//Il fenomeno dell’aurora boreale

Il fenomeno dell’aurora boreale

di | 2020-03-06T20:07:03+01:00 6-3-2020 20:07|Alboscuole|0 Commenti
L’aurora boreale è uno tra i più affascinanti fenomeni naturali che si verificano sul globo terrestre. Il fenomeno è chiamato scientificamente “‘aurora polare”, spesso denominata aurora boreale o australe a seconda che si verifichi rispettivamente nell’emisfero nord o sud. Esso è un fenomeno ottico dell’atmosfera terrestre, caratterizzata da scie luminose che, assumendo diversi colori a seconda dei gas presenti nell’aria, si manifestano nel cielo sotto forma di bande luminose di forme e colori diversi che cambiano nel tempo e nello spazio, in genere di colore rosso-verde-azzurro, detti archi aurorali. Da un punto di vista scientifico l’aurora boreale è prodotta dalle particelle solari, soprattutto da elettroni, che vengono spinte contro il campo magnetico terrestre a grande velocità, entrando così in collisione con gli i gas presenti negli strati più esterni dell’atmosfera. Questo gran movimento di particelle produce energia generando luce di varie lunghezze d’onda. Le aurore sono visibili nelle due fasce attorno ai poli della Terra e spesso è visibile anche in zone meno vicine ai poli, come la Scozia, o molte zone della penisola scandinava. In Europa, i posti più indicati per assistere al fenomeno risultano essere la Norvegia del nord, nelle contee di Tromsø, Alta, Svalbard e Finnmark, la Danimarca, in corrispondenza dell’arcipelago delle Isole Faroe, la Finlandia, in particolar modo a Luosto e nella cittadina di Sodanklya, e la Lapponia svedese, soprattutto ad Abisko. Di un’ottima posizione gode anche Reykjavik, la capitale dell’Islanda, e lo stesso nord della Russia. Nel resto dell’emisfero boreale, i luoghi migliori per assistere al fenomeno dell’aurora boreale sono l’Alaska, il Canada e la Groenlandia. Per quanto riguarda il periodo dell’anno in cui è più probabile assistere all’aurora, questo coincide a grandi linee con gli equinozi: consigliati quindi i periodi tra febbraio e marzo e tra settembre e ottobre; mentre l’orario migliore è quello che va dalle nove di sera all’una di notte. Le aurore sono più intense e frequenti durante periodi di intensa attività solare, periodi in cui il campo magnetico è maggiore. Il 28 agosto 1859 vennero avvistate alcune aurore lungo una vasta area del territorio americano. Nei centri scientifici di tutto il mondo, la strumentazione subì forti e inspiegabili variazioni e problemi si verificarono anche nelle linee telegrafiche. Il giorno seguente, l’astronomo inglese Richard Christopher Carrington notò un gruppo di macchie solari di dimensioni insolitamente grandi, dal quale partiva un lampo di luce biancastra, che dopo qualche ora produsse una seconda ondata di aurore di grande intensità. Con la “Grande Aurora” del 1859, i modelli di spiegazione dei fenomeni di attività solare si evolsero rapidamente e le antiche ipotesi di lampi ad alta quota, o di luce riflessa da iceberg vennero sostituite da quelle più attinenti agli eventi solari e alla perturbazione. È stimato che tempeste di tale intensità capitino ogni 500 anni. L’ultimo evento di un’intensità pari alla metà di quella del 1859 è accaduto nel 1960 provocando interruzioni radio in tutto il pianeta. In Italia la visibilità delle aurore boreali è abbastanza rara, ma nella notte tra il 17 ed il 18 novembre 1848 il fenomeno fu talmente intenso ed esteso da essere visibile anche a basse latitudini. A Napoli fu osservato dagli astronomi dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte e da Mario Patrelli, direttore dell’Osservatorio di Marina. A Roma il fenomeno ebbe grande eco, come testimonia l’articolo pubblicato sulla rivista “L’album” che descrive in dettaglio l’evento astronomico e la sorpresa dei romani. L’origine dell’aurora si trova sul Sole, che dista 149 milioni di km dalla Terra. La comparsa di un grande gruppo di macchie solari è la prima avvisaglia di un’attività espulsiva di massa coronale intensa. Le particelle energetiche emesse dal Sole viaggiano nello spazio formando il vento solare. Il vento solare, interagendo con il campo magnetico terrestre detto anche magnetosfera, lo distorce creando una sorta di “bolla” magnetica, di forma simile ad una cometa. G. Nardella- F. Savino- S. Naturale- G. Verroia- N. Miglio- R. Fabiano-