//Diario di una ragazza sul Treno della Memoria

Diario di una ragazza sul Treno della Memoria

di | 2019-03-25T14:28:14+01:00 25-3-2019 14:24|Alboscuole|0 Commenti
di MARTA GILIBERTO-Quest’anno anche il Liceo scientifico Battaglini ha partecipato all’esperienza del “Treno della Memoria”, che comprende una serie di incontri preparatori e un viaggio prima verso una mèta sconosciuta fino al giorno della partenza e poi a Cracovia, con visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Il 22 gennaio io e altri 12 ragazzi siamo partiti per affrontare 24 ore di pullman per arrivare alla prima mèta del viaggio. Prima tappa del viaggio, Praga: ci siamo rimasti per due giorni.  

GIORNO 1

Appena arrivati abbiamo visitato la splendida città, ascoltando letture sulla Resistenza, che era il tema principale di quest’anno.  

GIORNO 2

Siamo stati nel campo di concentramento di Terezin e nella città di Lidice. A Terezin siamo entrati nelle celle e quest’esperienza ci ha caricati di angoscia in quanto ci siamo immedesimati nelle condizioni in cui vivevano i prigionieri e questo metteva i brividi. La visita della città di Lidice, completamente rasa al suolo da Hitler, è stata uno dei momenti più significativi del viaggio, ciò che vedi quando arrivi lì è il “niente”: una terra estesa e ricoperta di neve e un lago ghiacciato, che un tempo dovevano essere un paesino pieno di persone che vivevano tranquillamente la propria vita, fino a quando tutti gli abitanti sono stati sterminati. Tra questo “niente” sorgeva una statua dedicata ai bambini di Lidice morti; davanti a questa statua c’è stata la lettura di una poesia e un minuto di silenzio, alla fine di quest’ultimo eravamo letteralmente scioccati dalla morte senza motivo di tutti quei bambini innocenti che non poterono più ridere, correre e giocare…  

GIORNO 3

Dopo dieci ore di viaggio, siamo arrivati a Cracovia, subito abbiamo assistito alla visita teatralizzata della città: cinque attori della compagnia teatrale che accompagnava il viaggio hanno recitato nei panni di polacchi che appoggiavano il partito di Hitler. Questi attori erano davvero molto competenti perché sono riusciti a farci comprendere i motivi che hanno spinto la popolazione tedesca e anche collaborazionisti di altre nazioni ad appoggiare Hitler.  

GIORNO 4

Questa giornata è stata dedicata alla visita della fabbrica di Schindler e del ghetto ebraico. Sono state particolarmente emozionanti perché ci siamo resi ancora più conto di come gli ebrei venissero trattati in modo disumano. La guida e gli attori sono stati particolarmente importanti in questo percorso perché volevano trasmetterci emozioni, insegnarci qualcosa e diffondere la storia, per questo, siamo tutti rimasti profondamente coinvolti. Sicuramente la riproduzione del Ghetto ebraico all’interno della fabbrica di Schindler è stata così realistica che tutti siamo riusciti a immedesimarci nei panni delle persone che vivevano al suo interno, ma in realtà ciò che veramente ci ha fatto venire i brividi è stato osservare, toccare con mano ciò che è rimasto del Ghetto. Quelle finestre murate, quel muro così alto e con quella forma così macabra ci hanno fatti sentire in trappola, racchiusi in una tomba scoperta, senza via di scampo. Un altro particolare importante è stato l’odore che abbiamo sentito nell’aria; quando i Tedeschi discriminavano gli Ebrei anche per la loro “puzza”, non sapevano, forse, che quell’odore che sentivano derivava solo dalla loro cucina, a base di aglio e cipolla. Un odore particolare, inconfondibile, che siamo riusciti a riconoscere camminando per le vie del Ghetto. Inoltre gli attori hanno svolto una breve rappresentazione sui pensieri dei cittadini ebrei mentre abbandonavano le loro case, in quanto costretti a vivere nel ghetto e mentre entravano e poi morivano nei campi di concentramento. Ci hanno fatto capire che non hanno mai perso la speranza della salvezza e questa speranza li ha tenuti ancorati alla vita fino alla fine e ha eliminato totalmente l’idea di suicidarsi per evitare la sofferenza.  

GIORNO 5

Il 27 gennaio è definito ufficialmente il giorno della memoria, proprio in questo giorno abbiamo raggiunto la mèta più importante del viaggio: i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Appena si arriva in questi luoghi si percepisce subito un clima diverso. All’interno dei blocchi di Auschwitz ormai ha sede un museo, per questo, appena si entra, l’aspettativa di emozioni che vorresti provare è più forte delle emozioni che provi in quel momento. Quando, poi, entri nelle sale in cui sono conservate quaranta tonnellate di capelli e montagne di oggetti di vita quotidiana, che i deportati portavano con loro ignari di ciò che avrebbero passato, quando vedi da vicino i volti dei morti attraverso le foto e leggi i loro infiniti nomi su un libro grande quanto un’intera stanza, allora ti senti travolto dalla sofferenza provata da queste persone e non riesci a credere che sia accaduto realmente. Ti colpisce ancora di più Birkenau, in quanto nei blocchi non c’era un museo, ma c’erano i letti a tre piani, che letti non erano, bensì assi di legno messe l’una sopra l’altra della grandezza di un letto a una piazza e mezza dove dormivano in 10 persone ogni piano, al buio e al freddo. Dopodiché entri nelle camere a gas, che ti danno una sensazione di sopraffazione e di paura. Quando esci dai campi di concentramento provi una sensazione di sollievo, ma stranamente anche di vuoto perché devi ancora metabolizzare. Successivamente ognuno di noi ha ricordato uno degli ebrei morti, accendendo una candela, scrivendo il nome su un pezzo di stoffa, pronunciando questo nome al microfono seguito dalla frase “io ti ricordo” e lasciando la candela e il pezzo di stoffa sul binario dei carri che portavano le persone a Birkenau.  

GIORNO 6

Nell’ultimo giorno si sono svolte due assemblee una del singolo gruppo (la mattina) e una plenaria (il pomeriggio). L’assemblea della mattina mi è servita molto perché ho potuto confrontare le mie emozioni con quelle degli altri e grazie a questo ho iniziato a comprendere meglio quello che avevo visto. Inoltre un nuovo sentimento è nato in me, ovvero la paura che una situazione orrenda, come quella dello sterminio durante la seconda guerra mondiale, si possa ripetere; infatti abbiamo collegato tutto con il problema attuale dell’immigrazione. Penso che questo viaggio sia stato un percorso: lo scoprire la mèta del viaggio solo il giorno della partenza, la lunghezza del viaggio, il freddo, le stanze piccole per molte persone, i lunghi percorsi a piedi sono stati dei piccoli aiuti per capire almeno per un centesimo la sofferenza provata da quelle persone. Quello che ho riportato da questo viaggio, oltre a sensazioni che non si possono spiegare, è sicuramente un po’ di maturità in più in quanto ho capito l’importanza di ricordare il passato per evitare che alcune situazioni si possano ripetere e di conoscere ed essere consapevoli del presente, soprattutto per noi ragazzi che saremo i grandi del futuro che potranno fare qualcosa per cambiare la situazione ed evitare nuove stragi.