//Filosofia a scuola: il dilemma dei porcospini di Schopenhauer

Filosofia a scuola: il dilemma dei porcospini di Schopenhauer

di | 2021-05-27T17:29:54+02:00 27-5-2021 17:29|Alboscuole|0 Commenti
Di classe II  – sez. A A scuola tra le tante attività che ci travolgono abbiamo iniziato a conoscere la filosofia. Con la Prof.ssa De Nicolo abbiamo letto e poi riflettuto insieme sul dilemma dei porcospini di Schopenhauer I porcospini di Schopenhauer affronta il tema della giusta distanza, con un racconto del filosofo tedesco nel quale il tema del limite si collega a quello della giusta distanza e alla gestione del conflitto. «Dei porcospini in una fredda giornata d’inverno si strinsero vicini, per proteggersi col calore reciproco dal rimanere assiderati. Ben presto però sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione». Pochi conoscono il dilemma del porcospino, ma tutti quanti abbiamo sperimentato il dolore per una relazione amorosa o d’amicizia andata male. Tale dilemma potrebbe anche chiamarsi dilemma del genere umano. Questa finissima parabola è stata scritta dalla mente geniale di Arthur Schopenhauer ed è inserito nella sua raccolta di pensieri chiamata: Parerga e paralipomena. Il filosofo tedesco utilizza la figura del porcospino, animale dotato di spine, per costruire una metafora sul genere umano e in special modo sulle relazioni che intercorrono tra essi. L’uomo da sempre è un essere poco avvezzo alla solitudine, proprio per questo ha costruito una società fondata sui rapporti umani e sullo scambio tra persone. Oltre a non sopportare la solitudine però, siamo anche esseri in continuo mutamento e alla continua ricerca di altro, qualcosa che ancora non abbiamo; per questo motivo siamo volubili e poco propensi alle relazioni durature. Ciò che il filosofo tedesco tenta di spiegarci con questa bellissima parabola è che l’essere umano tenta da sempre di stringere legami forti e duraturi con altre persone, ma proprio quando la vicinanza con l’altro si riduce sensibilmente ci si espone apertamente alle “spine”. Non a caso quando si entra in maggior intimità con una persona si rischiano i dolori più profondi, ma al contrario anche rimanendo lontani non si ha la possibilità di sopperire al freddo con il calore umano, vitale per l’uomo. Il dilemma è dunque il seguente: qual è la corretta distanza da mantenere nelle relazioni (d’amicizia e non) per avere il giusto calore e allo stesso tempo evitare le spine? È meglio patire il freddo o dolore per la puntura delle spine? Schopenhauer era convinto che mantenere una giusta distanza, una sorta di distanza di sicurezza, dagli altri potesse soddisfare il bisogno di calore, seppur minimo, e allo stesso tempo evitare ferite troppo profonde.   La storia, tradotta dalla versione originale,  proposta in classe chiedendo come quegli animali potrebbero cavarsela bene nella situazione difficile nella quale si trovano. Nelle frasi che abbiamo scritto come feedback compare a un certo punto la parola «limite»: «Quando i ricci sono tutti attaccati si fanno male, se sono lontani hanno freddo, c’è il limite del troppo freddo e del troppo male». L’intuizione ha permesso di fare un collegamento interessante con il frammento «Nulla di troppo». Volendo esplicitare la morale della favola, si potrebbe dire così: pur non avendo aculei, anche tra bambini si può stare vicini riscaldandosi con l’amicizia e prendendosi cura gli uni degli altri, o dandosi fastidio e facendosi male. «Troppo vicini non va bene, troppo lontani non va bene, devono trovare un punto, poi devono fare la misura e stare attenti»!