//UN PERSONAGGIO ILLUSTRE DI RIPACANDIDA: ANDREA MOLFESE. di Angelica Pia D’Antonio , Federica D’Amato, Viola Azarova e Michele Cialdella Classe Seconda A Scuola Secondaria di Primo Grado di Ripacandida

UN PERSONAGGIO ILLUSTRE DI RIPACANDIDA: ANDREA MOLFESE. di Angelica Pia D’Antonio , Federica D’Amato, Viola Azarova e Michele Cialdella Classe Seconda A Scuola Secondaria di Primo Grado di Ripacandida

di | 2019-03-28T22:11:37+01:00 25-3-2019 20:18|Alboscuole|0 Commenti

A scuola, quest’anno, abbiamo fatto ricerche intorno ai personaggi illustri di Ripacandida e Ginestra, che hanno fatto qualcosa di veramente importante per la comunità, uomini e donne, soldati pronti a proteggere e a difendere la Patria. In particolare il nostro gruppo ha fatto degli approfondimenti su Andrea Molfese. Questo illustre personaggio nacque nel 1571, suo padre si chiamava Giovanni ed era di Ripacandida, mentre di sua madre non si conosce il nome ma era nativa di Venosa. La sua casa si trovava nella contrada vicinissima alla chiesa di San Nicola. A quattordici anni divenne espertissimo di lettere umane. Il vescovo di Melfi e Venosa, Gaspare Cenci, trovandosi in visita pastorale a Ripacandida e avendo conosciuto le doti spirituali e umane del Molfese, lo invitò a iscriversi al chiericato e ad entrare nella vita ecclesiastica. Un giorno mentre pregava davanti all’Immagine Sacra della Vergine nella chiesa di San Nicola, sentì una voce provenire dall’immagine sacra che lo invitava ad accettare l’invito fattogli dal Vescovo. Andrea Molfese partì per Napoli ed intraprese gli studi legali; dopo la laurea in Giurisprudenza, il giovane avvocato fu costretto ad esercitare questa professione nel foro, ma ben presto si dedicò ad insegnare diritto canonico e civile. Nel 1602 ci fu un momento di svolta nella sua vita. Un giorno, mentre si trovava presso una libreria a Napoli per comprare testi di legge con altri avvocati, passò di lì sant’Andrea Avellino, un teatino, che chiese loro quali libri avessero comprato e loro risposero: ”Nuovi libri di legge”.

L’anziano teatino, alzando gli occhi al cielo disse: ”Mentiscono, mentiscono i dottori in legge”. Dopo questo incontro occasionale, decise di entrare nell’Ordine dei Chierici Regolari. Dopo quindici anni di vita religiosa esemplare, si ammalò e morì l’otto agosto del 1617 ad appena 46 anni. Fu autore di numerosi trattati di diritto canonico e civile tra questi i ” Commentari sopra le Consuetudini del Regno”. Addirittura parla di democrazia parlamentare, teoria arrischiata ed utopistica rispetto ai tempi, infatti scriveva che è possibile un governo repubblicano in cui il popolo eserciti direttamente il potere. Il potere non viene da Dio, ma direttamente dal diritto delle genti al fine di evitare discordie nella società. Aveva delle idee all’avanguardia rispetto al periodo storico in cui è vissuto. Ripacandida lo ha ricordato dedicandogli una strada, inoltre, vicino alla casa natia, si trova il frammento di una lapide incastonata che, con la frase consegnataci intera da Giovanni Rossi recita: ”Se il tempo gli conserva le forze, l’onore di Molfese salirà più in alto di quanto la patria gli chiede”.