PERUGIA – Un salto indietro nel tempo. A conferma della teoria dei “corsi e ricorsi storici” di Giambattista Vico. Negli Usa è tornata in auge la ruota. Aggiornata, ovviamente, alla luce della tecnologia (con tanto di temperatura costante all’interno), ma sempre ruota è. Anche se ora la chiamano “Safe Haven Baby Box” (rifugio sicuro cassetta bambino) ed una associazione antiabortista ne sta collocando a decine negli stati più conservatori degli Usa. Tanto di più dopo la recente decisione della Corte Suprema di revocare la legge sull’aborto del 1973, che sanciva il diritto delle donne ad interrompere la gravidenza.

La “Safe Haven Baby Box”, moderna “ruota degli esposti”
La “ruota” conta quasi mille anni. Apparve in Francia nel 1188 con lo scopo di tentare di eliminare la terribile pratica degli infanticidi e di garantire l’anonimato a chi abbandonava i neonati, ma almeno, lasciando i piccini sgraditi in vita. Correvano i tempi di Federico Barbarossa, di Riccado Cuor di Leone, della Terza Crociata. San Francesco d’Assisi era nato da pochi anni. I monasteri, specie femminili, di tutta Europa si riempirono di questi strumenti a rotazione dove i bambini, di notte (il buio garantisce già di per se stesso l’anonimato) venivano lasciati.

Un tuffo nel Medio Evo, dunque. Di ruote nei monasteri, in particolare femminili, ce ne sono ancora non più funzionanti ma a ricordo del passato. In Umbria se ne trovano in ogni città: da Perugia a Spoleto, da Assisi a Todi, da Città di Castello a Terni, da Gubbio ad Orvieto. Le madri infilavano il bimbo nudo o appena ricoperto di qualche straccio, sul tavolaccio del semplice meccanismo e poi – anche se non sempre – tiravano la cordicella di una campanella per avvertire le religiose. I bambini venivano subito spostati, per le necessarie cure, in un brefotrofio. il primo dei quali, in Umbria, venne aperto su sollecitazione del vescovo Bartolomeo Accoramboni a Spoleto nel 1254. Dieci anni più tardi seguì Città di Castello, grazie a due frati francescani. Seguiranno Todi e Perugia. Gli orfanelli, figli di nessuno, venivano chiamati “bisci”. In altre zone di Italia “esposti”, “proietti”, “innocenti” in maniera così frequente ed insistente che queste definizioni si trasformarono in cognomi.


Per tornare alla ruota – sia pure… aggiornata – non mancano le polemiche, vivaci, negli Usa. Il sistema dei “box” presenta una serie di aspetti negativi, i principali dei quali si concretizzano nella conseguenza che le madri, se hanno un ripensamento, non possono più risalire al loro piccino. Ma soprattutto le conseguenze riguardano i bambini rifiutati che non potranno risalire mai alla propria madre (ricerca molto umana) e sotto il profilo della salute non saranno mai in grado di conoscere eventuali malattie ereditarie.
Insomma, invece di tornare alla ruota non è molto più garantista e funzionale affidarsi alle strutture ospedaliere, come avviene oggi in Italia ed in altri paesi civili?
Elio Clero Bertoldi
Lascia un commento