//PER NON DIMENTICARE IL DISASTRO AMBIENTALE DI CHERNOBYL!

PER NON DIMENTICARE IL DISASTRO AMBIENTALE DI CHERNOBYL!

di | 2023-11-21T07:22:27+01:00 21-11-2023 7:22|Alboscuole|0 Commenti
di Francesco Lazzarini, Classe 3^ B. –  Buongiorno e benvenuti cari lettori e lettrici della nostra testata giornalistica ‘Foscarini News’, oggi in quest’articolo vi parlerò del disastro ambientale provocato dalla centrale nucleare di Chernobyl, una città che si trova in Ucraina, che penso conosciate tutti perché è ritornata ad essere oggetto di servizi televisivi e di articoli di cronaca per il recente coinvolgimento nel conflitto contro la Russia. Non si deve mai dimenticare cosa accadde nella notte del 26 Aprile 1986 quando esplose il più avanzato dei quattro reattori della centrale nucleare di Chernobyl, città distante poco più di 100 km da Kiev. L’esplosione del reattore liberò nell’atmosfera una quantità di radiazioni altissima. Nei giorni seguenti, molti Paesi vicini all’Unione Sovietica rilevarono una quantità insolitamente alta di radiazioni, ma i sovietici inizialmente non avanzarono alcuna responsabilità per l’accaduto. La mancanza di comunicazioni contribuì alla diffusione di notizie false, anche esagerate su alcuni dettagli dell’incidente, come ad esempio il numero di morti avvenuti nell’aria attorno alla centrale. Quello di  Chernobyl resta, tuttavia, uno dei casi della storia recente che ha provocato una delle più grandi conseguenze radioattive dovute all’esplosione di un reattore nucleare con la quale siamo ancora costretti a fare i conti: ovvero la contaminazione nucleare. A distanza di decenni, è ancora difficile stabilire quante persone sono morte o moriranno a causa di quella esplosione della centrale nucleare. Comunque è al momento, è uno dei casi più catastrofici mai esistiti nella storia attuale, nonostante si sia arrivati vicino ad un nuovo disastro: cioè quello della centrale di Zaporizhzhia, bombardata dalla Russia tra la notte del 3 e il 4 Marzo 2022. Le esplosioni della centrale nucleare di Chernobyl sono state due ed entrambe terribili. Sono avvenute nel cuore della notte, mentre un gruppo di ingegnere stava facendo un controllo delicato il cui scopo era quello di verificare se il sistema di raffreddamento del reattore n° 4 potesse funzionare in assenza di energie elettriche. Questo tipo di condizioni sono simili ciò che si sarebbe potuto verificare in caso di attacco da parte di nemici, poiché soprattutto negli ultima anni della Guerra Fredda  erano una possibilità da non sotto valutare. Per fare un esempio reale, in Iraq nel 1981, un altro reattore nucleare era stato bombardato dallo Stato di Israele. Per tornare a Chernobyl, per effettuare il test, appunto era necessario diminuire fortemente la potenza del reattore, senza scendere al di sotto di una soglia minima: in quel caso il reattore sarebbe diventato fortemente instabile. Nonostante ciò, si decise di procedere ad una potenza molto più bassa di quella prevista dal regolamento. Alle ore 01.23, a causa del calo di energia della turbina, l’acqua che serviva a raffreddare il reattore evaporò. A questo punto, gli ingegneri attivarono il dispositivo di emergenza, non riuscendo tuttavia a recuperare il controllo del reattore: la potenza inizio a aumentare a dismisura, fino a diventare circa 100 volte superiore rispetto alla norma. Dopo alcuni secondi, ci furono 2 esplosioni: il tetto a cupola del reattore saltò in aria, ed il contenuto di circa 50 tonnellate di carburante nucleare, si diffuse nell’atmosfera. Il disastro di Chernobyl rilasciò una quantità di radiazioni elevatissima: almeno 100 volte superiore alle bombe nucleare su Hiroshima e Nagasaki. Il fall-out nucleare si depositò in gran parte nelle parti della cittadina di Chernobyl, ma anche in altre parti dell’Ucraina, in Bielorussia e in Russia. La zona intorno a Chernobyl venne abbandonata da più di 350.000 persone, ma milioni di altri abitanti decisero di non evacuare la zona. Tra gli effetti più gravi sull’ambiente, di cui si sentono le conseguenze tuttora, ci fu la contaminazione del suolo con due materiali pesantemente radioattivi, tra cui il cesio 137. I pini di una foresta situata nei pressi della centrale assunsero un colorito rossiccio-marrone prima di morire, tanto che il luogo, oggi è tra i più radioattivi al mondo, ed è chiamato “la foresta rossa”. Dopo l’incidente, tracce di materiale radioattivo sono state trovate in tutto l’Emisfero Nord del Pianeta, depositandosi in luoghi a seconda del vento e della pioggia. Dallo studio dei dati progressi all’incidente a confronto con un campione di persone esposte alle radiazioni in giovane età, emerse una maggiore incidenza di alcuni tipi di tumori, in particolare in quelli della tiroide, dovuti a una mutazione del DNA chiamata “rottura del doppio filamento”. Sembra però che non ci siano state mutazione genetiche significative trasmissibili ai bambini nati dopo, figli di coloro che abitavano in un raggio di 70 Km dalla centrale o che hanno lavorato in loco come liquidatori,   l’incidenza di queste anomalie sia legata all’assorbimento di radiazioni. La diffusione di questo tipo di tumori ha portato alla creazione del Thyroid Center di Minsk in Bielorussa ed ha soprattutto ha fornito il materiale per lo studio decennale sulle conseguenze della radioattività sulla salute umana. Poco dopo l’incidente, l’Unione Sovietica costruì in tutta fretta un primo “sarcofago”, oggi ormai prossimo al crollo. Per questo motivo oggi è in corso un progetto globale per la costruzione di una nuova struttura, il New Safe Confinement. Questa cupola di acciaio alta 110 m, profonda 165 m e larga 260 m, dovrebbe contenere l’immensa quantità di materiale radioattivo ancora presente nel resto del reattore per i prossimi 100 anni. Nonostante l’elevata contaminazione dell’aria intorno alla centrale di Chernobyl, lupi, cinghiali, linci e uccelli stanno lentamente ripopolando la zona. Una comunità internazionale di scienziati sta ancora studiando in quali modi la selezione naturale reagisce attraverso questi animali che popolano un ambiente segnato da un’elevata quantità di radiazioni.