//ALLA RICERCA DELLA PIETRA VERDE (terzo episodio)

ALLA RICERCA DELLA PIETRA VERDE (terzo episodio)

di | 2023-11-20T17:30:42+01:00 20-11-2023 17:30|Alboscuole|0 Commenti
a cura di Emma, Federico, Gabriele, Giorgia, Joshua, Linda, Mattia, Rocco B., Salma – classe V/A – scuola Primaria – plesso Frondini – Riassunto seconda puntata. Fifi, Greta e Trilli hanno affrontato la prima prova nella Selva Feroce e hanno trovato la prima chiave. Ora dovranno affrontare la seconda tappa. Erano pronti per affrontare la seconda tappa: gli abissi marini. In fondo alla selva intravedettero, dietro ad un fitto e spinoso cespuglio, la bocca di un tunnel in fondo al quale si intravedeva il mare. Pronti a partire, indossarono l’attrezzatura da sub che avevano negli zaini e imboccarono velocemente il tunnel. Tra schizzi d’acqua , onde e sabbia, arrivarono in poco tempo a destinazioni : le profondità del mare. Ad aspettarli c’era una balena arcobaleno che, caricandoli sulla pinna dorsale, li condusse verso un relitto di una nave pirata. Là, dovettero cercare la seconda chiave. L’indizio sulla mappa mostrava l’immagine di un barile … ma quale era tra i tanti custoditi nella stiva del relitto? Cercarono aiuto dalla mappa e trovarono un indovinello: “Indovina indovinello… se la seconda chiave vorrai trovare lo stemma dei pirati dovrai cercare.” Letto l’indizio, si misero alla ricerca dello stemma tra i tanti barili. Durante la ricerca notarono una murena a caccia di prede che si avvicinava ad essi . Con la luce fluorescente emanata dal suo corpo, al suo passaggio illuminava i diversi barili e , ad un tratto, su uno di essi apparve la sagoma di un teschio. Trilli esclamò: “Guardate, abbiamo trovato lo stemma, il teschio dei pirati! Veloci, nuotiamo verso il barile e cerchiamo di aprirlo!!!”. Greta tirò fuori il coltellino multiuso, cercò lo strumento giusto e con la lama più larga di tutte riuscì a fare leva sul coperchio del barile per aprirlo. Una volta aperto, uscirono fuori una miriade di tentacoli che si muovevano velocissimi e uno schizzo nero denso avvolse gli occhi dei ragazzi e la loro vista venne offuscata. Mentre erano intenti a togliere l’inchiostro nero dalle loro maschere, una strana corrente d’acqua calda scorse addosso. Il calore diventò sempre più intenso e la corrente si trasformò in onde talmente forti da trascinarli lontano dal relitto. Ebbero appena il tempo di capire dove erano stati trasportati dalle onde che, davanti ai loro occhi, apparve un enorme drago marino. Aveva la coda lunga come una lingua di serpente, la testa rotonda come un palloncino, le squame ruvide e verdi, piene di alghe e spugne su tutto il corpo. Si mise in mezzo tra i ragazzi ed il polipo e ringhiò: ” Bru…bru… io sono Brubus, il terrore dei mari! La chiave appartiene a me e non potrete mai portarmela via!!!”. Per i ragazzi l’avventura si faceva sempre più complicata. Dovevano trovare una soluzione nel minor tempo possibile. Si consultarono rapidamente tra loro e convennero che, per sconfiggere il drago avrebbero dovuto capire quale fosse il suo punto debole. Iniziarono a farsi delle domande….. Come mai un drago sputafuoco sceglieva di vivere nelle profondità marine? Forse c’era qualcosa che lo intimoriva? Cosa aveva a che fare l’acqua con il fuoco? L’acqua spegne il fuoco, pensarono i ragazzi!!!! Forse il problema del drago era proprio quello: Il fuoco!!! I ragazzi decisero che avrebbero dovuto trovare il modo di metterlo in difficoltà. Dovevano metterlo nella situazione di sputare fuoco. Quando i draghi si sentivano in pericolo, quando non trattenevano più la rabbia era il momento in cui sputavano fuoco. Allora i ragazzi dovevano pensare ad un modo per fare arrabbiare Brubus. Si sparpagliarono e provarono ad accerchiare il drago: uno si posizionò sulla coda, uno sulla testa e l’altra sulla schiena. Contemporaneamente iniziarono a pungolare il suo corpo e ad afferrare le alghe che lo avvolgevano. Il drago iniziò a infastidirsi e cercò di scrollarseli di dosso, ma i ragazzi resistettero e continuarono nel loro intento. Brubus era sempre più nervoso ed iniziava ad aprire la bocca fino a che, al culmine della rabbia, buttò fuori una folata di fuoco dalla sua enorme bocca. La cosa provocò nel drago una strana reazione: indietreggiò, scattò e sembrò di avere paura….. Brubus sembrò perdere il controllo di sè stesso, i sui occhi erano terrorizzati, di colpo scappò lontano. Ora, tolto di mezzo il terribile drago, rimase da trovare un modo per mandare via il polipo. Aveva la testa a forma di goccia e i suoi tentacoli avevano piccole ventose come tante piccole pietre preziose. Per questa missione era il momento giusto di usare le torce, che i ragazzi avevano nei loro zaini. Le estrassero e le puntarono contemporaneamente verso il polipo che, colpito da quel forte fascio di luce accecante, cercò riparo dentro l’incavo di uno scoglio, liberandosi così del barile. I ragazzi si avvicinarono e sul fondo del barile trovarono la seconda chiave, quella d’argento!!