//Mary Quant e la gonna che cambiò il mondo

Mary Quant e la gonna che cambiò il mondo

di | 2023-04-17T10:20:18+02:00 16-4-2023 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti

Basta accorciare l’indumento femminile per eccellenza di qualche centimetro per rivoluzionare il mondo? Sì, la storia lo dice in modo inequivocabile: la gonna lunga qualche pollice in meno (prima 2 e poi 4, cioè 5 e 10 centimetri) agli albori degli Anni Sessanta è il simbolo di un cambiamento epocale. Le ragazze decidono che è arrivato il momento di mostrare le loro gambe quando, come e a chi vogliono; i ragazzi, non potendo fare altrettanto con il loro corpo sicuramento meno attraente, decidono di allungare capelli e basette. In comune hanno un’irrefrenabile voglia di libertà che poi sfocerà nel Sessantotto e nella contestazione globalizzata. E come sottofondo c’è la musica dei Beatles…

L’icona di quegli anni e di quello stravolgimento si chiama Dame Barbara Mary Quant, universalmente conosciuta solo con gli ultimi due nomi. Fu lei l’artefice di una benefica rivoluzione che ormai è diventata normalità. Era nata a Blackheath, un sobborgo di Londra l’11 febbraio 1930; è morta a Surrey qualche giorno fa: aveva 93 anni. I genitori erano due professori della London University e per lei immaginavano un tranquillo futuro da insegnante. Niente da fare: Mary studia al Goldsmiths College, ma a 16 anni se ne va di casa. Vuole fare la stilista.

Nella capitale inglese incontra Alexander Plunket Greene (appartenente ad una nobile famiglia e nipote del filosofo Bertrand Russell) che diventerà suo marito. Trascorrono una vita bohémien: mangiano e dormono quando possono, viaggiano spesso, talvolta devono arrabattarsi alla meglio, ma ci sono sempre le rispettive famiglie dietro. Nel 1955, quando Alexander per il suo ventunesimo compleanno eredita una somma di denaro, decidono con l’aiuto dell’amico Archie Mc Nair (un ex avvocato diventato fotografo) di comprare una casa: nello scantinato aprono un ristorante ed al primo piano la boutique Bazaar che diventa presto un marchio storico della King’s Road.

Ai clienti propone vestiti comprati all’ingrosso: costano poco, ma non le piacciono. E’ una autodidatta che studia nei corsi serali. Lavora anche durante la notte per trovare uno stile personale: semplice, comodo, economico, decisamente alla portata di tutte. E’ un negozio davvero strano: alternativo, si potrebbe dire. Certo, si possono comprare capi d’abbogliamento diversi, ma si può bere qualcosa, si ascolta musica, ci si può fermare a parlare fino a notte perché l’ora di abbassare le serrande sembra non arrivare mai. I londinesi dapprima ridono della boutique di Mary e del folcloristico gruppo di giovani che la frequenta, ma poi la curiosità attira gente del mondo del cinema, del teatro, dell’arte. Arrivano i soldi e Mary apre un altro negozio nell’aristocratica Brompton Road a Knightsbridge. Nel 1963 è sua l’idea della Ginger Group line, una linea economica che conquista immediatamente anche gli Usa; lancia una linea di cosmetici nel 1966 e una collezione di calzature nel 1967.

La modella Twiggy

Ma il genio si manifesta compiutamente quando accorcia la lunghezza della gonna. L’idea nasce per caso, precisamente da una corsa dietro un autobus, che Mary rischia di perdere, intralciata nei movimenti da una gonna troppo lunga, che le impedisce di correre. Ecco, la rivoluzione comincia così: la minigonna è facile da indossare. La generazione che forse aveva solo bisogno di una spintarella per abbandonare il conformismo delle mamme e delle nonne, la adotta senza nemmeno pensarci un attimo: il successo è planetario.

Per il suo straordinario contributo al settore della moda, nel 1966, riceve dalle mani della regina Elisabetta l’onorificenza di Cavaliere della Corona Britannica, che l’anno prima era stata concessa ai Beatles. E nel 2014 diventa Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico. Lo scrittore Bernard Levin la definisce “alta sacerdotessa della moda degli anni Sessanta”. “Sono state le ragazze della King’s Road a inventare la mini. Io stavo facendo abiti semplici e giovanili con cui era possibile muoversi, con cui si poteva correre e saltare e li avrei realizzati della lunghezza voluta dalla clientela. Li indossavo molto corti ma la clientela diceva ‘più corti, più corti…’. E io li accontentavo”, scriveva Mary Quant. La BBC le ha dedicato il documentario La vita di Mary Quant. Scrisse la sua autobiografia nel 1967 Quant by Quant e nel 2012 pubblica Quant by Quant: the Autobiography of Mary Quant. Nel 2019, il Victoria & Albert Museum di Londra le dedica la prima retrospettiva internazionale che ripercorre la sua storia dal 1955 al 1975.

La minigonna diventa il simbolo del cambiamento: la indossano tutti. Di ogni ceto sociale, di ogni età, di qualunque cultura. La modella Twiggy (stecchino) diventa l’immagine vivente dell’invenzione di Mary Quant. C’è anche Jean Shrimpton, supermodella britannica soprannominata ‘the Shrimp’ (il gamberetto). In Italia, la adotta Patty Pravo, l’indimenticabile “ragazza del Piper”.

Gonna corta, capelli lunghi e colonna sonora degli “scarafaggi” di Liverpool: la rivoluzione è servita.

Buona domenica.

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi