//“NOTRE DAME DE PARIS” : UN MUSICAL E UNA STORIA SENZA TEMPO

“NOTRE DAME DE PARIS” : UN MUSICAL E UNA STORIA SENZA TEMPO

di | 2022-10-31T19:27:22+01:00 31-10-2022 19:27|Alboscuole|0 Commenti

di TARTAMELLA MARIA SOFIA  -È ormai da più di vent’anni che le musiche di Cocciante e Plamondon girano per il mondo per allietarci con l’Arte e la Bellezza delle melodie del musical “Notre Dame de Paris”. Storia ambientata nella Parigi del 1482, periodo di grandi scoperte e rivoluzioni nel mondo, come le scoperte geografiche, la diffusione,poi, della riforma luterana, ma anche l’invenzione dei caratteri mobili grazie a Gutenberg. Sullo sfondo storico del Rinascimento francese e delle sue supreme cattedrali gotiche si intrecciano le vite di persone diverse fra loro da un punto di vista sociale, ma simili nei sentimenti dell’animo  e nei suoi gridi di sofferenza. Questa è la storia della zingara Esmeralda che va incontro alla morte a causa delle azioni poco nobili messe in atto da chi affermava di disperarsi d’amore per lei, che, da uno spirito nato libero,  l’ha resa prigioniera della sua bellezza e delle sue doti.

La vicenda è molto distante da noi come ambientazione culturale e storica, ma ciò che ci accomuna ai personaggi del racconto, figli di un tempo storico differente, sono i sentimenti; le uniche cose immutabili e non soggette al cambiamento delle mode poiché Universali e indiscutibilmente veri. Potremmo immedesimarci in ognuno di loro se solo ci riflettessimo un po’…

Esmeralda è una ragazza come tante, uno spirito libero che racchiude in sé una grande voglia di amare e di viaggiare, con l’illusione della fantasia che però viene purtroppo spezzata dalla vista dei crudeli mali del mondo che finiscono prima o poi per coinvolgere chiunque in un labirinto in cui si è rinchiusi senza sapere come uscirne. Una volta entratovi saremo le vittime di un sistema in cui ognuno mette in scena la sua parte e porta avanti gli sviluppi della storia, da cui spesso si esce consapevoli del mondo, ma allo stesso tempo profondamente disillusi nel vedere le proprie speranze irrealizzabili. Non tutti, infatti, sono portatori di sentimenti virtuosi come Febo che proclama un amore per la zingara, ma che in verità è solo un puro divertimento che deriva da una futile attrazione fisica tanto che ritornerà sui suoi passi verso la sua promessa sposa chiedendo perdono,ma giustificandosi a spese degli altri e ignorando le sue  responsabilità e non tenendo conto delle accuse rivolte a chi è solo una povera vittima innocente che desiderava meravigliarsi del mondo come l’adolescente che si allontana dal nido per scoprire e trovare sé stesso, ma che incontra degli ostacoli nel suo cammino che metteranno a dura prova il suo animo inesperto. I sentieri sono spesso pieni di incontri che sembrano casuali, ma in verità destinati ad un disegno da noi sconosciuto.                          Dall’esperienza trarremo noi stessi le nostre conclusioni sul mondo in cui abbiamo visto uomini che cadono nella superbia del loro ego smisurato, nella folle gelosia e possessività per qualcosa che non potranno mai avere e che non deve possedere nessun altro ,ma anche in abusatori di potere che si proclamano portatori di giusti ideali di cui in effetti dovrebbero essere d’esempio, come il personaggio-arcivescovo- Frollo, ma che in verità indossano un abito che non onorano poiché sono proprio loro a compiere i più incoerenti e abominevoli peccati del mondo che mal si sposano con la veste che indossano.

E poi troviamo chi si limita a guardare le atrocità che avvengono attorno a noi riponendo la speranza di un cambiamento in un grido di pietà verso il cielo e le sue stelle “lanciando le sue voci in cielo” come cantava il poeta Gringoire nella sua canzone “Luna”. Egli è il narratore della storia e spettatore empatico solo successivamente coinvolto negli intrecci del racconto, che lo segneranno profondamente nel vedere la  disperazione e la fragilità di un uomo, il gobbo Quasimodo, che si porta la sua croce di uomo incompleto e deforme  e mai veramente amato.                                                                                                                                  Il cuore di Quasimodo ama perdutamente e fa di questo sentimento la sua ragion di vita. Egli vede la felicità negli altri ma mai dentro di sé e si arrende al suo destino segnato da delle campane che mai suoneranno per lui come canta nella canzone “ Le Campane”. Lui si lascia morire insieme alla sua Esmeralda lasciando un “misero mondo perso” certo però che il suo Amore diverrà “ una scia tra luci dell’universo” poiché puro e vero.

Ognuno di loro è un’anima sofferente ma che, come accade ancora oggi, sceglie come vivere il dolore. C’è chi decide di percorrere la strada della cattiveria e dell’avidità, chi sceglie di essere un semplice spettatore arreso che si limita a compiangersi di un destino che sembra segnato senza provare a mutarlo, chi prova a far da guida ma si deve arrendere davanti alle voragini del mondo in cui viene coinvolto egli stesso, come il clandestino Clopin protettore di Esmeralda, e chi invece si comporta nonostante tutto con bontà anche a rischio di essere la peggiore vittima delle tragedie del mondo, ma che racchiuderà la vera essenza della vita e il suo fine ultimo: “Vivere per Amare”.