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Il gioco sano ci riempie il cuore di emozioni

di | 2021-07-25T14:20:46+02:00 25-7-2021 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

RIETI – “Non sudare, non correre, stai attento, se torni a casa livido ti do il resto…”. Ricordiamo tutti le raccomandazioni dei genitori e dei nonni, la giocosità però vuole spensieratezza ed è necessaria, perché giocare è una cosa seria, è un istinto biologico, che può essere definito una variabile della Felicità; migliora motivazione, creatività e cooperazione, ci permette di conoscere la realtà e di trasformarla: è un atto politico rivoluzionario (“Una risata vi seppellirà” era uno slogan nelle manifestazioni degli anni ’70), fa sviluppare competenze utili in un ambiente sicuro. Giocare contribuisce a costruire il senso di appartenenza e riempire il nostro bicchiere emotivo. La giocosità nutre e influenza positivamente la nostra vita e la deprivazione da gioco è un problema reale, che ha conseguenze nella sfera personale con aumento della depressione, della possibilità di sviluppare dipendenze, diminuzione della capacità di autocontrollo e di autoregolazione emotiva; nella sfera relazionale con difficoltà ad adattarsi al cambiamento, fragilità personale e incapacità di instaurare relazioni interpersonali profonde; nella sfera sociale con la tendenza a commettere o essere coinvolti in atti criminali.

Tutte queste riflessioni e tanto di più sono sviluppate nel sito manifestodelgioco.it, una “Playfactory” che aggrega professionisti del gioco: Anthony Trahir, Lucia Berdini, Michele Pierangeli, Dario Solina, Sara Cavalieri, Emanuele Ciccarelli, per diffondere la #culturadelgioco in tutte le sue forme, creare una massa critica di persone consapevoli di quanto giocare sia fondamentale per il nostro benessere, nelle famiglie, come nelle istituzioni e nelle organizzazioni, per creare una rete libera e allo stesso tempo cooperante, che si riconosce negli stessi valori e non esita a dare contributi. Con una vasta e ricca bibliografia, Playfactory raccoglie gli studi sul gioco per dimostrare quanto questo tema sia da prendere seriamente in considerazione come forza in grado di promuovere nella società la motivazione, la creatività e la cooperazione necessarie per affrontare in maniera sostenibile il cambiamento emergente.

“Allenando una giocosità consapevole possiamo invertire questi processi, potenziando e sviluppando innumerevoli competenze personali e interpersonali. Per questo vogliamo che la Cultura del Gioco sia integrata nella vita delle scuole, delle famiglie, ma anche delle aziende e dei Comuni: per far nascere nuovi spazi di educazione emozionale e sociale, spazi in cui allenarci alla libertà, in cui crescere insieme e costruire le basi per una società attiva e propositiva. Con il Manifesto del Gioco vogliamo creare una massa critica di persone che condividono questa missione”. La deprivazione del diritto alla giocosità e al gioco, unita a bassa scolarizzazione, incertezza lavorativa, emarginazione, comporta forti ripercussioni psicologiche, sociali, lavorative ed economiche ed è uno dei fattori che portano al gioco d’azzardo patologico, che in questi anni sta assumendo contorni preoccupanti, soprattutto nelle persone sopra i 50 anni, che trascorrono le giornate giocando compulsivamente a Superenalotto, gratta e vinci, Bingo, slot machines, indebitandosi.

Nel 2017, su 7954 comuni (secondo la rilevazione fatta dal gruppo Geda), Rieti è al posto 1243, con 1247 euro pro capite giocati; nel Cicolano il Comune di Petrella Salto è al posto 3597 con 652 euro, Borgorose al 947 con 1424 euro, Pescorocchiano al 3076 con 739 euro, Fiamignano al 4358  con 530 euro, Concerviano al 6081 con 247 euro (non risultano giocatori a Marcetelli e Varco Sabino dove non ci sono locali). I dati su tutti i giochi gestiti dai Monopoli sono a disposizione di ogni cittadino, consultabili comune per comune, con un dataset ottenuto grazie al Freedom of information act. I comuni sotto i 50mila abitanti dove si gioca di più si concentrano soprattutto al nord. Tra le grandi città Bologna supera Milano e Venezia. Tra le province invece il record spetta a Prato. Le mappe raccontano anche una diversa distribuzione dei giochi, con la Penisola spesso divisa a metà. Lo Stato guadagna sul gioco d’azzardo, lo Stato finanzia il contrasto al gioco d’azzardo quando diventa patologico: è un gioco perverso, per restare in tema.

Si scende nel patologico inconsapevolmente e occorre sensibilizzare, informare, contrastare. La Regione Lazio ha emesso un bando fatto proprio nel 2019 dalla Comunità Montana Salto Cicolano, ora anche dalla Comunità Montana del Velino, con l’apertura di uno sportello d’ascolto e l’attività svolta sul campo dalla cooperativa sociale “Le nuove chimere”, presieduta da Lucia Chiancone, attiva nel territorio provinciale. Il progetto si chiama “Fair Play-gioca con noi…vinci la tua libertà, perché contro il gioco d’azzardo puoi vincere solo con il gioco di squadra”, con iniziative online (il Covid ha costretto a rimodulare gli interventi in presenza), forme alternative di gioco sui social, questionari, riflessioni, infopoint, interventi radiofonici, opuscoli, bacheche informative, l’incontro “Escape room” nella sala consiliare di Borgorose, uno all’Istituto Onnicomprensivo con percorsi esperienziali di gruppo, giochi interattivi. Ha partecipato anche il Circo Internazionale dell’Elefante con Anthony Trahir.

Gli educatori e assistenti sociali si sono mossi su più fronti, con cautela e discrezione, data la delicatezza dell’argomento: Marco Rossetti ed Emanuela Cardone hanno seguito l’educazione di strada, individuando e insistendo sui punti più nevralgici, Dario Bronzi ha seguito il settore scolastico “nel quale abbiamo riscontrato ritrosie”. Il problema non è percepito, soprattutto nei soggetti sopra i 50 anni “più difficili da coinvolgere, mentre tra i 20 e i 30 anni c’è maggiore consapevolezza – spiega Lucia Chiancone – e il territorio ha bisogno di stimoli culturali e opportunità di aggregazione, per intervenire prima che si manifesti la patologia e dobbiamo sensibilizzare anche i gestori di bar e locali pubblici, che sul gioco guadagnano, offrendo alternative e agevolazioni fiscali”.

C’è bisogno di proseguire il progetto con un nuovo bando, continuando il lavoro sul territorio, imparando il gioco sano, che è soprattutto quello di gruppo, utile per contrastare anche un altro fenomeno dilagante: l’alcolismo. Ultima, ma non ultima, una riflessione però è doverosa, nel rispetto di chi è nato dalla parte sbagliata del mondo e non può essere neanche bambino, perché deve lavorare, nei campi, nelle miniere, nel fango. Anche nel diritto al gioco all’istruzione, alla sanità, le regole dovrebbero valere per tutti, bambini e adulti, ma questa società crea tante, troppe disparità. Cerchiamo di esserne almeno consapevoli: forse la parte sbagliata del mondo è la nostra?

Francesca Sammarco

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