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Così Albert Sabin sconfisse la polio

di | 2020-03-13T18:07:23+01:00 15-3-2020 6:00|Personaggi, Sezione 1|0 Commenti

PALERMO – Avrebbe meritato il Nobel per la medicina il dottor Albert Sabin, nato in Polonia e poi, dagli anni ’20, cittadino statunitense, il cui vaccino contro la poliomielite, introdotto in Italia nel 1963 e reso obbligatorio nel 1966, ha permesso la scomparsa della malattia dal nostro Paese.

Invece Sabin non solo non ha avuto alcun riconoscimento dall’Accademia di Stoccolma, ma non ha neppure conseguito guadagni economici dalla sua importante scoperta scientifica perché si rifiutò di brevettarla: volle infatti che il costo del vaccino rimanesse accessibile a tutti i Paesi, per favorirne la più ampia diffusione. In effetti, con la zolletta di zucchero contenente il vaccino Sabin, sono stati vaccinati – e salvati dalla polio – centinaia di milioni di bambini del mondo.

Gli effetti della poliomielite sono noti fin dall’antichità. Dipinti e sculture egizie raffigurano infatti individui che presentano i segni caratteristici della malattia. La sua prima descrizione clinica si deve comunque al medico inglese Michael Underwood nel 1789 che la indicò come “una debolezza degli arti inferiori”. Le ricerche del dottor Jakob Heine, nel 1840, e del dottor Karl Oskar Medin, nel 1890, fecero sì che la malattia fosse denominata “malattia di Heine-Medin”. In seguito il morbo venne chiamato “paralisi infantile”, a causa della sua propensione a colpire i bambini. La poliomielite – causata dall’infezione di un virus appartenente al genere degli enterovirus, noto come poliovirus (PV) –  è altamente contagiosa per via oro-orale (fonte orofaringea) e fecale-orale (fonte intestinale). Nelle aree endemiche, il poliovirus può infettare praticamente l’intera popolazione umana.

Fu proprio l’improvvisa e violenta comparsa del virus della polio a New York all’inizio degli anni ’30 a indurre Sabin (ormai medico negli USA e assistente del dottor Park che aveva debellato la difterite) a studiare questa devastante malattia. Il dottor Sabin intuì già nel 1933 che il virus si annidava e moltiplicava nelle anse intestinali e non solo a livello polmonare.

Negli anni ’50 il virologo polacco Hilary Koprowski realizzò il primo vaccino antipolio, sulla base del sierotipo di un virus vivo ma indebolito; nel 1955 fu testato il secondo vaccino a opera del dottor Jonas Salk; nel 1962 fu diffuso infine anche il vaccino messo a punto dal dottor Sabin, diventato poi l’unico antipolio utilizzato a livello mondiale perché poco costoso, semplice da somministrare e, soprattutto, portatore di un’eccellente immunità.

Sabin, che è morto il 4 marzo 1993, continuò sino alla fine a prodigarsi in silenzio per trovare rimedi contro morbillo, tumori e leucemia.

Proprio in questi giorni così difficili e dolorosi per l’Italia, va ricordata con doverosa gratitudine la sua scelta di non brevettare il vaccino, privilegiando l’interesse collettivo a quello individuale. Che la sua sapienza scientifica e la sua scelta etica siano per ognuno un grande insegnamento di vita e un segno concreto di speranza e di luce.

Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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