//L’ISOLA DELLE ROSE

L’ISOLA DELLE ROSE

di | 2021-01-01T09:56:02+01:00 1-1-2021 9:56|Alboscuole|0 Commenti
di Maria Tea Santagiustina Classe 2^ A. –  Come inizio d’anno che si è lasciato alle spalle quello appena terminato la voglia di evasione è talmente grande che in quest’articolo propongo una piccola evasione per cercare di dare una svolta a quanto sta accadendo promuovendo la speranza che ci sia al più presto una svolta. Così Cari lettori, penso che ognuno di noi, almeno per una volta, abbia sognato di crearsi una sua isola personale dove rifugiarsi nei momenti di sconforto. Il mio articolo vi propone un esempio reale di quanto è accaduto nel 1958! Vi porto l’esempio di chi ebbe l’idea di progettare un’isola che rispecchiasse proprio questo scopo e mi riferisco precisamente all’ingegnere Giorgio Rosa che, a quel tempo, ricercava un modo per scappare per un po’ dal solito susseguirsi delle attività quotidiane e che appunto decise di creare un mondo tutto suo. Ebbene, l’ingegnere Rosa pensò di creare un telaio di tubi in acciaio ben saldati tra di loro i quali potevano essere trasportati in galleggiamento fino al punto prescelto per poter poi costruire un piccolo territorio, ovviamente fuori dal territorio italiano, e in modo da essere installato piantandolo sul fondale del Mar Adriatico. Ben presto però si rese conto che era un lavoro troppo complicato e faticoso per riuscire a farlo tutto da solo, quindi chiese aiuto a sua moglie Gabriella Chierici che era il presidente dell’associazione SPIC ma anche il direttore tecnico. La prima ispezione al largo della costa di Rimini avvenne durante la notte tra il 15 e il 16 luglio di quello stesso anno con l’ausilio della luce del faro. Il responso fu favorevole e tutto era pronto per far cominciare il progetto, quindi ebbero inizio i lavori che durarono fino al 1962, anno in cui purtroppo si fermarono per problemi finanziari e tecnici ma anche perché nel successivo mese di ottobre dalle autorità fu intimato loro di rimuovere qualsiasi ostacolo poiché impediva la navigazione. Per fortuna i lavori successivamente poterono ricominciare e si conclusero definitivamente il 20 maggio del 1967, quando l’isola fu aperta ufficialmente al pubblico. Vedendo l’affluenza dei turisti che erano attirati dalla curiosità, l’ingegnere Rosa decise che avrebbe proseguito la costruzione dell’isola artificiale arricchendola di ulteriori cinque piani, ma in realtà ne creò soltanto uno. Anche se tali piani non furono realizzati in compenso sull’isola fu allestito un vero e proprio attracco per le barche. Il sogno dell’ingegnere si era realizzato …. o forse no, mancava l’ultimo tocco finale, quello che lo avrebbe portato alla sua assoluta felicità. Fu il 1° maggio del 1968 che tale costruzione venne dichiarata unilateralmente indipendente e con a capo di essa il presidente Giorgio Rosa, però ciò fu reso pubblico solo successivamente. Al termine dei lavori l’ingegnere era pronto a mostrare al mondo la sua idea infatti creò dei francobolli con le tre rose e lo sfondo bianco come simbolo che aveva scelto come bandiera dell’isola delle Rose. La lingua del luogo prescelta fu l’Esperanto, poco conosciuta ma allo stesso tempo già esistente. Il nome ufficiale dato a quell’isola fu “Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj”. Inevitabilmente però quello che stava accadendo fu visto dal Governo italiano come uno stratagemma per accaparrarsi i proventi turistici ma senza il pagamento delle relative tasse poiché l’isola delle Rose era facilmente raggiungibile dalla costa italiana. Dopo le approfondire riflessioni del caso il Governo decise di pattugliare l’isola fino ad arrivare ad impedire a chiunque di salirci. Gli agenti facevano passare soltanto Pietro Bernardini, il primo abitante dell’isola, che vi era naufragato una notte nelle vicinanze ed era rimasto sull’isola-piattaforma per tutta la vita. Dopo che iniziarono i controlli da parte dello Stato Italiano purtroppo cominciò una continua lotta dell’ingegnere per cercare di salvare il suo piccolo mondo. Tutti gli sforzi però furono vani poiché l’isola fu fatta saltare con una potente carica di 1.080 kg di esplosivo. Il suo crollo avvenne dopo alcuni tentativi. Il colpo fu duro per l’ingegnere Rosa perché si vide infrangere in pochi istanti tutto ciò che faticosamente era riuscito a realizzare. Ci vollero ben quaranta giorni per smantellare completamente tutta la struttura. Per eliminare i pezzi dell’isola e completare tutti i lavori  di trasporto furono utilizzati alcuni cittadini del luogo. Per alcuni giorni continuamente venivano riportate le notizie sulla distruzione dell’isola però la vicenda venne archiviata velocemente e tutto si mise a tacere. Soltanto nel luglio del 2009 sono stati ritrovati sul fondale marino al largo di Rimini alcuni resti di quella struttura metallica con parti dei muri ancora intatti che alcuni affezionati ricercavano da tempo. Secondo il mio modesto parere, il desiderio dell’ingegnere Rosa di trovare un po’ di libertà dal mondo monotono di tutti i giorni è simbolo di una grande riflessione che andrebbe premiata. Rosa è morto il 2 marzo del 2017, ma il ragazzo che c’era in lui non lo ha abbandonato fino alla fine, come possiamo notare in una delle sue tante immagini in cui stringe in mano una delle foto-ricordo dell’isola delle Rose.