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Suonano le campane: a Palermo un’altra laurea “difficile”

di | 2023-09-22T22:26:02+02:00 24-9-2023 5:20|Attualità, Sezione 5|1 Comment

PALERMO – Il quartiere Albergheria/Ballarò è uno dei più disagiati di Palermo, afflitto da fatiscenza abitativa, criminalità organizzata, degrado sociale e povertà diffusa, anche se oggi fruisce di briciole di benessere, grazie soprattutto ai turisti e alla posizione strategica nello splendido centro storico panormita.

Alcuni operatori del progetto

All’Albergheria circola comunque l’energia positiva di associazioni e volontari che operano per il suo ‘risanamento’. Tra loro Antonino Spitalieri, Nino per gli amici, funzionario della Prefettura da poco in pensione. Per la sua storia, Nino appartiene di diritto a quello che il filosofo Orlando Franceschelli chiama ‘Il popolo del Bene’: “Quella folla anonima, dispersa sulla faccia della Terra, costituita da singole personalità attive nei campi più disparati ed accomunate dalla convinzione (controcorrente rispetto ai dettami della cultura dominante) che la felicità altrui è il metro della propria gioia di vivere” (da Gente bella, di Augusto Cavadi, Ed. Di Girolamo, Trapani, 2004).

Animatore di comunità attive, di gruppi familiari solidali, promotore di partecipazione civica per la realizzazione del bene comune, Nino è stato tra i ‘padri fondatori’ del ‘Progetto di sostegno scolastico ai ragazzi dell’Albergheria – Candida Di Vita’, rivolto a studenti della scuola superiore, progetto che oggi coordina assieme ad altri volontari, tra cui la professoressa Laura Tutrone, docente di Lettere in una scuola di frontiera cittadina nel quartiere Brancaccio.

Uno scorcio del rione Albergheria

Nino, come, quando e da chi nasce l’idea?

Dobbiamo tornare al… secolo scorso: tutto nasce infatti nel 1998, all’interno del ‘Centro sociale san Francesco Saverio’, operante nel quartiere Albergheria e promosso dall’omonima rettoria. Alcuni volontari del centro si erano ben presti specializzati in progetti per famiglie: vale a dire, anziché operare solo, ad esempio, su anziani o bambini, si cercava di intervenire con una progettualità a tutto campo che includesse i bisogni di padri, madri, bambini, nonni insieme, insomma prendere in carico le famiglie disagiate nella loro interezza. Un progetto, in particolare, proponeva di fare una sorta di gemellaggio tra famiglie esterne al quartiere con una o più famiglie del quartiere. Ci si occupava, cioè, di qualche particolare problema (ad esempio, li si aiutava a sopperire a delle spese), ma si partecipava anche ai loro momenti di festa. Le famiglie del quartiere si fidavano di questo sostegno alla pari e ci aprivano la porta di casa. Fu così che conobbi R., una ragazza che nel 1998 frequentava il primo anno dell’Istituto commerciale. La ragazza non andava bene a scuola e suo padre mi disse che era meglio che ‘si ritirasse’. Ma, parlando con R., mi resi conto ben presto che il problema non era la sua negligenza nello studio, ma la mancanza di risorse economiche e culturali della sua famiglia. R. era costretta infatti a studiare su fotocopie che si procurava saltuariamente: non aveva libri e non aveva alcun supporto da familiari e docenti. Pensai che il primo passo da fare era mettere al corrente i docenti della difficile situazione di R. che, per pudore e vergogna, non ne aveva parlato con i professori. Dopo il colloquio, una docente divenne di fatto tutor della ragazza. Grazie al coinvolgimento delle famiglie di un gruppo di condivisione, a R. vennero acquistati i libri anche negli anni successivi. La storia di R. ci fece acquisire la metodologia del ‘lavoro di rete’: creare un supporto trasversale per i ragazzi con la voglia di studiare, ma privi delle necessarie risorse. R. riuscì a farcela ogni anno e a conseguire il diploma!”.

Come si struttura stabilmente il progetto dopo l’intuizione iniziale?

Intanto il progetto ha avuto immediatamente la ‘benedizione’ di don Cosimo Scordato, allora (e sino al 2020) rettore della chiesa di san Francesco Saverio: fornire aiuto economico e accompagnamento scolastico ai ragazzi del quartiere, volenterosi nello studio, ma svantaggiati dal contesto di partenza, gli è sembrato subito un gesto di promozione umana in linea con la buona novella evangelica, che si deve incarnare in azioni di cambiamento positivo nel territorio. Il progetto, dal 1998 a oggi, ha avuto sempre un certo numero di iscritti – nell’ultimo anno scolastico 2022/23 gli iscritti sono stati 25 – e si è avvalso della collaborazione di docenti che sostengono gratuitamente gli studenti nello studio di alcune discipline e del supporto economico proveniente dalla comunità San Francesco Saverio, da donazione private, dall’Associazione “Amici di Candida Di Vita”, dal Rotary Club di Palermo est. Visto che i docenti volontari e i coordinatori prestano la loro opera gratuitamente, i soldi raccolti servono essenzialmente per dare ai ragazzi bisognosi un ‘buono libri’ per acquistare testi scolastici presso la libreria palermitana ‘Portinaio’, che ha dato la possibilità di ottimizzare la somma acquistando libri usati. Facciamo un rendiconto annuale pubblico di tutte le entrate e uscite effettuate. Il nostro progetto di sostegno scolastico porta il nome di Candida Di Vita, nel ricordo di quest’assistente sociale molto impegnata a Palermo nel volontariato e frequentante l’assemblea domenicale della rettoria, morta purtroppo prematuramente nel 2003. Da allora un’associazione a lei intitolata sostiene il progetto con un significativo contributo economico annuale. A questo proposito, è opportuno sottolineare che il progetto non ha mai ricevuto un euro di denaro pubblico: l’aiuto di privati o associazioni, che non è mai venuto meno, paradossalmente ne ha garantito la durata venticinquennale, a differenza di progetti simili che dipendono dagli incerti ‘rubinetti’ del finanziamento pubblico. Inoltre, l’aiuto economico spontaneamente donato, secondo me ha un valore aggiunto perché è ricco dell’intenzionalità positiva del donatore. Tra i benefattori, vorrei ricordare Rosa Lunetta, prima donna ad aver conseguito la laurea in Ingegneria nel nostro Paese, componente storica della comunità di San Francesco Saverio, attiva e generosa nei confronti dei nostri ragazzi. Oggi ci sostiene dal cielo. Dal punto di vista dei volontari, il progetto ha proceduto per ‘inclusione’: è stato fondamentale, ad esempio, l’ingresso, nel 2005, del Rotary Club di Palermo, sezione di Palermo est, con il proprio progetto Formare i giovani all’Albergheria”.

La chiesa di san Francesco Saverio

Laura, come sei diventata volontaria prima e coordinatrice poi, di questo progetto? Chi sono, oltre te e Nino, i volontari che si occupano dell’iniziativa?

Mi sono inserita nel progetto contro la dispersione scolastica quasi per caso, nel 2010, quando stavo per laurearmi in Lettere Moderne. Partecipavo alla messa domenicale a san Francesco Saverio e fui colpita dall’appello accorato a fine messa di Marina (la professoressa Marina Di Giorgi, una delle coordinatrici del progetto, ndR) a studenti universitari e/o docenti perché dessero una mano all’iniziativa. Spinta anche da mio fratello, diedi la mia adesione. Ormai da docente di ruolo nella scuola media di primo grado, oggi sono ancora qui con lo stesso entusiasmo. Per il sostegno didattico il progetto si avvale infatti dei volontari provenienti per lo più dal mondo della scuola (docenti di varie discipline in servizio o in pensione) e di professionisti che vogliono dare una mano.  Per un periodo limitato, negli anni passati, ha fruito anche dell’apporto degli studenti ospiti del Pensionato Universitario. Tra i volontari, per un ventennio, è stata fondamentale la figura di Franco La Barbera (ora trasferitosi in un’altra città:) un abitante del quartiere Albergheria e operatore della Rettoria, presenza importante perché ha fatto da ponte tra i bisogni del quartiere e il progetto, assicurando anche la sua presenza pomeridiana a fianco di alunni e operatori. Uno dei nostri punti di forza è poi la professoressa Marina Di Giorgi, docente di Italiano, Latino e Greco presso un liceo classico di Palermo: un punto di riferimento per i suoi contatti proficui e costanti con i Docenti degli Istituti superiori frequentati dai nostri studenti, contatti che ci permettono di svolgere un lavoro sinergico tra le nostre attività di supporto e la scuola”.

Parliamo dunque degli studenti: quanti sono stati in questi anni? Quali scuole frequentano? Quanti i diplomati e i laureati?

Facendo un po’ di conti, ogni anno abbiamo avuto tra venti e venticinque studenti. Nello scorso anno scolastico, oltre a cinque studenti universitari, sono stati aiutati 25 studenti delle medie superiori, 17 dei quali hanno fruito del buono libri. Due di essi quest’anno hanno conseguito la maturità. Nel 2022/23 abbiamo seguito studenti che hanno frequentato questi istituti del territorio: l’Istituto Alberghiero, il Liceo delle Scienze Umane, l’Istituto Nautico, l’Istituto Tecnico Commerciale (ex Ragioneria), l’Istituto Professionale per Ottici, e anche alcuni alunni del Liceo Classico, del Liceo Scientifico e di quello Linguistico. Il primo ragazzo da noi seguito si è diplomato nell’anno scolastico 2000/2001. Il nostro primo laureato ha conseguito invece il diploma di Laurea in Ingegneria a indirizzo illuminotecnico nel luglio 2017. In tutto il percorso, sono stati ottanta in totale i ragazzi che hanno conseguito il diploma di media superiore e nove il diploma di laurea”.

Nino, cosa dici riguardo al sostegno agli studenti universitari?

“Accennavo prima alla partecipazione al nostro progetto da parte del Rotary Club di Palermo, sezione di Palermo est: l’associazione ha dato il proprio significativo apporto – economico, organizzativo, didattico – a partire dal 2005, con la presenza importante, via via nel tempo, delle professoresse Cristina Morrocchi, Laura Alderigi e della dottoressa Lidia Maugeri, coordinatrice attuale. La presenza del Rotary ha dato un valore aggiunto soprattutto all’accompagnamento dei giovani che, conseguito il diploma superiore, scelgono di frequentare l’Università. I volontari del Rotary utilizzano per gli studenti universitari la medesima metodologia formativa: tutoring, sostegno economico (il Rotary spesso supporta lo studente nel pagamento delle tasse universitarie), monitoraggio del percorso di studio, eventuale supporto didattico nello studio delle discipline. Qualche anno fa, il Rotary ha anche proposto un’iniziativa presso l’Università degli Studi di Palermo finalizzata a promuovere corsi di specializzazione post diploma per favorire l’inserimento lavorativo degli studenti diplomati”.

Laura, come avete affrontato il difficile periodo della pandemia?

“Abbiamo vissuto gli stessi disagi vissuti nella scuola: abbiamo seguito i protocolli vigenti e abbiamo privilegiato il collegamento a distanza tra docente-tutor e studente. Scherzosamente dicevamo che a scuola c’era la DAD (didattica a distanza) e noi praticavamo il SAD (il sostegno a distanza)! Certo, non è stato facile seguire i ragazzi, ma ce l’abbiamo fatta a continuare…”.

C’è qualche storia particolare che merita di essere raccontata?

Quasi tutti i ragazzi hanno una storia che meriterebbe di essere conosciuta… Andrebbe raccontato il percorso di M., nel 2017 il primo dei nostri ragazzi a laurearsi: dopo la laurea in Ingegneria si è specializzato presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia; ora il suo progetto di impresa è stato selezionato dalla Regione Sicilia; o la storia di I., ormai con un percorso lavorativo stabile in un’azienda. Proprio quest’ultimo è stato intervistato nell’aprile scorso nell’ambito di un servizio organizzato da Rai 2 su “Palermo e la sua rinascita”. E poi c’è la storia a lieto fine di G., segnalataci da una docente di un liceo delle Scienze umane del territorio che conosceva il nostro progetto: G. aveva lacune in tante discipline e difficoltà a proseguire gli studi. L’abbiamo contattata e abbiamo visto che a casa non aveva neppure un piccolo spazio per studiare: quando poteva, stava in corridoio con gli appunti su una sedia… L’abbiamo aiutata e G. è arrivata al diploma. Poi è stata seguita dal Rotary. G. è riuscita poi a conseguire la laurea in Scienze della Formazione, triennale e poi specialistica”.

Nino, come continua oggi il progetto? Quali le novità?

Una novità importante è che dal 2021 il Progetto lascia la Rettoria di san Saverio e formalizza la confluenza/collaborazione con l’associazione ‘Parco del Sole’, presieduta dal dottore Massimo Messina (con sede presso i locali di san Giovanni Decollato), integrando così l’attività di sostegno scolastico che il ‘Parco del Sole’ già svolge per gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado. Questa confluenza consente una continuità di intervento, nel territorio, in ogni ordine di scuola: tentiamo così di rispondere ai bisogni formativi dei ragazzi del quartiere di tutte le età. Grazie anche a questo nuovo assetto, è stato possibile stipulare una convenzione tra l’associazione ‘Parco del Sole’ (di cui siamo ormai parte), l’ERSU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio di Palermo) e l’Università degli studi di Palermo: punti importanti di tale convenzione, tra gli altri, sono l’assegnazione per le attività del progetto dei locali ubicati presso la residenza universitaria San Saverio, all’interno del quartiere Albergheria, nonché il riconoscimento di crediti formativi agli studenti universitari che sceglieranno di svolgere il proprio tirocinio nelle nostre attività progettuali. La vicinanza con il mondo dell’Università potrà inoltre sollecitare e indirizzare i giovani delle scuole superiori nell’eventuale scelta della Facoltà universitaria”.

Laura, qual è la situazione a inizio scolastico 2023/24?

Scampanio per unaltra laureata

Al momento abbiamo già venti iscritti. Il nostro proposito ambizioso è quello di rivolgere la proposta di aiuto ai ragazzi non solo residenti nel quartiere Albergheria, ma anche a coloro che vengono segnalati dai docenti delle scuole del territorio, mantenendo l’originario scopo del progetto di aiutare chi ha voglia di studiare, ma ne è impedito a motivo del disagio socioeconomico in cui versano le famiglie. Continueremo, inoltre, a favorire le dinamiche di inclusione interculturale tra i nostri studenti di diverse etnie. Ci si propone per i prossimi anni come obiettivo più alto quello di continuare ad organizzare più frequentemente momenti di confronto comunitario e di convivialità tra i ragazzi e le famiglie, per monitorare il percorso degli studenti anche su un piano sociale ed educativo, attraverso il confronto e il dialogo, su tematiche molto delicate come potrebbero essere l’affettività, l’amicizia e i rapporti interpersonali, la corretta comunicazione. Gli indicatori per misurare la consapevolezza degli studenti e il senso di appartenenza al progetto, anche quest’anno – oltre al legame col territorio – saranno il senso di responsabilità e l’impegno costante nello studio, la frequenza e partecipazione alle attività, il rispetto degli orari, la comunicazione adeguata con gli operatori volontari. Ci proponiamo così di dare sempre più spessore a un percorso significativo di crescita sia per i ragazzi che per le loro famiglie che partecipano alle attività”.

Nino e Laura, con quali parole e con quali immagini volete salutare?

Laura: “Col … suono delle campane! Don Cosimo Scordato, già rettore di san Francesco Saverio e oggi rettore di san Giovanni Decollato, ci ha suggerito questo gesto creativo e gioioso per comunicare agli abitanti dell’Albergheria che un ragazzo del territorio si è laureato. Il primo scampanio per i confetti rossi all’Albergheria c’è stato per M., nel luglio 2017 e poi, come dicevo, ne sono seguiti altri otto. L’ultima nostra ragazza si è laureata nella scorsa estate in Scienze infermieristiche. Speriamo seguano tanti altri rintocchi di festa per la crescita culturale del quartiere!”.

Nino: “Con un invito e un appello alle donne e agli uomini di buona volontà di altri quartieri a rischio di Palermo (e non solo): riflettete e…ispiratevi al nostro progetto di contrasto alla dispersione scolastica. Funziona perché si regge su una rete ‘pensata’ e sperimentata di solidarietà trasparente, sinergica e condivisa”.

Laura e Nino, grazie. Siamo convinti che questo progetto sarebbe piaciuto a padre Pino Puglisi, che affermava: Se ognuno fa qualcosa, insieme si può fare molto

 Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

One Comment

  1. Rosalba Alù 29 settembre 2023 at 9:53 - Reply

    Bello! Completo affettuoso attento a ragazzi e operatori..spero venga letto da tantissimi

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