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Don Maurizio, il prete che lotta per Caivano

di | 2023-10-15T10:08:06+02:00 15-10-2023 5:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

RIETI – All’Auditorium Santa Scolastica di Rieti arriva padre Maurizio Patriciello, combattivo parroco di Caivano, sotto scorta da oltre un anno. Introdotto da don Fabrizio Borrello, direttore della Caritas diocesana, insieme alla giornalista Alessandra Lancia, il tema dell’incontro (organizzato dall’associazione Odv “Con Francesco nella Valle”, nell’ottocentesimo anniversario del primo presepe e della Regola bollata) è “Regoliamoci, con la regola dell’amore”. Ma qual è la regola dell’amore, come si fa a parlare di regola e di amore in un mondo che sembra aver perso ogni regola, circondati da guerre vecchie e nuove, con magistrati, giornalisti d’inchiesta e parroci in prima linea sotto scorta?

“Insieme e senza perdere la speranza – risponde -. La regola dell’amore è scritta già nel Vangelo: ‘ama il prossimo tuo come te stesso’. Francesco proprio per questo non sentiva il bisogno di scrivere una regola, lo fece per tutelare l’ordine e i suoi confratelli”. Le parole di padre Maurizio sono incisive nella loro semplicità, la vita sarebbe più semplice e più bella, ma ci facciamo del male e la complichiamo con le nostre mani “perché siamo stupidi, la mente va fatta funzionare, sennò si commette peccato di omissione: solo uno stupido può avvelenare la terra che coltiva, l’acqua che beve, l’aria che respira, solo uno stupido può confinare le persone, separandole dal resto della comunità come nei bassi di Napoli, a Caivano, Scampia, lasciandole al loro destino per decenni, creando dei ghetti come il rione Sanità, dove ci sono solo le porte, senza finestre. Provate a viverci, senza aria, luce, intimità”.

“Dopo il terremoto del 1980 – continua – hanno ‘deportato’ le famiglie in palazzoni, quartieri ghetto, nel frattempo la gente si è organizzata da sé e vince la legge del più forte. C’è anche tanta brava gente, che deve dividere il pianerottolo, prendere l’ascensore con un camorrista e non è corretto parlare di omertà: c’è paura e si cerca di sopravvivere alle intimidazioni. La camorra non ha bisogno sempre di uccidere, la gente si adegua (e qui viene in mente subito il film Io speriamo che me la cavo). Caivano è divisa in tre: c’è la parte antica con il castello, c’è Parco Verde, separato da un viale da tutto il resto, ci sono i palazzoni del quartiere dei Mattoni, precedente a Parco Verde e tutti hanno le loro scuole, così nessuno interagisce socialmente e culturalmente, lo Stato qui non c’è stato e il razzismo ce lo portiamo dentro”.

Dieci anni fa lui a denunciare le ‘terre guaste’, la terra avvelenate dei fuochi. “La Provvidenza c’è: durante un incontro in Prefettura per denunciare l’allarme sui rifiuti tossici nelle province di Napoli e Caserta, il prefetto di Napoli Andrea De Martino, che sarebbe andato in pensione pochi giorni dopo, mi trattò malamente per aver chiamato semplicemente signora, la prefetta di Caserta, Carmela Pagano. La scena venne ripresa da una giornalista, pubblicata sui social e da quel momento ho avuto ascolto. Ho fatto vedere le foto con le discariche e l’amianto, pensavano che fosse stato tutto bonificato, hanno sgranato gli occhi e hanno mandato il primo commissario, il viceprefetto Donato Cafagna”.

Padre Maurizio è giornalista, scrive su “Avvenire” e su “Famiglia Cristiana”, è molto attivo sui social, prima di dare un passaggio in macchina a un frate francescano “che mi ha cambiato la vita, riavvicinandomi alla Chiesa”, era caposala in un ospedale e si stava recando a Napoli. Dopo questo incontro “sono entrato in Seminario” e scherzando dice “non fidatevi dei francescani, vedete cosa combinano?”. Sulle violenze ai minori, alle due cuginette a Caivano, la bambina di 6 anni precipitata nel vuoto dopo essere stata violentata, è un fiume in piena. “Ho celebrato tanti funerali con bare bianche nella mia chiesa di San Paolo Apostolo, bambini e giovani morti per violenze o per i tumori della terra dei fuochi. Ho visto l’inferno con i miei occhi, c’è un mercato persino sui neonati, un turismo di pedopornografia che viene dalla gente ‘bene’, abbiamo rubato l’innocenza ai bambini. Persino Rocco Siffredi, che tanto danno ha fatto con i suoi film, ha detto che bisogna bloccare la pubblicazione in rete di tutti i film pornografici, nessuno escluso. E non diciamo che la colpa è delle zone degradate, perché il traffico di pedopornografia, con viaggi all’estero, è alimentato da gente che vive nei quartieri alti e paga cifre alte. Sono prete, credo in Dio e sono contro la violenza, ma quando ho visto certe immagini, mi è salito l’istinto omicida”.

“I ragazzi – aggiunge – non devono pensare che sia normale uscire di casa con una pistola in tasca, che prima o poi uccide un innocente, anche per futili motivi, che sia normale violentare o uccidere una donna, che esempio stiamo dando, dove sono le famiglie? Non siamo ancora a Natale, siamo all’inizio di ottobre e sono state uccise già 90 donne. Ho chiesto al Governo, a Giorgia Meloni che è venuta a vedere con i propri occhi, che servono vigili, carabinieri, assistenti sociali, tanti quanti sono previsti in base agli abitanti. Qualcosa si è mosso, speriamo continui”.

Una bomba carta esplose davanti alla sua abitazione nella notte tra l’11 e il 12 maggio 2022: “La malavita vuole silenzio, molti pensano che un parroco debba solo dire Messa e benedire, ma io non sto zitto, ascolto tutti, consiglio, denuncio e non me ne vado”. Dove sarebbe oggi Francesco, l’uomo che 800 anni fa comprese prima di tutti i problemi di oggi e il rispetto per la Natura? Sicuramente in luoghi come Caivano, Scampia: “Napoli deve fare pace con sé stessa, dal Vomero al rione Sanità. La ‘Laudato sì’ di Papa Francesco è un documento sull’uomo, ma non ho visto ancora cambiamenti. Serve il lavoro, per togliere manodopera alla malavita, serve la scuola, lo studio, il confronto costante con tutti. Raggiungiamo l’uomo con le azioni, anche la carità va fatta con carità e l’acqua da dare al malato e offrire all’assetato deve essere ‘fresca’, a significare che ci siamo presi cura veramente della persona”.

Francesca Sammarco

 

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