//Napoli “dolceamara”: la famosa pizzeria Sorbillo oggetto di una vile intimidazione

Napoli “dolceamara”: la famosa pizzeria Sorbillo oggetto di una vile intimidazione

di | 2019-01-26T10:06:51+01:00 26-1-2019 9:51|Alboscuole|9 Comments
Gino, hanno messo una bomba nella tua pizzeria!”: è così che alle due di notte, tramite una telefonata, è iniziato il calvario dl proprietario della pizzeria Sorbillo, nel centro storico di Napoli. Nel video, condiviso anche da Sorbillo su Facebook, si vede un uomo che piazza la bomba in piena notte. Una volta acceso l’ordigno fugge verso un vicolo dove probabilmente lo attende un complice anche se non è escluso che possa essere scappato a piedi. Dopo soli quattro secondi l’ordigno esplode oscurando due delle tre telecamere: la sola che resta in funzione è quella all’interno del locale che mostra un lampo, la porta che si spalanca e la polvere che invade la pizzeria, fortunatamente nessun ferito, nonostante all’interno ci fosse il guardiano notturno della pizzeria. Gino rilascia una dichiarazione dopo poco dall’accaduto: “Non ho ricevuto avvertimenti. Io sono un ex carabiniere, se mi avessero minacciato avrei denunciato subito. Quello che mi amareggia di più è che hanno messo una bomba in un locale che è un simbolo della rinascita di questa città: lavoro da anni per riportare il centro storico alla luce, ai turisti, ai clienti locali e internazionali, e all’improvviso mi fanno chiudere così”. Forte ma inteso è stato il commento di Michele Serra, opinionista della “Repubblica”: “Volete sapere che differenza c’è, tra Sorbillo quello della pizzeria Sorbillo di Napoli, e il tizio che gli ha messo una bomba davanti al locale? È facile: Sorbillo della pizzeria Sorbillo sa fare bene la pizza. Quello che gli ha messo la bomba, non sa fare un… “tubo” (traduzione arbitraria di un’espressione più gergale, ndr) Sia camorra o mafia o malavita di stadio, quella che ha fatto l’attentato, sono le consorterie di chi non sa fare niente di utile o di bello… Non c’è imprenditore, non c’è lavoratore del Sud che non lo sappia: è una tassa, la malavita, che i capaci devono pagare agli incapaci. Ma quando vedi un onorato negozio, dove la gente lavora, dove magari per generazioni si è manifestato un talento, una passione, saltare in aria perché non ha piegato la testa ai fancazzisti, beh, ti si rivolta lo stomaco per il disgusto.” Un gesto decisamente vigliacco. È davvero ripugnante ciò che è accaduto, nonostante non si conoscano i motivi che hanno spinto a questo gesto folle, non ci sono scusanti per esso. Colpire i piccoli commercianti, frantumare in pochi secondi i sacrifici di una vita intera per realizzare il proprio sogno, che senso ha? A mia opinione si dovrebbero tutelare e favoreggiare chi come Gino svolge il suo lavoro per attirare turisti e mostrare a tutti bellezza c’è a Napoli e quante cose meravigliose questa città può offrire, e bisognerebbe soprattutto frenare queste persone che cercano di oscurare la bellezza di questa terra. Gesto di grande solidarietà è stato quello dei cento pizzaioli scesi in campo. “Toccare Gino è toccare Napoli” urlano, quando intervenuti al Flash mob di solidarietà a Sorbillo davanti la sua storica pizzeria in via dei Tribunali, in concomitanza della festa mondiale del pizzaiolo. “Non rinunciamo alla festa che oggi ha un valore ancora più simbolico – spiega Antonio Pace, presidente dell’Associazione verace pizza napoletana –“Quello che chiediamo a gran voce oggi è di non essere lasciati soli”. E siamo sicuri che i napoletani “veraci” non li abbandoneranno a se stessi.  

Angela Ciocio (4^ B)