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Guerra scaccia guerra fra tanta ipocrisia e molte dimenticanze

di | 2023-11-17T17:59:57+01:00 19-11-2023 5:25|Attualità, Sezione 6|2 Comments

VITERBO – La guerra tra Russia e Ucraina ha tenuto con il fiato sospeso milioni di cittadini europei per molti mesi, tutto sembrava ruotare intorno a quel conflitto che purtroppo nel tempo ha provocato la morte di migliaia di persone e la devastazione di interi territori. Poi, di colpo, una nuova guerra, inaspettata, e forse ancora più atroce della precedente ma questa volta nei paesi della Striscia di Gaza, tra Hamas e Israele con il coinvolgimento del popolo palestinese ed il concreto pericolo di una paurosa escalation con le altre nazioni limitrofe, in una di quelle zone dove la pace sembra non dover arrivare mai.

Bombe in Palestina

Da subito, tutte le attenzioni dei media si sono concentrate su questo nuovo conflitto trascurando completamente il precedente che, negli ultimi mesi, aveva alimentato i dibattiti delle diplomazie internazionali con le varie crisi del gas e del grano, le sanzioni, il crollo dell’economia mondiale e facendo temere addirittura per il rischio di una terza guerra mondiale, da combattere con pericolose armi nuove mai sperimentate prima. Ora i giornali e i Tg raccontano raramente del conflitto europeo, sembrano non avere più interesse, come se adesso sopra i cieli di Russia e Ucraina volassero… confetti e non più bombe mortali.

Combattimenti in Ucraina

La guerra, però, a qualsiasi latitudine venga combattuta (ce ne sono ancora molte altre sparse in ogni continente) lascia dietro di sé vittime innocenti, epidemie, carestie, atrocità e disperazione. Eppure in mezzo a tutto questo stato di cose c’è anche chi riesce a trarne profitto ed è l’ipocrisia dei popoli in pace, la parola che viene in mente ad osservare con sguardo lucido ciò che accade nel mondo.

Il tema l’aveva già affrontato Alberto Sordi nel 1974 con il famoso film “Finché c’è guerra c’è speranza”. Un capolavoro per certi versi, soprattutto per come l’attore romano riesce a trasformare il consueto inizio ironico e divertente del film in un finale drammatico e riflessivo. Sordi dirige se stesso mentre interpreta Pietro Chiocca, commerciante romano di pompe idrauliche trapiantato a Milano, che si reinventa venditore di armi prevalentemente nei paesi africani per poter permetter alla propria famiglia una vita nel benessere e nel lusso. Durante le sue esperienze commerciali avrà modo di incontrare capi di Stato e faccendieri di dubbia provenienza, frequenterà loschi individui e ricorrerà anche a qualche stravagante idea sempre per cercare di piazzare più carichi di armi rispetto ai suoi competitors.

Alberto Sordi interpreta un commerciante di armi in “Finché c’è guerra, c’è speranza”

Tutto sembrava andare per il meglio fino a quando un giornalista gli procurò un contatto per la vendita di armi a un Movimento di Liberazione Nazionale di uno stato africano. Ma una volta raggiunto il campo base del Movimento, l’esercito dello Stato oppressore diede inizio a una rappresaglia selvaggia e Pietro Chiocca assistette per la prima volta di persona ad un bombardamento contro la povera gente, osservò con i propri occhi il terrore, l’atroce sterminio di vittime innocenti, di animali e tutta la follia della guerra scatenata proprio con le armi che lui stesso aveva venduto. Riuscì miracolosamente a salvarsi e a tornare a casa affranto, distrutto moralmente e con i segni della guerra ancora addosso ma non poteva sapere che nel frattempo un giornalista italiano l’aveva sbattuto sulle prime pagine dei quotidiani nazionali più noti: ”Il cobra fra le sue vittime”; “Ho incontrato un mercante di morte”.

Lo sdegno e la vergogna della famiglia erano lì ad accoglierlo in salotto al suo arrivo, offesi non solo per il lavoro che Pietro Chiocca svolgeva ma soprattutto erano in imbarazzo perché quello scandalo era ormai di dominio pubblico e gli amici a conoscenza della sporca provenienza del loro benessere. Il film negli ultimi nove minuti di proiezione regala tutto lo spessore di drammaticità che merita e questa parte è sicuramente da vedere e rivedere con attenzione. L’interpretazione di Sordi e la sua mimica facciale nelle scene finali sono di altissimo livello cinematografico. “Perché vedete, le guerre non le fanno solo i fabbricanti d’armi e i commessi viaggiatori che le vendono ma anche le persone come voi, le famiglie come la nostra, che vogliono vogliono e non si accontentano mai: le ville, le macchine, le moto, le feste, il cavallo, gli anellini, i braccialetti, le pellicce e tutti i cazzi che ve se fregano. Costano molto. E per procurarseli qualcuno bisogna depredare. Ecco perché si fanno le guerre”.

Così rispose Pietro Chiocca ai suoi imbarazzati familiari, esprimendo tanta verità nel monologo conclusivo della pellicola. Poi l’epilogo con una straordinaria scena dal finale sorprendente che non può essere semplicemente raccontato, ma merita di essere visto e analizzato con onestà intellettuale.

Paolo Paglialunga

2 Commenti

  1. Roberta 19 novembre 2023 at 9:53 - Reply

    Mi hai letto nel profondo….sono convintissima che se noi “brava gente” la smettessero di desiderare ogni superfluo e vanitoso che ci viene proposto ogni minuto e ci limitassimo a vivere nella semplicità e vera onestà …forse seminario ogni minuto un granello di pace

  2. Federico 19 novembre 2023 at 16:55 - Reply

    Vero. Sembra che stiamo già dimenticando la tragedia che stanno vivendo gli Ucraini. Dimenticheremo anche i Palestinesi, finché ci saranno troppi Pietro Chiocca nel mondo…
    Grazie Paolo
    Ciao
    Federico

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