//TOP E DIVIETI A SCUOLA: LIBERTA’ ILLIMITATA O CONDIZIONATA?

TOP E DIVIETI A SCUOLA: LIBERTA’ ILLIMITATA O CONDIZIONATA?

di | 2021-12-03T18:05:56+01:00 3-12-2021 18:04|Alboscuole|0 Commenti
Libertà individuale e responsabilità sociale” è il nostro percorso di Educazione Civica di quest’anno.  In classe (5^ C) abbiamo discusso sul tema della libertà individuale. Lo spunto ci è stato dato da una vicenda accaduta in una scuola di Venezia, oggetto di commenti da parte di autorevoli opinionisti a livello nazionale. Un’insegnante di ginnastica vieta alle ragazze di fare lezione vestite con il top sportivo per non attirare l’attenzione e non distrarre i compagni di classe maschi. Un gruppo di ragazze si ribella e decide di presentarsi davanti a scuola, al suono della prima campanella, vestite soltanto con quell’indumento. L’insegnante in questione, nel rimproverare le studentesse, in realtà ha fatto riferimento anche a un più generale senso di decoro: in sintesi, a scuola sarebbe meglio evitare top e abiti discinti.
Noi in classe ci siamo chiesti: Se fosse capitata nella nostra scuola una situazione simile, come avremmo reagito? Si è così aperto un dibattito a cui hanno partecipato tutti (maschi e femmine).
Io personalmente probabilmente non avrei partecipato alla protesta. Non mi convince la motivazione data dall’insegnante (poi smentita), ovvero che l’abbigliamento provoca. Sarebbe sbagliata e diseducativa, come se le ragazze fossero responsabili di ciò che ne consegue. Ma ritengo corretto che a scuola venga richiesto di avere un abbigliamento appropriato e non esagerato come succede in altri luoghi formali, come negli uffici. La buona educazione ci insegna non solo come comportarci a scuola, ma anche come indossare l’abbigliamento adatto per l’ambiente scolastico.
Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda si trovano Margherita e Martina. In particolare, quest’ultima afferma: “ Nel 2021 non si può più giustificare l’atteggiamento dei maschi anche di fronte a un semplice top. La cosa che più mi rammarica è che sia stata proprio una docente femmina a compiere questo gesto. Se la giustificazione della professoressa è vera, posso dire che mi trovo d’accordo con lei; ci sono ambiti in cui si devono rispettare determinati abbigliamenti. Ma, limitare le ragazze sul proprio abbigliamento solo per non suscitare reazioni indesiderate rappresenterebbe una grande sconfitta per tutte le donne che almeno una volta si sono trovate in tali situazioni. Fino a quando non sarà insegnato ai maschi a comportarsi decentemente senza sessualizzare qualsiasi cosa incontrino sul loro cammino, le donne non si sentiranno mai abbastanza sicure”.
Anche Antonella B.,  Antonella C. e MariaPia ritengono  che la scuola non può imporre divieti non necessari, ma deve piuttosto insegnare il principio della non discriminazione ed il rispetto reciproco, che deve essere la base principale per far sì che determinati episodi non avvengano.
Secondo Maria  le ragazze non devono sentirsi giudicate per come si vestono o avere paura di un giudizio altrui, poiché il loro unico crimine è quello di vestirsi con un abbigliamento con cui si sentano a proprio agio, ovviamente senza esagerare perché bisogna comunque rispettare le regole della scuola.
Per Giovanna è un po’ sbagliato censurare il dress code di noi ragazzi perché dovremmo essere liberi di esprimerci, ovviamente sempre adattandoci al contesto. Forse le intenzioni della prof non erano del tutto cattive ma si trattava piuttosto di  un consiglio.
Interessati al dibattito, oltre alle ragazze, sono stati soprattutto i ragazzi. Provando, così, ad ascoltare e amplificare le voci delle donne. Interessati, non solo quando vengono chiamati in causa.
Questo è il contributo di Serge:Noi umani vogliamo vedere sempre bianco o nero ovvero che se una cosa è vera significa che l’altra è falsa. Ma non è così: due cose possono essere vere allo stesso momento, è vero che i ragazzi si devono controllare assolutamente ma è anche vero che non puoi condannare un uomo per quello che la natura lo ha creato, la donna invece non si può vestire veramente come gli pare e piace perchè anche la donna si lamenterebbe se l’uomo si vestisse in una maniera che la disturba o distrae. Bisogna smetterla con questa guerra tra gli uomini che è solo un veleno che ci uccide dentro”.
Secondo Luciano questo argomento è piuttosto ricorrente in ogni parte d’Italia e, come in tutto nella vita, l’esagerazione è sempre sbagliata. Se quel top indossato dall’alunna calzi davvero come un reggiseno sarà giusto ricordare all’alunna il contesto nel quale si trova, ma se quel top calzi leggermente sopra l’ombelico credo sia davvero un’esagerazione da parte del prof ed un rimprovero sicuramente inutile. Come pure esagerare nei modi del rimprovero: se l’alunna indossa un top simile a un reggiseno e le viene semplicemente ricordato che sarebbe giusto indossare qualcos’altro l’alunna, pur non condividendo la regola, sa che forse ha esagerato ed accetta civilmente la cosa, ma se le viene ricordato con urla e minacce non si arriverà a nessuna conclusione.
Infine, Armando  sottolinea che viviamo in una società fatta da diritti e di doveri dove ognuno ha delle responsabilità e non possiamo fare quello che ci pare sennò saremmo come degli animali. Rispettare le regole non significa limitare la nostra libertà ma vivere con dei principi sani, la libertà di ognuno di noi termina quando rechiamo danno ad altri. Gli alunni, quindi, devono rispettare le regole da loro imposte per crescere e migliorare, le regole non sono una cosa di negativo ma servono a disciplinare anche se non ci piacciono.
Il dibattito avvenuto in classe è sempre di attualità. Ci sentiamo un po’ tutti chiamati in causa e abbiamo voglia di esprimere la nostra opinione. Bisogna cambiare mentalità, non i vestiti. Non serve a nulla istituire una Giornata contro la violenza sulle donne se poi il giorno dopo in diretta tv una donna , giornalista,  viene molestata. Non si è capita la gravità del gesto compiuto, si teme solo per le conseguenze. Parliamo delle politiche per la protezione delle donne ma in primis bisogna cambiare mentalità altrimenti è inutile. Nessun legame affettivo può cambiare una mentalità. Non esistono madri, sorelle o figlie. Esiste solo la società civile e il rispetto verso un altro essere umano. Molto spesso non bastano le scuse, è la mentalità che deve cambiare e il fatto di tirare sempre fuori la solita scusa dell’atto goliardico ne è la prova. Non è goliardia. È sessismo. Il nostro corpo non deve essere oggetto del divertimento altrui.
ROSA GALLUCCIO (5^ C)