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Usa, gli studenti contro le armi a scuola

di | 2018-03-05T07:12:56+01:00 5-3-2018 7:15|Attualità, Sezione9|0 Commenti

DALLAS (USA) – Forse a Trump è sfuggito questo piccolo particolare: nel liceo di Parkland – dove a Valentine’s Day un diciannovenne armato di un fucile semi automatico AR15, ha ucciso 17 suoi coetanei – c’era in servizio un security officer armato. Solo che quando il killer iniziò a mitragliare si guardò bene dall’entrare e fronteggiarlo. E’ stato messo sotto inchiesta e ha rassegnato le dimissioni. Come ha ricordato Randi Weingarten, presidente dell’Associazione nazionale degli insegnanti in America, “nelle scuole ci sono da sempre security officers, in molte se non tutte sono già installati metal detectors. Alcuni di noi portano già armi a scuola e così molti presidi. Ma noi prima di tutto siamo insegnanti. E’ questo il nostro compito, non ci possono chiedere di fare di più”.

Chi ha chiesto loro di fare di più è stato Donald Trump che all’indomani della strage di Parkland ha proposto di armare i docenti delle scuole di ogni ordine e grado come prevenzione contro ennesimi massacri. Ieri il presidente americano ha dovuto concedere qualcosa di fronte alle veementi proteste scatenatesi nel Paese e ha fatto marcia indietro accusando la stampa di averlo male interpretato e dichiarando che potrebbe chiedere che venga innalzato dai 18 ai 21 anni il limite di età per acquistare semi automatici come quello usato a Parkland (vere e proprie armi da guerra). La NRA (National Rifle Association) ha ricordato però che ogni restrizione è un attacco diretto al secondo emendamento e alla libertà dei cittadini. Trump ha subito twittato di appoggiare al 100% “i bravi esponenti della NRA che si battono per difendere il Paese” specificando che non solo i docenti verrebbero addestrati ed armati ma anche chiunque altro nelle scuole volesse contribuire alla loro difesa. Insomma, anche bidelli, inservienti alle mense, segretarie. E che a chi volesse partecipare verrebbe dato un compenso finanziario.

“E’ una proposta pericolosa, invece di togliere le armi dalle scuole Trump vuole metterne ancora di più”, ha commentato la Weingarten.

“Noi insegnanti ci sentiamo come cavie da laboratorio – afferma Joy che insegna in un liceo di Dallas -. Ci armano e se non funzionerà, se ci scappassero altri morti, si inventeranno qualcos’altro”. Kari invece insegna Arte in un liceo di Plano: “Siamo sottopagati, stressati, oberati da responsabilità, facciamo da consiglieri e psicologi per i nostri ragazzi. Ora dovremmo anche essere dei soldati in trincea? Chi sarà responsabile se accadesse un incidente? Se uno di noi uscisse di testa? Se uno studente ci rubasse un’arma? E’ uno scenario da incubo”.

“Trump sta spostando ad arte l’attenzione dal vero problema – continua Sharon che insegna in una scuola elementare ad Abilene -. La lobby della NRA è spaventosa. Siamo diventati una nazione di potenziali assassini. E’ ora di dire basta”

E proprio #Enough (che significa, appunto, basta) è da giorni l’hashtag più popolare sui social e raggruppa foto, testimonianze, racconti sulle proteste degli studenti che in migliaia dal 14 febbraio stanno manifestando con walk-outs, sit in e cortei in tutto il Paese e che sono stati appoggiati pubblicamente anche da Barack Obama mentre varie organizzazioni sociali e politiche (tra cui la potentissima Women March) hanno organizzato ben 4 manifestazioni nazionali di solidarietà  per il prossimo marzo e aprile.

Sono già  in molti a prevedere una nuova incandescente primavera di protesta negli Stati Uniti.

Paola Ceccarelli

 

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