostante famiglie che non hanno neanche un libro in casa. C’è una polverizzazione tra generazioni in cui non si comunica, bisogna dare ragioni per vivere, per impegnarsi, seguire i propri interessi, avere uno scopo per migliorare se stessi, altrimenti vince la prevaricazione e la violenza”.

Il sociologo Giuseppe De Rita

De Rita: “La società di oggi vive alla giornata, senza una vera informazione”. Siamo in guerra, siamo nel deserto o in un tunnel e cosa c’è fuori dal tunnel? Dobbiamo preparaci a una realtà che non conosciamo? “Se siamo nel deserto dove non ci si può orientare, si lotta per la sopravvivenza e dobbiamo avere fede evitando il miraggio, se siamo in guerra è una sospensione da cui poi ci si riprende, ma chi ricomincia? Oggi non ci sono gli stessi imprenditori del dopoguerra, non c’è tecnocrazia di alto livello, le banche locali non favoriscono processi di sviluppo, manca il Made in Italy, lo Stato non ha più capacità soggettuale, può solo dare bonus e, a prescindere, se siamo o no in un tunnel o in un deserto, c’è una povertà di soggetti. Dobbiamo ripartire dalle persone, diversamente non ne usciamo. I giovani sono fragili, dobbiamo dare loro solidità interna, con una forte sviluppo delle relazioni non circoscritte, sollecitare la curiosità, il desiderio, che la società moderna e l’informazione di massa hanno spento”.

Giuseppe Guzzetti

Giuseppe Guzzetti: ”Stato, Mercati, Volontariato: sono i tre pilastri di una società, ma ognuno deve saper fare il suo mestiere. Oggi il volontariato supplisce alle carenze dello Stato, con 400 mila enti registrati e dobbiamo conservare questa realtà, nonostante le donazioni siano ridotte. Lo sviluppo economico non risolve i problemi sociali che vanno risolti prima e i giovani devono seguire i propri sogni. Noi abbiamo pubblicato bandi per gli istituti superiori che hanno sviluppato nuove tecnologie (protesi in seta, riciclo olii esausti, recupero di confezioni per fare borse, satelliti mangia satelliti, paraboliche a terra), alcune adottate dalle imprese. I giovani vanno stimolati, cominciando a camminare in montagna, facendo pratica nel raggiungere gli obiettivi, impegnandosi nel volontariato in cui c’è bisogno di un ricambio generazionale”. Oltre ad imparare il rispetto delle regole, se mai ci riusciremo, le parole chiave di una società nel dopo Covid sono: Relazione, Curiosità, Desiderio. Per un nuovo Umanesimo.

Francesca Sammarco

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi