//Il cellulare… invenzione geniale o arma mortale?

Il cellulare… invenzione geniale o arma mortale?

di | 2020-01-14T18:17:38+01:00 14-1-2020 18:17|Alboscuole|0 Commenti
Di Elena Carbutti   Il cellulare, strumento inventato nel 1973 da Martin Cooper e messo sul mercato dieci anni dopo ad un prezzo di 3.000 euro, è considerato, oggi, uno strumento indispensabile alla vita. Ma lo è davvero? Spesso si dimentica che questo strumento non fu inventato per giocare a Fortnite o Brawl Stars, per farsi le stories su Instagram o per dare l’amicizia a sconosciuti; esso fu progettato per facilitare le comunicazioni, permettere alle persone di mantenersi in contatto con i parenti che si trovano al polo opposto della Terra, per sentire la voce del figlio che vive negli Stati Uniti, per scambiarsi frasi d’amore con l’innamorato, che è in viaggio per lavoro da 3 settimane. Tuttavia, questo nobile proposito è, in poco tempo, andato perduto.                                                                                                                                                                        Ora, chiariamo, non dico che il telefono sia del tutto inutile; se usato con criterio è, in verità, tutt’altro: ci permette di ottenere informazioni in tempo reale, di lavorare fuori casa, di essere quasi onniscienti.                                                                                                                                                    Tuttavia, se usato incoscientemente può diventare una delle armi più pericolose che l’essere umano ha a disposizione: quante volte si sente parlare di applicazioni illegali che consentono ad estranei di accedere ai nostri conti bancari, di profili falsi volti al furto o addirittura al rapimento e alla minaccia di vittime, che credono di parlare con amici e coetanei? Queste cose appaiono, però, lontane dalla maggioranza della popolazione social: noi ragazzi. Eppure, siamo proprio noi gli autori di crimini, che, anche se considerati meno gravi per legge, hanno un impatto devastante sulle vittime: il cyberbullismo, in cui il cyberbullo, in genere coetaneo e dello stesso sesso della vittima, insulta quest’ultima sfruttando i suoi punti deboli e spesso provocando la perdita di autostima, la vergogna e la paura. Questo fenomeno è sempre più diffuso, ma in questo mondo social tali problemi vengono nascosti, come la polvere sotto il tappeto, sminuiti rispetto ai pregi di questo strumento pressoché perfetto e innocuo.                                                                                                                              Ma è davvero così inoffessivo? Prima di tutto, per la costruzione dei telefoni vengono impiegate piccole quantità di coltan, raro metallo reperibile principalmente in Congo. Qui, però, i cellulari vengono barattati con le vite umane: benchè si conoscano gli effetti dannosi provocati dalle radiazioni emesse dal metallo, milioni di persone, in condizioni di schiavitù, vengono costrette ad entrare in queste miniere, pagate pochi spiccioli… addirittura bambini piccoli, che, nella maggior parte dei casi, muoiono dopo pochi giorni di lavoro. Nessuno, però, fa niente… tante belle parole, discorsi, cerimonie, promesse, eppure la situazione non cambia. E noi? Noi siamo forse peggiori dei politici bugiardi, siamo così cinici da fare finta di niente, mettiamo a tacere la coscienza dicendo che la nostra opposizione non cambierà niente, ma, come dice Maria Teresa “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”, perciò, nel nostro piccolo, potremmo fare molto più di quanto immaginiamo, o almeno ci avremmo provato.                                                                                                                                                                   Se, però, non ci si vuole preoccupare della salute degli altri, ci si preoccupi almeno dell’impatto che questa macchina ha su di noi: recenti studi dimostrano che il telefono causa gravi malattie, addirittura tumori. Siamo disposti a sacrificare la nostra salute e, ancora di più, la vita? Ogni minuto passato al cellulare è un minuto rubato a noi, alla nostra famiglia, al nostro futuro, alla nostra vita, un minuto che va perduto, si disperde, non ritorna. Per il telefono, perdiamo di vista noi stessi, ci isoliamo, cadiamo in un baratro, da cui difficilmente riusciremo ad uscire e la cosa più spaventosa è che ne abbiamo coscienza, sappiamo cosa stiamo facendo e le conseguenze che ciò provocherà, ma comunque lo facciamo, come ipnotizzati, attratti da una forza irresistibile. Sembra che esista davvero un padrone, a cui tutta l’Umanità si sottomette: il telefono.