//Intervista a mio nonno Mario.

Intervista a mio nonno Mario.

di | 2022-06-12T19:34:39+02:00 12-6-2022 19:34|Alboscuole|0 Commenti
a cura di Alessio Guerciolini – classe V/A – scuola Primaria – plesso Giovanni XXIII –  Io: Nonno, quanti anni avevi quando c’era la guerra? Nonno: Io sono nato l’otto settembre del 1940, e la seconda guerra mondiale era iniziata già da un anno. Anche se ero piccolo, ho molti ricordi di quel periodo. Io: Come si viveva in quel periodo? Nonno: Nel mio paese, Sterpeto, c’erano più o meno quindici famiglie, e non tutte potevano permettersi il cibo. Non si sapeva mai se il giorno dopo avresti mangiato, e di soldi ce n’erano veramente pochi. La notte sentivo i bombardamenti provenire dall’Aeroporto di Sant’Egidio, e avevo molta paura e non riuscivo a dormire tranquillo, considera che avevo due o tre anni. Io: Che cosa facevano i tuoi genitori? Tuo padre è andato in guerra? Nonno: Mio padre si chiamava Luigi, e mia mamma Paola. Mio padre era uno dei pochi che lavorava, allevava i polli, e per venderli/barattarli arrivava fino a Roma in treno. Barattava la carne con il sale, poi tornava a casa e lo vendeva, perché se ne trovava pochissimo nelle nostre zone. Considera Alessio che in quei tempi, prendere il treno era molto rischioso. C’erano sempre numerosi bombardamenti. Fortunatamente lui non andò in guerra, fece soltanto venti giorni di militare. Mia mamma, invece, non poteva lavorare, perché doveva crescere tre figli, fare le faccende di casa. Quando poteva aiutava alcuni vicini contadini in cambio di cibo. Mia mamma aiutava anche le altre donne del paese quando una volta a settimana si faceva il pane. Lei era l’unica che sapeva regolare il forno del paese, riusciva a capire quanta legna servisse e quando la temperatura per cuocere il pane era giusta. Il padre di tua nonna, invece raccontava che nel periodo della guerra stava costruendo casa e andava con il suo cavallo a prendere le pietre e la ghiaia e quando c’erano i bombardamenti il cavallo si spaventava ed era pericoloso, aveva paura di cadere sotto i bombardamenti. Io: Tu andavi a scuola? Nonno: No durante la guerra non andavo a scuola, ero piccolo. Mia sorella andava e i maschi dovevano indossare la “divisa dei balilla”. C’erano anche i genitori che non facevano indossare la divisa ai propri figli e rischiavano la prigione. Io andai per la prima volta a scuola quando avevo sei anni, nel 1946, quando la guerra era già finita. Io: Cosa succedeva a chi non era dalla parte dei nazi-fascisti? Nonno: Chi era contro il fascismo e nazismo veniva perseguitato, preso a botte, i fascisti davano da bere l’olio di ricino come punizione quando arrestavano gli oppositori e li torturavano. I partigiani cercarono di opporre resistenza facendo attentati alle caserme dei fascisti, agguati ai carri armati e alle colonne tedesche. Cercarono di difenderci il più possibile dai fascisti, e anche di liberare chi veniva messo in carcere e portato al confine. Sai ad Assisi c’era un signore che aiutava gli ebrei dando loro una carta d’identità falsa perché cosi facendo potevano fuggire senza essere presi dai fascisti e mandati ai campi di concentramento. Salvò parecchie persone, sai Alessio… Io: Esisteva una specie di coprifuoco? Nonno: Sì, il coprifuoco esisteva. Io: Ti ricordi l’arrivo dei soldati americani e di quelli inglesi? Nonno: Mi ricordo che ci portarono cibo e cioccolata, che per noi bambini sembrava oro, perchè non sapevamo nemmeno che esistesse!!! Grazie al loro sacrificio ci liberarono dalla dittatura nazi-fascista e finalmente iniziò un periodo di pace e ricostruzione.