//La Domus Tiberiana è tornata a risplendere

La Domus Tiberiana è tornata a risplendere

di | 2023-10-08T09:36:26+02:00 8-10-2023 6:15|Foto del Giorno|0 Commenti

Chiusa al pubblico dagli Anni Settanta, la Domus Tiberiana, avrebbe dovuto riaprire al pubblico nel 2021, restituendo un nuovo, importante tassello al percorso del “museo diffuso” che il Parco Archeologico del Colosseo sta ampliando ormai da diversi anni, incrementando le aree di visita del sito capitolino. La pandemia e la necessità di mettere in sicurezza le preziose scoperte rinvenute durante gli ultimi scavi hanno prolungato l’attesa, ma ora l’imponente residenza legata al nome di Tiberio (sebbene non si debba a lui l’avvio della costruzione), primo palazzo imperiale edificato sul Palatino, con un’estensione che supera i 4 ettari, torna a mostrarsi nel suo aspetto migliore.

Valorizzata, peraltro, dall’illuminazione artistica curata da Acea, con un progetto di light architecture realizzato da Areti, in luce dinamica con tecnologia a LED di ultima generazione (imponente il lavoro di impiantistica, con l’installazione di 28 proiettori a incasso al livello della via Nova, 12 proiettori lineari dedicati agli imbotti degli archi e 51 apparecchi a proiezione per l’illuminazione della facciata). La storia della Domus Tiberiana sul Palatino Edificata sul lato occidentale del colle – riconoscibile per le grandi arcate che affacciano sul Foro Romano – la Domus – racconta Svetonio – fu ricondotta al nome di Tiberio solo perché in corrispondenza dell’area sorgeva la sua casa natale. Ma le indagini archeologiche hanno confermato che la realizzazione del palazzo imperiale iniziò solo con Nerone, a seguito del celebre incendio del 64 d.C, e in concomitanza con la costruzione della Domus Aurea.

Furono poi Domiziano e Adriano (le sale a cui si accede oggi sono di epoca adrianea) a ristrutturarla e decorarla con sfarzo di marmi e affreschi, secondo il principio che faceva passare attraverso decor e splendor l’insorgere dello stupor (la meraviglia) in chiunque si trovasse al cospetto della residenza imperiale. Ancora tra II e III secolo, i Severi ampliarono il palazzo, che restò agibile fino all’VIII secolo, quando lo stesso pontefice Giovanni VII (cui si deve la decorazione della vicina Santa Maria Antiqua) scelse di abitare alcuni ambienti della domus. La storia che segue, dopo un lungo periodo di abbandono, vede la realizzazione degli Horti Farnesiani, che alla metà del Cinquecento inglobano quel che resta del complesso. Mentre il processo di scavo per riportare alla luce la Domus Tiberiana in epoca moderna si lega soprattutto al nome di Pietro Rosa, l’archeologo che tra gli anni ’60 e ’70 dell’Ottocento permise l’apertura alla fruizione del pubblico del cosiddetto Clivo della Vittoria, sovrastato da grandiose arcate alte 15 metri.

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