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Ascoli Piceno, nobile e colta prima di Roma

di | 2023-01-19T18:55:44+01:00 22-1-2023 6:10|Sezione 3, Viaggi|0 Commenti

ASCOLI PICENO – Non poteva spiegarlo meglio, il famoso detto, quale sia la storia di questa città: “Quando Ascoli era Ascoli, Roma era pascoli”. Nella saggezza degli anziani, infatti, c’era già la certezza, poi confermata dall’archeologia, che il capoluogo marchigiano, la sua cultura e le sue tradizioni, fossero più antiche e consolidate di quella che sarebbe divenuta la “caput mundi”. Ma su questa questione non si tratta solo di anzianità. Ci sono le prove che i Piceni avessero già percorso una lunga strada e possedessero grande esperienza di vita sociale e commerciale quando la nascita di Roma, nel 753 a.C., affondava ancora nella leggenda e i mitologici Romolo e Remo (a patto che siano davvero esistiti), presumibilmente erano dei rozzi pastori, peraltro analfabeti e pure afasici (come tutti gli uomini primitivi), perché erano ancora lontani dal parlare la lingua latina.

La bella Ascoli Piceno, invece, quando Roma era ancora “pascoli”, aveva già una sua autorevolezza in fatto di gusti, un artigianato raffinato, le donne usavano profumi e gioielli. Nel frattempo i famosi sette re, espandendosi su altrettanti colli, cominciavano con fatica a trasformare il villaggio di capanne in una città dotata di mura e con un suo sistema di governo che si sarebbe esteso solo molto più tardi su tutte le terre emerse di quel mondo allora conosciuto. Mentre quindi la “Città Eterna” faceva i suoi primi passi, Ascoli già dal IX secolo (lo stesso in cui Omero scrisse i suoi poemi e la Grecia colonizzò il sud dell’Italia, la cosiddetta Magna Grecia), era all’avanguardia, fondata addirittura da quei Sabini che per questa operazione sarebbero stati guidati, secondo la leggenda, da un magico picchio.

Proprio da quei Sabini, dunque, a loro volta già molto evoluti quando Romolo ordinò il rapimento delle loro donne per assicurarsi una progenie. Un’origine nobilissima, quindi, quella dei Piceni se pensiamo che i Sabini, secondo una certa tradizione, sarebbero venuti dalla colonia greca di Taranto (tanto basterebbe per essere stimati), ed erano considerati autorevolissimi uomini di parola. Per questo, gli stessi aristocratici capitolini si vantavano di esserne discendenti. Come se non bastasse, non è un segreto che l’antica popolazione dei Villanoviani, probabili progenitori degli Etruschi, fossero i predecessori dei Piceni sul territorio dove vivevano.

Insomma, è vero che Roma, a buon diritto, divenne quello che poi fu ma è altrettanto vero che nel suo destino di capitale di un impero non poterono non influire le componenti ereditate da tanto grandi popoli imparentati, per vie diverse, con i Piceni di cui non si può negare un Dna di tutto rispetto. Ma al di là della genetica, i marchigiani di allora erano detentori di virtù guerriera e grande alacrità e per questo appetibili per i conquistatori latini. Per questo furono assorbiti nell’amministrazione romana prima come alleati, nel 268 a. C, e poi definitivamente.

Il racconto del loro originalissimo sviluppo, svoltosi per motivi commerciali anche fuori dalle Marche lungo le coste della Dalmazia e della Jugoslavia, è raccontata dentro Palazzo Panichi, nel Museo Archeologico di piazza Arringo, 28, proprio davanti alla sede comunale. Qui vasellame, armi, monili, descrivono i commerci che Asculum ebbe lungo la via Salaria con Roma la quale si accorse ben presto della sua rilevanza strategica e militare fino a volerla conquistare definitivamente nel I secolo a.C. quando la romanizzazione del capoluogo marchigiano fu inevitabile.

Nel Museo, attraverso tre sezioni, è narrata in ordine cronologico tutta questa storia ma soprattutto sono forniti tutti gli strumenti per comprendere come la cura di un territorio e il suo fascino possano derivare solo dalla predisposizione, da sempre, dei suoi abitanti alla bellezza in tutte le sue manifestazioni. E questo può spiegare la Ascoli moderna con il suo delizioso centro storico in travertino, 24 chiese medievali, 5 musei, 10 teatri, 100 torri e, tra le tante altre, quella considerata la più bella d’Europa: piazza del Popolo, sintesi di tanto passato e biglietto da visita delle Marche.

Gloria Zarletti

Nell’immagine di copertina, la splendida Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno

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