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A Palermo alberi illustri e un ficus antimafia

di | 2019-05-16T20:02:08+02:00 19-5-2019 6:20|Attualità, Cultura, Sezione 5|0 Commenti

PALERMO –  Gli alberi, che per il poeta indiano Tagore  rappresentano “lo sforzo infinito della terra di parlare al cielo in ascolto, sono stati da sempre oggetto di culto, di leggende e di particolari tradizioni: si pensi soltanto alla consuetudine ormai diffusa in tutto il mondo di addobbare un albero a Natale in segno di gioia e di festa.

In “Arborea”, volumetto ormai introvabile che meriterebbe una ristampa, il giornalista palermitano Mario Pintagro offre un’ampia e dettagliata panoramica delle “creature verdi” radicate nel capoluogo siciliano: circa sedicimila in città, escludendo ville e giardini. Scopriamo così innanzitutto che olmi, pioppi e platani sono state le essenze arboree scelte circa trecento anni fa per alberare i primi stradoni cittadini. I platani, in particolare, segnavano la strada da Palermo a Monreale fino alla fine del 1700; è stato proprio il legno di alcuni di questi alberi, abbattuti per far posto ad altre piante, a essere utilizzato nel 1798 per allestire il coro ligneo della Cattedrale. Il platano venne impiegato anche per adornare le ville pubbliche: sia all’Orto botanico che nell’adiacente Villa Giulia vivono ancora esemplari piantati più di due secoli fa. Proprio sotto gli allora giovani platani di Villa Giulia, sostò in meditazione il grande Goethe in visita a Palermo, come scrisse egli stesso il 17 aprile 1787. Presenti con la loro maestosa imponenza in molti luoghi cittadini, i platani più famosi sono nella centralissima via della Libertà, dove i primi 186 esemplari furono piantati nel 1850. Attaccati negli anni 1970/80 da un parassita che ne divorava il tronco, gli alberi sono stati curati e salvati da speciali interventi “chirurgici”. Con l’aggiunta nel 1999 di altre duecento piante, oggi viale della Libertà  può vantarsi di contarne ben 424.

Nel clima mediterraneo della capitale siciliano proliferano poi le palme, tra le quali bisogna distinguere la  rigogliosa palma nana, specie indigena, la palma dattilifera, introdotta dagli Arabi in Sicilia già nel IX secolo, e le specie introdotte a Palermo nella seconda metà dell’800: tra esse la splendida palma canariense e gli esemplari di palma washingtonia, originaria dalla California; quest’ultima, agile e svettante, deve il suo nome al primo presidente degli Stati Uniti d’America.

Sempre a fine ‘800, arrivano a Palermo dal Brasile le straordinarie Chorisie, dal caratteristico tronco spinoso e rigonfio, dai fiori bianchi, gialli o rosati e dalla caratteristica fibra bianca contenuta nei frutti (fibra detta “kapok”); dal Brasile provengono anche le Jacarande, i cui meravigliosi fiori lilla colorano, tra maggio e giugno, molte piazze e vie cittadine. Originarie dalle Indie boreali e dalle Antille, verso il 1830 vengono piantate al Foro Italico le Erythrine corallodendron, che ancora oggi, nonostante l’età e gli inevitabili acciacchi, con il rosso/arancio sgargiante e allegro dei loro fiori allietano le passeggiate primaverili al lungomare. A fine ‘800 viene invece messo a dimora nell’Orto botanico quello che, con i suoi 36 metri, è oggi l’albero più alto di Palermo: una Araucaria cookii, originaria dalla Nuova Caledonia, isola del Pacifico a est dell’Australia.

A proposito di primati, l’albero più vecchio di Palermo è un cipresso che si erge vicino al convento francescano di Santa Maria di Gesù, alle pendici del monte Grifone: secondo la tradizione l’albero sarebbe nato più di quattrocento anni fa, alla morte di san Benedetto il Moro, il frate di colore, ex schiavo, patrono della città assieme a santa Rosalia.

Anche se l’albero in assoluto più diffuso in città è il Ficus microcarpa (con circa tremila esemplari), a Palermo vivono anche una settantina di Ficus magnolioides, anch’essi importati nella prima metà dell’800. I ficus più imponenti si trovano all’Orto botanico – dove un ficus occupa una superficie di 1000 metri quadri – e a Piazza Marina, dove c’è il gigante esotico più grande d’Europa, con 25 metri d’altezza, 21 metri di circonferenza del tronco e  50 metri di diametro della chioma.

Merita infine una menzione speciale il ficus che si trova in via Notarbartolo 23, dove abitavano Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Dopo la strage del 23 maggio 1992, quando persero la vita il giudice Falcone, la moglie e i poliziotti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo,  l’albero è diventato luogo privilegiato della memoria e simbolo della lotta alla mafia: il suo tronco è perennemente avvolto e accarezzato da messaggi che, nel ricordo dei caduti, invitano i cittadini all’impegno per costruire una società più onesta e più giusta.

Maria D’Asaro

Nella foto di copertina, il ficus di Falcone in via Notarbartolo

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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