//Il confine tra falsi e veri bisogni.

Il confine tra falsi e veri bisogni.

di | 2023-10-26T19:15:47+02:00 26-10-2023 19:11|Alboscuole|0 Commenti
di Chiara Rosaria Mozzillo – 3^D –
Il paradosso di sorite è utilizzato per dimostrare quanto, in alcuni casi, sia difficile distinguere la verità dalla falsità: non esiste una linea netta che separi i due concetti.
Se noi avessimo un mucchio di granelli di sabbia e iniziassimo a togliere un granello alla volta, quale sarebbe l’istante in cui quel mucchio smetterebbe di poter essere considerato tale?
Herbert Marcuse nel suo testo (L’uomo a una dimensione, Einaudi, Torino 1967) individua come bisogni falsi azioni come il rilassarsi o il divertirsi, probabilmente, perché si tende a riconoscere come più importanti bisogni come quello di idratarsi, per esempio. Ma è davvero così? Sicuramente se non bevessimo per più giorni consecutivi potremmo considerare certa la nostra morte, ma se non ci rilassassimo, se non ci divertissimo e passassimo la nostra esistenza a preoccuparci di dover perennemente avere uno scopo (non lasciare arrestare lo sviluppo della capacità nostra e di altri) sarebbe certo, invece, che molte persone proferirebbero la morte piuttosto che convivere con lo stress emotivo che ciò causerebbe loro.
È assodato e dimostrato quanto queste pause servano all’assestamento umano, per tutelare se stessi e sicuramente anche chi è intorno a noi.
Dunque, al contrario dell’autore, non ritengo futili questi bisogni.
L’autore continua a elencare altri falsi bisogni come il ruolo che le pubblicità e i social media hanno nella società o la massificazione della società.
Effettivamente le pubblicità sono utilizzate per permettere all’uomo di pensare di dover acquistare ciò che gli è stato presentato, nonostante non sia essenziale per il suo benessere. Attraverso melodie, immagini, messaggi le pubblicità sono in grado di manipolarci. Possono creare in noi un’insicurezza che può essere appagata solo acquistando quel prodotto; possono trasmettere messaggi positivi che non ci farebbero rendere conto dello spreco materialistico; possono generare molte maniere affinché il loro prodotto venga venduto.
Adesso immaginiamo tutte le influencer che fanno soldi pubblicizzando prodotti che sono in grado di far crescere i capelli, che eliminano ogni imperfezione dal viso, che riducono la circonferenza della vita: prodotti che molto spesso non funzionano. Sono prodotti che possono aiutare nell’obiettivo finale, ma che non possono fare miracoli, poiché ciò che le pubblicità non dicono è che per rientrare negli standard sopraelencati bisogna avere una genetica predisposta o ricorrere a trattamenti, a volte anche estremi.
Questo discorso si ricollega alla massificazione della società, ovvero fare, dire, pensare ciò che gli altri si aspettano da te, ergo, ciò che fanno, dicono, pensano persone più “socialmente importanti” di te.
Le pubblicità alimentano questo fenomeno creando nelle persone la necessità di assomigliare il più possibile al prossimo.
Di tutto ciò io non do la colpa all’uomo, affermo nuovamente che per me questi non sono futili bisogni.
Il desiderio di sentirsi belli o l’esigenza di annullare il proprio essere per compiacere gli altri sono bisogni reali in una società come la nostra, dove il cambiamento dovrebbe trovarsi nella società stessa e non nel singolo, che sopravvive in un mondo in cui la diversità non viene valorizzata.
Non credo che si possano distinguere bisogni incondizionatamente veri o falsi, ma che ogni necessità sia o l’uno o l’altro in relazione a alla situazione in cui si trova chi li sperimenta.