//Già tre anni di Covid: bilancio devastante

Già tre anni di Covid: bilancio devastante

di | 2023-03-12T10:12:40+01:00 12-3-2023 6:50|Punto e Virgola|0 Commenti

Sono passati tre anni. Giorno più, giorno meno. Tre anni da quando, l’11 marzo 2020, per la prima volta la diffusione globale del coronavirus veniva definita come una “pandemia” dall’Oms. “Abbiamo valutato che il Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia, una parola da non usare con leggerezza o  disattenzione”, affermò il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Nelle stesse ore dell’11 marzo, in Italia, l’allora premier Giuseppe Conte potenziava le misure restrittive alle attività non necessarie, dopo aver dichiarato il lockdown il 9 marzo. “Descrivere la situazione come una pandemia – proseguì il numero uno dell’Organizzazione mondiale della Sanità – non cambia la nostra valutazione sulla minaccia rappresentata da questo virus. Non cambia ciò che l’Oms sta facendo e non cambia ciò che i paesi dovrebbero fare”.

Già da febbraio 2020, la Johns Hopkins University aveva creato un sito dedicato alla raccolta dei dati ufficiali forniti dai Paesi su morti e contagi, diventando il punto di riferimento di tutte le statistiche mondiali sul tema. Ora ha deciso di interrompere la raccolta dei dati. Il bilancio “finale” dell’istituto dà conto di 676.609.955 casi accertati, 6.881.955 morti e 13.338.833.198 dosi di vaccino somministrate in tutto il mondo. Ma, fin dall’inizio della raccolta, apparve evidente che i dati erano da considerare sottostimati a causa delle difficoltà di ottenere numeri ufficiali in molti Paesi.

Come si ricorderà, i primi casi confermati sull’uomo si erano riscontrati dagli ultimi mesi del 2019 nella città di Wuhan, in Cina (anche se si ritiene che il virus circolasse già da fine estate o inizio autunno). Si era diffuso in quel Paese, favorito anche dagli spostamenti dovuti ai festeggiamenti del capodanno cinese. Poi da metà gennaio furono ufficializzati i primi casi anche in altre nazioni. Il 30 gennaio l’Oms aveva dichiarato “l’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale”.

In Italia, nella settimana 3-9 marzo, in base alla rilevazione comunicata dalla Fondazione Gimbe, si registrano 23.963 nuovi casi confermati dal Ministero della Salute. I guariti sono in tutto 25.294.864 (+27.746 rispetto alla settimana precedente); in isolamento domiciliare 141.005 cittadini (-3.631); i ricoverati con sintomi 2.962 (-335); in terapia intensiva 104 (-33). Complessivamente, i deceduti sono 188.538 (216 in più rispetto a 7 giorni prima), mentre i casi totali ammontano a 25.627.473 (come detto, 23.963 in più in una settimana). Se ne deduce che la diffusione del virus è in netto calo, affermazione testimoniata dal fatto che il numero dei guariti supera di 3783 unità quello dei nuovi contagi.

Ma non ne siamo assolutamente fuori: il solo pensarlo sarebbe errore gravissimo. Piuttosto con questo virus e le sue molteplici varianti bisogna convivere, come abbiamo imparato in sostanza a fare. Per coloro che hanno eseguito il ciclo vaccinale completo gli effetti del contagio sono abbastanza lievi: dolori sparsi che durano qualche giorno, un po’ di tosse o mal di gola. Insomma, niente di più di una banale influenza che si smaltisce nel giro di una settimana al massimo. Diversa la situazione per coloro che non hanno mai o solo parzialmente seguito il ciclo delle vaccinazioni: i rischi, in tali casi, sono decisamente più alti. E anche molto gravi.

Il vaccino nelle sue varie declinazioni è stato la nostra salvezza: qualunque sia l’opinione dei cosiddetti “negativisti”, si è potuto porre un robusto freno alla diffusione del dannato “draghetto coronato” solo attraverso una massiccia campagna di vaccinazione collettiva. Pare di avere a che fare con i più accesi sostenitori del “terrapiattismo” o con coloro che ancora oggi sostengono che lo sbarco sulla Luna fu una colossale ricostruzione in uno studio cinematografico…

Ogni tanto, dovremmo tutti ricordare quei giorni di tre anni fa, accompagnati da notizie sempre terribili e da immagini che davano il senso concreto della tragedia: i camion dell’Esercito che andavano via con centinaia di bare, il Papa che pregava in una Piazza San Pietro deserta e sferzata dalla pioggia, il volto disfatto dalla fatica degli operatori sanitari costretti a lavorare ininterrottamente visto che i normali turni erano saltati per l’emergenza costante…

Ci furono errori, mancanze, leggerezze? Probabilmente sì, ma va evidenziato che la faccenda sfuggì di mano a tutti i grandi Paesi dell’Occidente e non solo. Se ci siano state anche responsabilità penali, sarà la magistratura a stabilirlo attraverso inchieste aperte nei giorni scorsi che riguardano vari esponenti politici sia regionali che nazionali. Si vedrà. Oggi non possiamo che tirare un qualche sospiro di sollievo: il peggio è passato (ma altre vicende ugualmente drammatiche sono intervenute nel frattempo), ma non bisogna mai dimenticare ciò che abbiamo vissuto. Lo dobbiamo a coloro che hanno pagato con la vita.

E comunque il mantra di quei mesi “Andrà tutto bene” si è rivelato menzognero. Non è affatto andato tutto bene. Anzi…

Buona domenica.

 

 

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