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Oppenheimer, l’atomica tra scienza e potere

di | 2023-09-15T00:35:42+02:00 17-9-2023 5:10|Sezione 3, Spettacolo|0 Commenti

PALERMO – Le tre ore esatte di Oppenheimer, kolossal di Christopher Nolan, che del film è regista, sceneggiatore e co-produttore, scorrono veloci per gli spettatori, catturati dal racconto della vita del fisico statunitense considerato ‘il padre della bomba atomica’. I suoi esperimenti sulla fissione dell’atomo portarono infatti alla sua realizzazione e, purtroppo, il 6 e il 9 agosto 1945, al suo tragico utilizzo sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.

Il cast del film

Oppenheimer ha riscosso grande successo al botteghino, richiamando al cinema l’attenzione di un pubblico numeroso ed eterogeneo, attratto anche dall’opportunità di vedere recitare i volti più noti della scena americana del momento, oltre a grandi attori come Matt Damon, che interpreta il generale americano Groves, e Cillian Murphy, nel ruolo del protagonista.

Uno dei temi centrali del film – l’eventuale uso dell’energia atomica per scopi bellici – è tornato purtroppo a essere di scottante attualità a seguito del conflitto tra Ucraina e la Russia. Anche per questo, Oppenheimer risulta di grande impatto emotivo e la tormentata vicenda esistenziale dello scienziato, tratta dal libro di Kai Bird e Martin J. Sherwin Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica, narrata con un ritmo sostenuto e con un’ottima sceneggiatura, risulta intrigante e ricca di fascino.

Le prime scene del film lo presentano come giovane studente assai brillante e inquieto che, nel 1926, incontra a Cambridge il grande fisico Niels Bohr: sarà lui a suggerirgli di recarsi in Germania, a Gottinga, ad approfondire gli studi di fisica teorica. In Europa, Oppenheimer conosce anche Heisenberg, il teorico della meccanica quantistica, premio Nobel per la Fisica nel 1932 e successivamente, nella Germania nazista, coordinatore della ricerca di una nuova arma basata sulla fissione nucleare.

Oppenheimer con il generale Groves

Tornato negli Stati Uniti, al California Institute of Technology Oppenheimer potenzia con successo le sue ricerche sulla meccanica quantistica. Nel 1942, viene contattato dal generale Leslie Groves perché applichi i suoi studi allo sviluppo di una bomba atomica, battendo i nazisti sul tempo. Nasce così nel Nuovo Messico il laboratorio di Los Alamos, dove il gruppo di scienziati guidato da Oppenheimer mette a punto e sperimenta con successo la prima bomba atomica che, nonostante i dilemmi etici dello scienziato, alla fine della II guerra mondiale verrà sganciata sul Giappone per accelerarne la resa.

Da allora, la vita del grande fisico sarà tormentata dal rimorso: più della metà del film è incentrata sul suo ripensamento in merito ad altre sperimentazioni di armi atomiche e, in particolare, sull’opportunità della costruzione della bomba ad idrogeno proposta da Teller. Oppenheimer infatti, viste le terribili conseguenze dell’atomica, teme una futura escalation bellica e militare, non esente dal pericolo di un’apocalisse collettiva.

Oppenheimer e Einstein

Negli anni ‘50, in pieno clima maccartista di caccia alle streghe, i precedenti legami dello scienziato col partito comunista americano saranno pagati con l’isolamento e con l’umiliazione di comparire davanti a una Commissione d’inchiesta. A Oppenheimer verrà revocato il permesso di sicurezza che lo legava all’AEC, la Commissione per l’Energia atomica, presieduta dalla figura grigia e ambigua di Lewis Strauss.

Ulteriore punto di forza del film è il pathos con cui vengono presentate le vicende sentimentali dello scienziato, inizialmente legato a una tormentata e dinamica attivista del Partito comunista americano e poi marito di un’inquieta e intelligente biologa, anche lei ex aderente allo stesso partito.

Il difficile rapporto tra ricerca scientifica e potere politico-militare è forse il focus del film: lo spettatore si chiede infatti, assieme a Oppenheimer – che tentò invano di convincere il presidente Truman a limitare lo sviluppo di armi nucleari – se sarà mai possibile un rapporto dialettico e paritario tra scienza e potere.

A questo proposito, è significativa la mancata partecipazione al progetto nucleare statunitense di Albert Einstein, presentato nel film come una figura disincantata e quasi onirica: il suo rifiuto è forse dovuto alla sua preveggente intuizione dell’uso militare dell’atomica e alla consapevolezza dell’impossibilità di un suo controllo ‘pacifico’ da parte del mondo scientifico.

E, infine, non si può non pensare al geniale fisico siciliano Ettore Majorana (uno dei ‘ragazzi di via Panisperna’, assieme a Fermi, Rasetti, Segrè, Amaldi…) misteriosamente scomparso nel marzo 1938: dopo aver visto il film, ci si chiede se la sua improvvisa fuga dal mondo – suicidio? ritiro in un monastero? fuga all’estero? – non sia stata in qualche modo legata al suo rifiuto di diventare, come Oppenheimer, ‘distruttore di mondi’…

Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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