//E’ una giustizia illogica e priva di buonsenso

E’ una giustizia illogica e priva di buonsenso

di | 2023-03-19T15:36:55+01:00 19-3-2023 6:42|Punto e Virgola|0 Commenti

Mario Cerciello Rega, quel 26 luglio del 2019, aveva compiuto da 13 giorni 35 anni ed era spostato esattamente da 43 giorni. Era vicebrigadiere e prestava servizio a Roma presso la stazione dei Carabinieri di Piazza Farnese; nell’Arma era entrato 10 anni prima. Era originario di Somma Vesuviana dove aveva sposato la concittadina Rosa Maria nella chiesa Santa Croce in Santa Maria del Pozzo; lascia la madre Silvia, un fratello di 31 anni e una sorella di 19 (il padre era morto nel 2009). Abitava nel quartiere di Campo dei Fiori dove era conosciutissimo; era anche barelliere per l’Ordine di Malta e accompagnava i malati a Lourdes. Il martedì sera, invece, distribuiva pasti ai senza dimora della Stazione Termini. Devoto della Madonna come sua moglie, proprio a Lourdes aveva chiesto a Rosa Maria, nella grotta delle apparizioni, di sposarlo.

I due condannati in aula e, a destra, il vice brigadiere Cerciello Rega

Nella notte fra il 25 e il 26 luglio di quattro anni fa fu ucciso durante un’operazione di servizio. Due americani, Lee Elder Finnegan e Gabriel Natale Hjorth, erano a Roma per una vacanza e volevano comprare droga a Trastevere. Incontrano Sergio Brugiatelli che in piazza Mastai indica loro un pusher da cui rifornirsi. Quando scoprono che non c’è droga rubano lo zaino di Brugiatelli e pretendono 100 euro e cocaina per restituirlo. Brugiatelli chiama il 112. Arrivano Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale. Si presentano all’appuntamento al posto dello spacciatore: non sono in divisa. Quando tentano di bloccare i due giovani, Finnegan colpisce Cerciello con 11 coltellate, ferisce Varriale e scappa con l’amico; tornano nella camera 109 dell’albergo Le Meridien che li ospitava. I due vengono presi il giorno dopo grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze. Erano pronti a scappare e avevano nascosto in un controsoffitto il coltello con lama da 18 centimetri che Elder aveva portato con sé dall’America.

La camera ardente

I due erano stati condannati all’ergastolo in primo grado. L’appello aveva ridotto la pena a 24 di reclusione per Finnegan e a 22 per Hjorth. Qualche giorno fa la Corte di Cassazione ha annullato le condanne nei confronti dei due cittadini americani, ordinando nel contempo la ripetizione del processo d’appello. Le motivazioni puntano su due circostanze ben precise che possono avere un effetto deflagrante sull’imputazione e sulle relative pene. Per Finnegan, che ha accoltellato il carabiniere, la Cassazione contesta le circostanze aggravanti e la sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Per Hjorth si contesta l’accusa di concorso in omicidio. Questo significa che la Suprema Corte ritiene credibile la tesi difensiva, secondo la quale i due stranieri non sapevano di trovarsi di fronte due carabinieri.

Il procuratore generale Francesca Loy aveva sollecitato la conferma delle condanne, sostenendo che ai due americani era stato chiesto soltanto di esibire i documenti e fermarsi. Loy ha ammesso che da parte dei due carabinieri forse c’era stata sottovalutazione perché pensavano di compiere una normale azione di recupero di uno zaino rubato da due ragazzini. Ma anche se ai due non era stato mostrato il tesserino di riconoscimento,  avevano già visto i carabinieri a Trastevere e Rega era comunque disarmato. Mentre Hjorth aveva realizzato il concorso perché conosceva l’italiano e sapeva che il suo amico aveva un coltello.

Il dolore di Maria Rosa durante i funerali

«Dal primo minuto in cui abbiamo esaminato le carte processuali abbiamo capito che Elder non aveva assolutamente capito di trovarsi davanti a due carabinieri. Quell’intervento è stato anomalo. All’atto pratico ci sarà un nuovo processo. E non è possibile, senza motivazioni, stabilire quale può essere la pena», ha detto l’avvocato Renato Borzone, difensore di Elder insieme al collega Roberto Capra. «Esprimiamo grande soddisfazione per l’esito, abbiamo finalmente qualcuno che ha sentito le nostre ragioni. Adesso si apre una nuova pagina nel processo», afferma invece l’avvocato Fabio Alonzi, difensore, insieme al collega Francesco Petrelli, di Natale Hjorth.

I due americani condannati: Lee Elder Finnegan e Gabriel Natale Hjorth

Fin qui i fatti, ma qualche considerazione deve essere consentita perché le sentenze vanno sempre accettate, ma possono essere anche criticate. La prima evidenza balza subito agli occhi: il signor Lee Elder Finnegan si imbarca in Usa e porta con sé come souvenir un coltello dotato di una lama di 18 centimetri. Si può pensare tutto, ma di certo non si può negare che si tratti di comportamento non consono ad una persona perbene e animata da buone intenzioni; il giovanottto non esita ad usarlo ripetute volte contro due persone che gli avevano solamente chiesto di mostrare i documenti: 11 fendenti uccidono Cerciello Rega, gli altri feriscono gravemente Varriale. E anche questo non è comportamento adeguato per chi era arrivato a Roma solo per una vacanza, da rendere magari più… frizzante con un po’ di droga. E il suo compagno d’avventura, il signor Gabriel Natale Hjorth, pensa bene di non intervenire per fermare il massacro, anzi rientra tranquillamente in albergo e collabora fattivamente nel tentativo di occultare quell’arma.

La decisione della Corte di Cassazione lascia perplessi perché viene messa in discussione la circostanza che i due militari non avevano mostrato il tesserino di riconoscimento. Ammesso che ciò sia vero, come è possibile pensare che in piena notte a Roma due cittadini qualunque fermino due stranieri e chiedano loro i documenti: è evidente che si comporta così solo chi appartiene alle forze dell’ordine. Lo dice la logica, lo confema il buonsenso; e non è nemmeno pensabile che i due yankees potessero pensare di trovarsi di fronte altri spacciatori scesi in campo per difendere Brugiatelli: in quell’ambiente, i torti o gli sgarri si puniscono in ben altro modo, non certo chiedendo i documenti…

Il feretro del vice brigadiere Cerciello Rega durante i funerali a Somma Vesuvianaì

Intanto vale la pena ricordare il commento di Paolo Cerciello Rega, fratello di Mario: «Abbiamo preso la dodicesima pugnalata…» e anche la motivazione della medaglia doro al valor civile concessa al vice brigadiere: «Addetto a una Stazione dei Carabinieri, durante un servizio esterno volto al contrasto della criminalità urbana, con eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo, non esitava ad affrontare, unitamente ad altro militare, due malviventi autori di estorsione. Nella circostanza, uno di essi, armato di coltello, lo aggrediva proditoriamente con estrema violenza, attingendolo a morte. Fulgido esempio di elette virtù civiche e altissimo senso del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio».

Adesso si vedrà cosa verrà fuori dal nuovo processo d’appello: oggi, innegabilmente, resta un forte senso di amaro in bocca

Buona domenica.

Nell’immagine di copertina, Mario Cerciello Rega e Maria Rosa nel giorno del matrimonio

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi