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Il pomodorino di Manduria per preservare la biodiversità

di | 2024-02-29T18:55:24+01:00 3-3-2024 5:20|Attualità, Sezione 5|0 Commenti

MILANO – Lucia Barnaba era una giovane imprenditrice, originaria di Manduria (paese del tarantino), scomparsa recentemente per cancro. Partita dal suo paese per ragioni di studio e lavoro, vi aveva poi fatto ritorno; ma la sua storia non è un semplice recupero delle radici, simile a tanti altri nostalgici rientri. La food-blogger aveva costituito, nei terreni di famiglia, un’azienda agricola “Apulia Farm” improntata – nelle sue linee di produzione – al rispetto dell’ambiente e della biodiversità. Era solita ripetere “Niente parmigiana a Natale!”, sottolineando ironicamente come si stia soppiantando il ciclo naturale di produzione degli alimenti. Aveva programmato, proprio per questo, la rivalutazione della coltivazione del pomodorino di Manduria, non molto richiesto dal mercato, nonostante le ottime caratteristiche organolettiche, a causa della bassa resa rispetto agli ibridi commerciali.

Lucia Barnaba

Col tempo, pertanto, è stato sostituito da coltivazioni intensive, al punto da rischiare di scomparire; ma il seme è stato rintracciato grazie ad alcuni agricoltori anziani, che lo avevano custodito. Il pomodorino di Manduria è in grado di resistere a siccità prolungate e la coltivazione non richiede irrigazioni continue né trattamenti chimici; caratteristica quanto mai efficace in relazione ai cambiamenti climatici ed alle sue disastrose conseguenze. Molti organismi ed habitat sono, infatti, ormai a rischio di estinzione per diverse cause tra cui soprattutto la massiccia presenza antropica, l’inquinamento e non ultima la presenza delle cosiddette “specie esotiche invasive”. Si tratta delle specie di animali e di piante originarie di altre regioni geografiche che si insediano facilmente nei nuovi territori, al punto da rappresentare una vera e propria minaccia.

Entrano così in concorrenza diretta con la flora e la fauna autoctona, alterano lo stato degli habitat e degli ecosistemi naturali, annullano la biodiversità, provocando anche ingenti danni economici alle attività produttive: si pensi – solo per citare un caso – al granchio blu. Il Ministero dell’Ambiente ha predisposto proprio per questo una Strategia Nazionale per la Biodiversità con una programmazione sino al 2030. Salvaguardare la biodiversità è quindi fondamentale, se si pensa che in Italia si riscontra, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente “uno sviluppo di un patrimonio di specie tra i più significativi a livello europeo sia per il numero totale, sia per l’alto tasso di endemismo. Rispetto al totale di specie presenti in Europa, in Italia si contano oltre il 30% di specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali, il tutto su una superficie di circa 1/30 di quella del continente”.

In fondo, se la mela di Adamo ed Eva è giunta fino a noi, è solo grazie alla biodiversità di questi alberi e del loro Dna, progenitore di tutte le mele; è, infatti, tesi scientifica condivisa che “il frutto proibito” potrebbe essere quel grande pomo dalla buccia rossa che ancora oggi cade dalle piante alte fino a trenta metri nella Foresta dei meli selvatici del Tien Shan in Kazakistan, sulla Via della Seta. Quello che possiamo vedere oggi, a causa degli “interventi sconsiderati” dell’uomo, non sono che frammenti dell’immensa e antica foresta di meli (alcune di queste piante hanno 350 anni) che, milioni di anni fa nel Terziario. era la culla delle piante originarie.

Lo scambio delle specie tra zone diverse del mondo può essere anche un bene, come nel caso del pomodoro che, come noto, non è originario dell’Europa, ma del Messico e del Perù, dove era apprezzatissimo. Gli Inca e gli Aztechi lo chiamavano xitomatl (da cui l’inglese tomato), cioè “pianta con frutto globoso, polpa succosa e numerosi semi” e lo consumavano ogni giorno, anche sotto forma di salsa. Fu portato in Europa nel 1540 dal conquistador Hernán Cortés e, guardato dapprima con grande sospetto, si diffuse in seguito rapidamente nei paesi dell’area mediterranea, fino a rappresentare un ingrediente gustoso ed insostituibile di varie pietanze. Nelle terre, già note per la produzione del Primitivo, si rafforza così l’obiettivo di salvare la varietà del pomodorino di Manduria, preservando la biodiversità, coinvolgendo nuovi produttori ed il mercato locale. Non avrà altre stagioni, purtroppo, la vita di Lucia Barnaba, ma il suo progetto continuerà, perché la vita può spegnersi anche dolorosamente e improvvisamente, ma i sogni continuano a vivere, soprattutto se validi.

Adele Reale

 

 

 

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