//LA STORIA DI ALFREDINO RAMPI E IL “POZZO MALEDETTO”

LA STORIA DI ALFREDINO RAMPI E IL “POZZO MALEDETTO”

di | 2022-11-27T20:03:23+01:00 27-11-2022 20:03|Alboscuole|0 Commenti
di Bianca Bertoldini e Angela Rosada, Classe 3^B. –   Cari lettori, quest’oggi vi parleremo di una storia molto vicina agli attuali nonni e genitori, accaduta  nel 1981, quindi più di 41 anni fa. Questa notizia è riapparsa di recente in alcuni servizi dei mezzi di comunicazione di massa ed ha subito stimolato la nostra curiosità e così, dopo un’adeguata ricerca, ci è sembrato utile riportata alla mente di tutti. Il tragico evento iniziò il 10 giugno a Vermicino un piccolo Comune del Lazio. Erano le 19:00 di quella fatidica sera quando Alfredo Rampi, figlio di Nando Rampi e Franca Bizzarri, che si trovavano nella casa di campagna nei pressi di Frascati, era scomparso, infatti, mentre rincasavano, il padre Nando non vide più il piccolo Alfredo. Dopo una piccola ricerca sentirono dei lamenti provenienti da un vicino pozzo artesiano i quali erano di Alfredino che vi era caduto dentro. Per chi non lo sapesse il pozzo artesiano è un buco nel terreno con profondità spesso di centinaia di metri e la sua circonferenza ha un diametro di dimensioni molto ridotte che si aggirano tra i 15 e i 33 centimetri che viene effettuato con una particolare trivella per raggiungere le falde di acqua presenti nel sottosuolo. Alfredino per sua sfortuna si era incastrato verso il fondo del pozzo. Si diffuse rapidamente la tragica notizia e sopraggiunsero i soccorsi. Le prime ore trascorsero per scegliere la via migliore per agire in quanto, per le piccole dimensioni dell’apertura del pozzo, risultava molto difficile calare giù tavolette, imbracature o piccoli scavatori. Una cosa riuscirono a calare: un microfono sensibilissimo che permise a tutti gli italiani di sentire il bimbo, per quasi due giorni su tutte le TV. Il piccolo chiedeva aiuto e si lamentava. Da quel momento iniziò un dialogo soltanto tra il vigile del fuoco Nando Broglio e Alfredino. Si fece avanti un “uomo ragno”, abituato a scendere nei pozzi artesiani, il quale rimosse la tavoletta che era rimasta incastrata però non riuscì a scendere molto. La caduta del piccolo Alfredino aveva commosso tutti e preso emotivamente molte persone che non provenivano soltanto da Roma ma anche da altre città vicine le quali accorsero in quel luogo nella speranza di vederlo uscire salvo. Ora Vi chiederete come ha fatto Alfredino  a stare senza mangiare né bere per due giorni. La risposta è che veniva sfamato con delle flebo di saccarosio calate nel cunicolo. Tutta l’Italia tifava per Alfredino perfino l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini andò a parlare ad Alfredino per incoraggiarlo a resiste. La soluzione successiva fu quella di praticare con una trivella un nuovo foro accanto a quel pozzo così una volta raggiunto il punto in cui si trovava Alfredino lo si poteva raggiungere con un piccolo tunnel e prelevarlo. Nel pomeriggio del secondo giorno la trivella era scesa solo di 31 metri. Alfredino  però era scivolato giù di altri 30 metri. Tutto fu trasmesso in diretta televisiva dalle allora due reti Rai. Le cronache del tempo riferivano i costanti tentativi di liberare Alfredino dalla tragica situazione in cui si trovava. Tutta l’Italia fu con il fiato sospeso per quei terribili giorni e tutti i vani tentativi posti in atto per liberare Alfredino. In particolare i due tentativi di salvataggio dei volontari Donato Caruso e Angelo Licheri. Tutte le speranze erano riposte in quest’ultimo che proveniva dalla Sicilia per provare a calarsi nel pozzo viste le sue piccole dimensioni poiché affetto da nanismo. Venne calato a testa in giù per più volte nel tentativo di insinuarsi in quel dannato pozzo. Riuscì a toccare Alfredino, inconsapevolmente pensando che fosse ancora vivo. Tentò di fargli indossare l’imbracatura ma quando gli alzò il braccino si staccò la manina. A quel punto Licheri si fece tirare su e nella risalita mandò un bacio di addio al piccolo. Angelo venne nominato eroe poiché rimase a testa in giù per 45 minuti, rischiò la sua vita pur di provare a salvare Alfredino e per questo la famiglia Rampi non smetterà mai di ringraziarlo. Oggi Alfredino Rampi viene ricordato grazie alla fondazione creata in suo onore chiamata “Centro Alfredino Rampi Onlus” che si occupa di finanziare le attività di prevenzione dei rischi ambientali per non dimenticare mai quel tragico evento, ma soprattutto per segnalare l’incuria umana poiché quel pozzo non era stato chiuso con un adeguato coperchio di sicurezza.