//Sagra della nocciola e del cinghiale

Sagra della nocciola e del cinghiale

di | 2018-10-26T10:29:46+02:00 25-10-2018 15:08|Alboscuole|0 Commenti
di Barbara Pacifico – La Sagra della Nocciola e del Cinghiale nasce nel lontano 1985 per volontà di un folto gruppo di giovani Gaianesi (residenti nella frazione di Fisciano, denominata Gaiano) spinti dalla voglia di voler valorizzare la nocciola e di riportare in auge la preziosa carne di cinghiale, piatto di selvaggina dal sapore prelibato, effige della tradizione e della cultura di Fisciano (prov. di Salerno). Sono passate decadi e col tempo la Sagra ha acquisito sempre più popolarità, diventando una manifestazione iconica conosciuta ed apprezzata da tutta la popolazione Campana. Una tradizione che, grazie al lavoro ed alla passione di centinaia di persone, ogni anno riesce a reinventarsi senza mai allontanarsi dalle proprie storiche radici. I piatti tipici della tradizione culinaria gaianese spesso hanno come leitmotiv la carne di cinghiale. Il motivo è da ricercare nell’antica tradizione venatoria che contraddistingue il paese, arroccato alle falde dei monti Picentini, dove brulicano da sempre orde di cinghiali. Durante la “Sagra della nocciola e del cinghiale”, evento clou del paese, vengono appunto cucinati diversi piatti della tradizione culinaria del luogo, tra cui uno molto particolare, e cioè lo spezzatino “Trescito”ricetta secolare tramandata di generazione in generazione, fino ad arrivare ai giorni nostri: il piatto è fatto con carne di cinghiale marinata per almeno dodici ore nel vino; la carne viene rosolata in olio extra vergine di oliva con l’aggiunta di un trito composto da sedano, carota e cipolla; dopo la rosolatura viene aggiunto del vino, pomodoro e aromi e viene lasciato cuocere per circa due ore; viene servito in un tegame di terracotta ed una fetta di pane grosso (o’ Paniell). Un’altra varietà di spezzatino è quello “in umido” che rappresenta, anch’esso, uno dei piatti prìncipi della tradizione di Gaiano. La sua preparazione è semplice ma, come tutte le cose buone, affinché risulti davvero saporito richiede tempo e pazienza. Dopo aver fatto imbiondire il trito di cipolle con spezie ed aromi, e facendo sì che non vada a coprire il sapore della selvaggina, la carne di cinghiale viene cotta nel vino bianco e servita all’interno di un panino. Lo spezzatino è, inoltre, servito anche fritto con le pupacchiole: tagliata la carne a bocconcini,  si fa saltare in padella con abbondante olio, a fuoco vivace, fino a quando non è ben rosolata. In un secondo momento si aggiungono le “popaccelle”, precedentemente tagliate a listarelle e messe a macerare nell’aceto, ben salate e cotte con le stesse modalità dello spezzatino. Infine, tale bontà viene servita in un panino. Un’altra prelibatezza invece sono le costine di cinghiale: le costine vengono rosolate in olio extravergine d’oliva, tirate con vino rosso e, una volta dorate, vengono aggiunti peperoncino e pomodoro ed infine servite in un tegame di terracotta accompagnate da pane fresco e vino rosso. Infine, il classico panino salsiccia ed insalata: la cottura a carbone, tecnica antichissima, trasmette alla salsiccia (naturalmente di cinghiale) aromi difficilmente eguagliabili: i grassi che colano sulle braci producono fumi leggeri che, risalendo verso la vivanda, conferiscono un sapore caratteristico. Per non alterare il gusto della carne di cinghiale il panino è accompagnato da dell’insalata verde condita semplicemente con olio extravergine d’oliva. L’unico primo presente durante questa splendida cena di fine estate sono i fusilli al tegamino conditi con ragù di carne di cinghiale soffritta con olio e lardo, tirata al vino rosso con l’aggiunta di pomodoro e fatta cuocere per circa cinque ore. Il piatto è presentato in un tegame di terracotta con una foglia di  un basilico classico.