//Il territorio si racconta – la Giudecca di Trani

Il territorio si racconta – la Giudecca di Trani

di | 2020-12-21T20:09:06+01:00 21-12-2020 20:05|Alboscuole|0 Commenti
Di redazione   Fin dalla diaspora dell’epoca di Tito, il territorio del sud Italia e della Puglia in particolare, fu  abitato da comunità di ebrei sia di piccole che di grandi dimensioni. Una delle principali fonti  che permette di comprendere il fenomeno degli insediamenti ebraici nel Sud Italia è il resoconto del pellegrino ebreo Beniamino da Tudela redatto al momento del suo viaggio verso la Terra Santa intorno al 1165, partendo presumibilmente da Tudela in Navarra. Forse uno degli scopi di tale resoconto era di fornire informazioni utili agli ebrei che avrebbero potuto intraprendere come lui un pellegrinaggio simile, indicando quindi le località dove i pellegrini avrebbero potuto trovare ospitalità, accolti da comunità ebraiche di cui lui riporta in modo abbastanza preciso il numero di fuochi presenti nelle varie città. Si scopre così che a Taranto ci sono intorno al 1165 circa 200 famiglie di Ebrei che vi abitano, a Napoli 500, a Salerno 600, mentre tra le comunità pugliesi più numerose sono sicuramente da ricordare Taranto con 300 fuochi, Otranto con 500 e Trani con 200. All’epoca del viaggio di Beniamino da Tudela la Puglia, come tutto il sud Italia, era governato dai Normanni, che avevano legiferato per regolamentare la presenza degli ebrei sul territorio. In particolare si scopre che a Trani il vescovo aveva giurisdizione sulla comunità ebraica, e gli ebrei presenti in città erano tenuti a pagare annualmente un tributo di 37 once d’oro e 2/3. Fu ad ogni modo sotto la dominazione sveva, con Federico II e suo figlio Manfredi che le comunità ebraiche meridionali fiorirono sia economicamente che culturalmente. In particolare Federico II concesse loro libertà di culto e la possibilità di commerciare e di gestire attività finanziare quali il prestito di danaro con tasso d’interesse e il cambio della valuta. Di tutte le testimonianze del meridione risalenti all’epoca sveva,  Trani è sicuramente il sito che permette di percepire maggiormente l’importanza economica e culturale che ebbero gli ebrei qui nel XIII secolo. Furono erette ben quattro sinagoghe di cui due ancora visitabili oggi e una di queste ancora attiva come luogo di culto ebraico; si sviluppò una scuola talmudica i cui esponenti principali furono Isaia Ben Elia e Isaia Ben Malì, le cui esegesi sono ancora oggi oggetto di studio; documenti attestano la concessione data da Federico II all’ebreo Curulia e alla sua società per il monopolio della seta grezza per tutto il regno, e i numerosi cippi funerari, rimpiegati in modi diversi in varie opere murarie per le vie e le case della città e della sua campagna, raccontano di una comunità ricca operosa e ben integrata nella società del tempo. Fu con l’arrivo dei sovrani angioini nel 1266 che le sorti di tutte queste comunità si volsero al declino. Numerose furono le conversioni forzate al cristianesimo e le sinagoghe furono alla fine del XIII sec. trasformate in chiese cattoliche. Nel XIV e XV secolo con gli Aragonesi il benessere delle comunità furono legate ai capricci dei vari sovrani, mentre nel XVI con Carlo V si assistette alla definitiva cacciata dal regno, e le sinagoghe di Trani, nelle quali già da diversi secoli si officiavano riti cristiani, furono risparmiate dalla furia del cattolicissimo sovrano spagnolo, permettendoci oggi di leggere e di studiare le architetture delle sinagoghe medievali:  di  luoghi di culto unici per il genere e per l’epoca che rappresentano.