//“A casa tutti bene”? Non si direbbe proprio…

“A casa tutti bene”? Non si direbbe proprio…

di | 2023-05-28T09:50:39+02:00 28-5-2023 6:00|Punto e Virgola|0 Commenti

“Non può finire così”. Sara pronuncia questa frase mentre intorno a lei è crollato tutto: ricchezza, affetti, potere, sogni… L’ultima immagine dell’ultima puntata di “A casa tutti bene”, la serie tv di Sky diretta da Gabriele Muccino, consegna un epilogo malinconico, anzi drammatico, e tuttavia non imprevisto. Il castello delle meraviglie costruito negli anni dal sor Pietro (un uomo venuto dal niente, ma capace di realizzare un autentico impero a partire dal prestigioso ristorante San Pietro) non c’è più: sia pure con responsabilità diverse, i tre figli (Carlo, Paolo e, appunto, Sara) in poco tempo lo hanno demolito. Rimangono solo macerie: materiali e morali.

Sara Ristuccia e la mamma Alba (a destra)

La storia della famiglia Ristuccia si chiude, almeno per ora, con un fallimento generale. Inevitabile perché quando si va avanti tra bugie, tradimenti, colpi bassi e reciproca sfiducia, gli effetti non possono che essere devastanti. E quando il passato riaffiora, inesorabilmente il presente ne viene condizionato. L’improvvisa morte del sor Pietro (intepretato da Francesco Acquaroli) proprio dopo aver festeggiato il compleanno, scoperchia ciò che il suo carattere autoritario per tanto tempo era riuscito a nascondere. Anche la morte (chissà quanto accidentale) della sua amante Verena, spinta a terra dalla moglie Alba (Laura Morante) che poi, aiutata dalla cognata Maria Mariani (la sorella di Pietro), seppellisce il cadavere nel giardino della villa di famiglia all’Argentario.

Il regista Gabriele Muccino

E’ il segreto che segna il destino della famiglia Ristuccia e anche dei Mariani. All’apertura del testamento, la prima grande sorpresa: Alba viene estromessa dalla gestione del ristorante, le cui quote vanno al 51% ai tre figli e al 49 a Maria e quindi al figlio Riccardo, un buono a nulla che ha combinato solo guai e che, a causa del vizio del gioco, si è anche pesantemente indebitato con i fratelli Abbattista, due usurai senza scrupoli. La gestione congiunta della prospera attività di ristorazione si rivela più che complicata: Carlo prova a smarcarsi e si avventura in una speculazione immobiliare in Sardegna che gli prosciuga tutte le risorse; Sara pensa a rilanciare il ristorante allacciando una relazione extraconiugale con George (un famoso e ricco chef; Paolo ha l’unico obiettivo di riottenere la custodia del figlio Giovanni che vive a Parigi con l’ex moglie Olivia; Riccardo con fatica ritrova un po’ di serenità grazie alla madre e alla compagna Luana (una sorprendente Emma Marrone).

Gli intrecci sono costanti, tanto che è complicato riassumerli tutti, ma il dato fondamentale è che ancora un altro omicidio segna la vita di tutti i protagonisti. Lo commette Carlo che interviene per salvare Luna (figlia nata dal primo matrimonio) dall’aggressione di uno degli Abbattista. Il corpo, bruciato e abbandonato in una cava dismessa, viene fatto sparire grazie all’aiuto e alla complicità di Riccardo. Ma i due commettono una serie di errori elementari che le indagini della Polizia non tardano a smascherare.

Le tragedie si accumulano una sull’altra e la morte di Maria, autentico collante delle due famiglie, è il colpo di grazia: non c’è più la possibilità di porre rimedi di alcun genere. Carlo (convincente l’interpretazione di Francesco Scianna), Luna e Riccardo finiscono in carcere; il ristorante è sotto sequestro e dunque svanisce nel nulla anche la ricchissima offerta (25 milioni di euro) presentata da George per l’acquisto dell’intera proprietà. Si sbriciolano anche i rapporti sentimentali: Ginevra (la compagna di Carlo) allaccia una relazione con Diego (il marito di Sara, quindi il cognato), mentre Paolo riesce a far pace con Olivia e quindi a recuperare il rapporto con Giovanni. Ed è l’unico lato positivo dell’intera vicenda.

L’impero dei Ristuccia e anche dei Mariani non c’è più, travolto da sospetti, sfiducia, bugie, depistaggi e tradimenti. “Questo ristorante è la nostra gabbia da quando siamo nati” dice Paolo a Sara in una drammatica telefonata: l’attività che aveva dato lustro e ricchezza si trasforma nella prigione che incatena tutti. E la punizione arriva inesorabile: “Basta con la farsa della famiglia perfetta…”. Muccino lavora sui personaggi con l’abituale bravura, disegna parabole di ascese e soprattutto di discese, scavando e imbruttendo una realtà già di per sé angosciante. L’esito conclusivo lascia ancora la porta aperta ad un’eventuale terza serie che non potrà che ricominciare proprio dalle parole di Sara (bravissima Silvia D’Amico): “Non può finire così”.

Buona domenica.

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