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Cascata delle Marmore, idea di Curio Dentato

di | 2023-06-04T13:26:37+02:00 4-6-2023 5:10|Personaggi, Sezione 3|0 Commenti

TERNI – La Cascata delle Marmore è uno dei gioielli del turismo umbro. Migliaia e migliaia di visitatori restano incantati, ed a bocca aperta, davanti alla magia della Cascata, che non sarà imponente come quelle del Niagara, ma, da un punto di vista paesaggistico, non ha poco da invidiare alla famosa “cugina” del Nord America.

Il console Manio Curio Dentato

Qualche anni fa su Voyager (Rai2) Roberto Giacobbo, il conduttore della trasmissione, nel sottolineare che quella ternana risulta la Cascata più alta dEuropa (165 metri) e che ha una portata di 16.000 litri al secondo nelle ore in cui resta aperta (per in turisti e per la produzione di energia elettrica; quando è chiusa la portata è di 120 litri al secondo) sottolineò come questa alta opera dell’ingegneria romana, risalga al 271 a.C. e che fu ideata e portata a compimento da Manio Curio Dentato (330 aC-270 aC) per bonificare le acque stagnanti, mefitiche e malariche del Velino, convogliandole nel fiume Nera.

Sono trascorsi quasi 2300 anni e la cascata è ancora qui, in piena efficienza, nonostante negli anni delle invasioni barbariche e del Medioevo fosse stata lasciata in profondo abbandono. La Rinascita si colloca nel 1422 con la costruzione del nuovo canale reatino e, poi, con un terzo canale fatto scavare nel 1547 da Papa Paolo III (Alessandro Farnese) e nel 1596 da Clemente VIII e ancora nel 1601 con il varo del canale che prese il nome dello stesso pontefice (il canale clementino). Ora questa opera è diventata una risorsa turistica ed un bel biglietto da visita sia per Terni che per l’intera regione Umbria.

Ma Curio Dentato, chi era costui? Di stirpe Sabina, Curio Dentato (pare che fosse nato già con tutti i dentini) fu un apprezzato console e comandante militare sempre vittorioso. Pur plebeo riuscì a scalare alla grande tutto il “cursus honorum”, cioè le cariche previste dalle magistrature romane: prima tribuno della plebe (299 aC) per poi raggiungere, per tre volte (290 aC, 275 aC, 274 aC) la massima carica: il consolato. Definito “l’incorruttibile” per il rigore e la rettitudine morale, Curio Dentato si segnalò pure come brillante comandante militare, tanto da meritarsi l’appellativo di “invincibile”.

Fu lui a primeggiare nella terza guerra sannitica (290 aC); a sbaragliare i Galli Senoni (nel 284 aC) ed a fondare Senigallia; a piegare definitivamente nella battaglia di Maleventum (ribattezzata Benevento dai romani dopo il successo del 275 aC) le ambizioni del celebre re dell’Epiro, Pirro (nel trionfo che venne attribuito al generale vittorioso furono fatti sfilare quattro elefanti dell’esercito greco travolto, animali che a Roma non si erano mai visti); a travolgere poi  i Lucani ribelli (nel 274 aC).

Si distinse, poi, non solo nella gestione del potere e nella strategia militare, ma anche nell’idraulica. Costruì infatti, col bottino sottratto a Pirro, l’acquedotto “Anio vetus” (nel 272 aC) il secondo nella storia della città di Roma dopo l’Appio e, appunto, il “cavus curianus” sulle acque malsane del Velino per bonificare la piana di Rieti e sfruttando il salto naturale delle Marmore, la stessa Cascata, permettendo alle acque di convogliarsi nel fiume Nera, affluente del Tevere.

Curio Dentato rappresentava il prototipo ed il frutto del “mos maiorum”. Di lui Ennio scrisse “Non fu mai vinto né dal ferro, né dall’oro”. Quando non era impegnato nelle cariche di stato o nelle attività militari si dedicava al lavoro dei suoi terreni. E non approfittava delle vittorie per arricchirsi. Quando furono divise le terre tolte ai Sabini volle essere trattato alla stessa stregua degli altri cittadini e cioè con lo stesso numero di jugeri di tutti.

Un insegnamento anche per i politici dei giorni nostri, gran parte dei quali sono assatanati dalla smania di potere e ambiscono anche ai privilegi più insignificanti (come le tessere gratis per le sale cinematografiche) pur di sentirsi diversi e superiori agli altri cittadini.

Elio Clero Bertoldi

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