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Genitori e figli, amore senza condizioni

di | 2022-10-06T11:56:04+02:00 9-10-2022 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

NUORO – L’amore non si può definire attraverso un concetto unico e universale. Potremmo dire che il vero amore è quello che ci rende liberi e ci fa sentire migliori. L’amore non è una scelta, non si può misurare né contenere, ed è proprio qui che risiede la sua magia. L’amore per i propri figli però è sicuramente il sentimento più vero, profondo e al tempo stesso incondizionato che possa esistere. Un figlio è chiaramente una sfida, un impegno e una grandissima responsabilità. Esso però rappresenta anche la gioia più grande possibile che si possa vivere. Amare il proprio figlio significa provare affetto, godere con lui dei suoi successi e dei suoi risultati, piangere e rialzarsi insieme dopo le batoste che la vita regala, provare orgoglio e anche condividere qualche delusione. Per questi motivi è estremamente difficile esprimere a parole un sentimento d’amore così totalizzante come quello per i figli.

L’amore è uno dei sentimenti più puri e forti che si possano provare. Ci spinge a fare cose che nemmeno potevamo immaginare e ci rende disposti ad ogni sacrificio o gesto. Vedere crescere i propri figli e osservarli diventare adulti, divenire quegli uomini e quelle donne che immaginavamo fin da quando erano piccini, è uno dei doni più preziosi che la vita possa farci. L’errore che però spesso come genitori si commette è non ricordare ai propri figli quanto si sia orgogliosi di loro. Così, per frenesia, perché talvolta si dà tutto per scontato e ci si convince che le parole possano essere superflue e futili, si omette di dirlo in modo sincero e diretto ogni volta che se ne ha l’occasione.

Quando un figlio raggiunge i suoi traguardi e centra i suoi obiettivi occorrerebbe sempre che sapesse quanto si sia soddisfatti dei suoi sacrifici. L’amore che un genitore prova per i propri figli è quindi amore dato a prescindere da come si è, dai propri errori e dai propri difetti, senza dover far nulla se non essere sé stessi. È affetto innato, che si manifesta a un genitore non appena vede nascere il proprio figlio. Un bambino che si sente amato e protetto potrà guardare il mondo con occhi attenti e curiosi, esplorarlo senza timori, sapendo di avere chi lo ama al suo fianco, pronto a percorrere con lui il suo cammino finché non si sentirà pronto ad “affrontare la vita” da solo. Potrà relazionarsi con gli altri senza paure, perché saprà di poter sempre fare affidamento su un porto sicuro in cui rifugiarsi in caso di necessità o camminare su un ponte robusto le cui tavole di camminamento non cederanno mai.

L’amore filiale conferisce stabilità, protezione e sicurezza, elementi necessari per far sentire il proprio figlio bene tanto con sé stesso quanto con gli altri. Non si dovrebbero mai fare paragoni con fratelli, amici o cugini. Errare è umano, spesso lo si fa senza alcuna cattiveria, ma è estremamente importante far sapere ai nostri figli che li amiamo per come sono, che li accettiamo con i loro pregi e i loro difetti, perché niente di tutto questo influisce sul nostro amore. Dovremmo dedicare loro del tempo, anche se la frenesia della vita moderna e il lavoro troppo spesso ci rende distanti, pur svolgendo diverse mansioni sotto lo stesso tetto talvolta. Impariamo a chiedere ai nostri figli come stanno, senza pensare che il sorriso che incornicia il loro volto sia realmente sentito e non una maschera per non sentirsi porre domande spesso dolorose. Prendiamo sul serio i loro pensieri e cerchiamo di metterci nei loro panni, in questo modo rafforzeremo certamente il nostro legame con loro.

Dovremo comunicare di più e non confondere l’amore con l’iper-protezione per aiutare i nostri figli a trovare soluzioni ma lasciando che siano loro a metterle in atto, rimanendo in disparte quando notiamo che sbagliano ma stando sempre pronti a dar loro conforto in caso di bisogno, anche se non hanno voluto tener in considerazione i nostri consigli e la nostra esperienza: “I figli sono come gli aquiloni: gli insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo. Gli insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno. Gli insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto”.

Ogni genitore darebbe la propria vita per il proprio figlio. È una legge non scritta che ha validità universale e spinge tantissimi genitori a voler donare davvero un pezzo di cielo ai propri bambini, una stella cadente o una costellazione. “Non sappiamo cosa sia l’amore di un genitore per un figlio fin quando non diventiamo genitori noi stessi”, sostiene Henry Ward Beecher. Ed è verissimo perché “non sono la carne e il sangue, ma è il cuore a renderci padri e figli”, asserisce Friedrich Schiller.

Non tutti i tesori sono fatti d’oro e d’argento. Teniamo bene a mente che i tesori più grandi sono fatti di carne e ossa: sono i nostri figli.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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