//NON SONO UN’ECCEZIONE

NON SONO UN’ECCEZIONE

di | 2019-05-28T16:17:29+02:00 28-5-2019 16:17|Alboscuole|0 Commenti
Martina Di Taranto –Siamo a Parigi, nella metà del 1800, forse nel 1853 o 1854, un giorno, un anno come tanti, quando sei povero non sei pieno d’impegni, sai solo che hai bisogno di guadagnare qualche soldo per poter rivedere un altro giorno. Chi ha un lavoro è fortunato, chi non ce l’ha e non ha neanche una casa può contare sul palmo della mano i giorni che gli rimangono da vivere. Ma che dico? I poveri non sanno contare! Di poveri ce ne sono due tipi: quelli fortunati e quelli sfortunati, meglio conosciuti come vagabondi. Io sono fortunato perché ho un lavoro, però mi definisco un’eccezione perché sono un invalido. Da piccolo ho perso i miei genitori e per pietà un uomo ha deciso di farmi lavorare nella sua fabbrica, guadagnavo pochissimo, la notte dormivo in fabbrica e riuscivo a comprarmi un pezzetto di pane di una settimana. Col passare del tempo il mio guadagno è un po’ aumentato e sono riuscito ad avere una piccolissima casa, per la mia invalidità non potevo costruirne una, perciò un piccolo buco mi è costato tantissimo. Da quando ho cominciato a lavorare è passato tanto tempo, una cinquantina d’anni circa, comincio a sentire la vecchiaia, fra pochi anni non sarò più in grado di lavorare, mi rimarrà soltanto la casa, forse, ma non potrò più mangiare. Ho appena terminato un’altra giornata di lavoro, non vedo l’ora di riposarmi, sempre se ci riuscirò. E’ da un po’ di giorni che ospito una mamma e i suoi due piccoli che sono stati abbandonati dal padre, è una fortuna averli trovati, rischiavano di finire in carcere per vagabondaggio. Un giorno, sempre mentre tornavo dal lavoro, ho visto due guardie che seguivano questa piccola famigliola e io ho finto di essere il nonno dei bambini conducendo tutti fino a casa mia per non farli arrestare, tra poveri ci si aiuta sempre. La mamma, però non vuole che continuino a stare a casa mia, vorrebbe trovare un lavoro, ormai il cibo non basta più per tutti. Sono arrivato a casa, non ci credo, non c’è nessuno, se ne sono andati, vado subito a cercarli! Per fortuna il primo uomo al quale ho chiesto ha detto di aver visto una donna con due bambini, non possono essere lontani. Ho sentito un pianto, devono essere loro! No, ci sono le guardie, ma la mamma non fa nulla, deve aver perso la speranza. Subito fingo di essere di nuovo il nonno, ma le guardie non mi ascoltano, devono aver capito l’inganno; due di loro sono le stesse dell’altra volta, si saranno informate… Sono un povero e vecchio operaio e per di più anche invalido, non riesco a far niente, i piccoli piangono e la mamma cerca di calmarli, ormai è finita, chissà che cosa ne sarà dei bambini! Non posso lasciare che vengano portati via, forse in carcere verranno separati, io sono stato malissimo senza i miei genitori, spero che non li maltrattino. In realtà anche io ero un vagabondo, dormivo con la mia famiglia dove capitava. Una mattina mi svegliai e non vidi i miei genitori, pensai che fossero andati a cercare un po’ di cibo, o meglio, a rubare, però non ritornavano più. La notte andai a cercarli ma niente, passarono giorni fino a quando un amico dei miei genitori mi disse che li aveva visti mentre venivano portati via dalle guardie, non potevo crederci, ero un bambino, ma la mia vita era già terminata. Le vere persone esistono per fortuna, non tutti sono delle bestie venute al mondo chissà perché, ringrazio ancora il proprietario della fabbrica per avermi dato un lavoro, anche se lui purtroppo non c’è più. Per me c’è stato un lieto fine, ma non credo che ci sarà anche per la famiglia. Li porteranno via, se solo avessi qualche soldo cercherei di fare qualcosa. – Fermi! – all’improvviso si sente un urlo: -Lasciateli stare! – E’ una donna, una donna nobile: -Vi darò tutto il denaro che vorrete! – Le guardie si fermarono: -Non portate via questa famiglia! – continuava la donna. Una cosa strana, chiunque li avrebbe lasciati stare, nessuno avrebbe mai contraddetto una guardia, io sono stato picchiato, ma al denaro nessuno rinuncia, infatti anche questa volta si sono fermate. La nobile donna consegna alle guardie una grande somma di denaro in cambio della libertà della famiglia. La mamma è al settimo cielo, però è anche molto preoccupata, non sa come restituire i soldi e una volta detto alla donna viene subito rassicurata: -Mi ha salvato la vita un mese fa mentre annegavo nel fiume, faceva freddissimo, nessuno si sarebbe tuffato in acqua, ma lei è stata l’unica pronta a tuffarsi senza perdere tempo. Purtroppo dopo avermi salvata è corsa subito via ed io mi sentivo in debito e per questo lei verrà a vivere a casa mia assieme ai suoi figli, potrà lavorare da domestica e riceverà uno stipendio molto alto! – Sono molto contento, per fortuna la mamma ha accettato subito, adesso i bambini non saranno più costretti ad essere dei vagabondi. Saluto tutti però vengo fermato, la mamma chiede alla donna di offrire un lavoro anche a me, un lavoro che abbia un maggiore guadagno e che richieda poca fatica rispetto a quello che ho; la donna accetta la proposta. Sono felicissimo, finalmente non sarò più un vecchio poveraccio, mi sento uno di quei protagonisti delle fantastiche storie che mi raccontava mia madre da piccolo, penso di non essere un’eccezione, ho solamente aiutato una famiglia durante un momento di difficoltà, sia il bene che il male vengono sempre ripagati con la stessa moneta, non bisogna mai perdere la speranza, se veramente si crede, nulla è impossibile!