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Ricordare la strage di Capaci fa rima con legalità

di | 2024-01-27T10:18:44+01:00 28-1-2024 5:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

SAN GIUSEPPE VESUVIANO (Napoli) – “Beata la società che non ha bisogno di eroi”: è il nome della manifestazione che ha visto San Giuseppe Vesuviano, il 19 gennaio, diventare centro propulsore contro ogni forma di illegalità. Le principali strade del paese sono state attraversate, a partire dalle prime ore del mattino, da un corteo di 1300 studenti di tutte le scuole del territorio vesuviano per confluire in piazza Garibaldi, dove si è svolto l’evento in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Organizzato dal Lions Club San Giuseppe Terre del Vesuvio, presieduto da Francesco Ambrosio, sono intervenuti Luigi Boccia, sostituto procuratore del Tribunale di Pistoia, Stefano Spagnuolo, vicario del questore di Napoli, Antonio D’Amore, referente provinciale di “Libera contro le mafie”, Luciano De Angelis presidente della IX Circoscrizione del Distretto 108Ya. Particolarmente toccanti sono state le testimonianze di Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, ucciso il 23 maggio 1992 a Capaci, e di Beatrice Federico, vedova di Raffaele Pastore, vittima della camorra, per aver rifiutato di pagare il “pizzo”, nel 1996 a Torre Annunziata.

Al centro della principale piazza del paese, è stata esposta per l’intera giornata, “Quarto Savona Quindici”, nome in codice della Fiat Croma, l’auto della scorta di Giovanni Falcone, investita con violenza dalla deflagrazione di circa 500 chili di tritolo. Nell’attentato di stampo terroristico-mafioso, compiuto da Cosa Nostra, persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Quella stessa Fiat Croma, grazie alla tenacia di Tina Montinaro e all’impegno delle Forze dell’Ordine, è stata rimessa in strada e, protetta da una teca, continua ad essere portata in giro in tutta Italia, per incontrare migliaia di cittadini. Gli alunni delle scuole presenti, in nome di coloro che hanno lottato fino a perdere la vita, hanno partecipato presentando articoli di giornale, balli, canti, cartelloni e mostre artistiche: un impegno corale per affermare il proprio diniego contro ogni forma di illegalità. Un’opportunità che ha reso gli studenti, parte attiva nel processo di prevenzione e contrasto ai fenomeni mafiosi e alla criminalità organizzata.

Educare alla legalità costituisce una premessa culturale indispensabile, affinché i giovani possano avere radicata la consapevolezza di lottare per garantire la libertà di tutti e ottenere risultati positivi e duraturi nella lotta alla criminalità. E per praticare e diffondere la legalità, è necessario conservare la memoria, come affermato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della 5. Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie: “Memoria è impegno. Onorare chi ha pagato con la vita il diritto alla dignità di essere uomini, opponendosi alla disumanità delle mafie, alla violenza, alla sopraffazione contro la propria famiglia, la comunità in cui si vive. Memoria è richiamo contro la indifferenza, per segnalare che la paura si sconfigge con la affermazione della legalità. Perché combattere le mafie significa adempiere alla promessa di libertà su cui si fonda la vita della Repubblica e risponde a un bisogno profondo di verità e di giustizia, e costituisce una chiamata preziosa per l’intera società, in particolare per i giovani, che hanno diritto a un futuro libero dalla aggressione della criminalità e che sono chiamati a costruirlo a partire dalla loro quotidianità…”.

Amalia Ammirati

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