//La Campagna d’Egitto di Napoleone e la Stele di Rosetta

La Campagna d’Egitto di Napoleone e la Stele di Rosetta

di | 2020-05-02T17:52:46+02:00 2-5-2020 17:52|Alboscuole|0 Commenti

La Stele di Rosetta è una lastra di basalto grigio, alta 118 cm. e larga 76, spessa 27 centimetri e dal peso circa 760 chilogrammi, scoperta il 15 luglio 1799 dalle truppe di Napoleone Bonaparte mentre scavavano a Rosetta, vicino al Nilo, un fossato intorno a una fortezza, durante la Campagna in Egitto (1798-1801).

La Stele di Rosetta riporta lo stesso testo in tre scritture: due egiziane tra cui il geroglifico, e una terza, il greco, usato perché quando il testo fu redatto nel 196 a.C. l’Egitto era governato dai discendenti di Tolomeo, il generale di Alessandro Magno.

Il testo è un decreto che attribuisce al re Tolomeo V il culto regale attribuito un tempo ai faraoni. Fu emanato per dimostrare che i re di origine greca intendevano rispettare la religione e le tradizioni del Paese.

Il ritrovamento della Stele di Rosetta diede un significato grandioso a quest’altra avventura di Napoleone finita in un disastro.

Infatti, egli riuscì a vincere nella battaglia delle piramidi, ma poi la flotta francese fu sconfita dall’ammiraglio Horatio Nelson, mentre l’esercito fu decimato dal colera, ma anche dai mamelucchi e dal corpo di spedizione britannico arrivato in Egitto.

Quando i francesi dovettero arrendersi agli inglesi, nacque una disputa sui reperti scoperti dai francesi. Questi volevano tenerli, mentre gli inglesi li consideravano il loro bottino. Alla fine la Stele di Rosetta fu consegnata agli inglesi e al loro ritorno in Inghilterra, essa venne donata nel 1802 da re Giorgio III al British Museum di Londra, il più importante museo inglese, dove fu esposta e dove si trova ancora oggi. Nei primi tempi in cui la stele fu al British Museum, le iscrizioni presenti sulla pietra furono colorate in gesso bianco per favorire la visione di quanto scritto al pubblico del museo, mentre oggi è stata riportata ai suoi colori originali e rinchiusa in una teca di vetro molto grande.

La Stele di Rosetta permise, nel 1822, al giovane archeologo francese Jean-François  Champollion (1790-1832) di leggere e tradurre i geroglifici.

Il nome “Stele di Rosetta” viene dal nome italianizzato della città di el-Rashid, sul delta del Nilo.

Che cosa c’è scritto su quelle pietra? E come riuscì il geniale egittologo francese Champollion a trovare la chiave di decifrazione dopo che per trenta anni insigni studiosi tentarono invano? In un ordine di tre registri, ognuno dei quali in una lingua diversa: Geroglifico, Demotico e Greco, sta scritto quanto segue: “… Tolomeo, Colui che vive in eterno, l’Amato di Ptha, il Dio Epifani, Eucaristicus, il Figlio del re Tolomeo e della regina Arsinoe, Filopatore degli Dei. Molto bene egli ha fatto ai Templi ed ai loro abitatori ed a tutti i sudditi suoi, poiché è un Dio, Figlio di un Dio e una Dea, come Horo, Figlio di Osiride, che ha protetto suo Padre.” Si tratta, dunque, di un Decreto dei preti di Memfi, risalente al 196 a.C., in cui si riconosce al faraone Tolomeo V il merito di aver ristrutturato il Tempio di Ptha a Memfi. Tanto lavoro con la genialità del giovanissimo studioso francese permisero di riuscire a decifrare i segni dei geroglifici, scoprendo così che avevano anche un valore fonetico.

S. Naturale- A. Rinaldi