//LA TEORIA DEL NEMICO

LA TEORIA DEL NEMICO

di | 2019-04-19T14:49:38+02:00 19-4-2019 14:49|Alboscuole|0 Commenti
Negli anni ‘70 del secolo scorso la teoria politica della “strategia della tensione” ascriveva attentati e stragi a un disegno eversivo. Attraverso azioni che colpivano il popolo italiano, ci si proponeva di distogliere l’attenzione del Paese dai problemi reali, combattendo le proteste diffuse dai ceti sociali meno fortunati. Le forze politiche stanno attuando una strategia: individuare un nemico per spostare l’attenzione del popolo. Ciascuno dei componenti del governo bifronte cercava di acquisire spazi e visibilità in vista della prossima competizione europea. Carl Schmitt teorizzò nell’agire politico la contrapposizione tra amico e nemico. Schmitt finì per fornire ad Hitler la base concettuale ed ideologica dell’escalation di aggressioni ai Paesi europei da cui scaturì il secondo conflitto mondiale. La teoria del nemico si coniuga con il nazionalismo e con i regimi autoritari. Le rivalità tra Italia e Francia hanno ascendenze risalenti a due secoli fa. Ma vi sono una serie di vicende politiche che nel corso della storia hanno contrapposto gli italiani  ai transalpini. Nel 1969, quando Gheddafi salì al potere, fu proprio la Francia a fornire i primi aerei da combattimento. Poi le vicende portarono all’unificazione del nostro Paese nella seconda parte del XIX secolo, in cui francesi e italiani furono alleati o avversari. Nel 1881 la Francia trasforma in protettorato la Tunisia. Nel 1935 Mussolini invade l’Etiopia. Cinque anni dopo l’Italia dichiarerà guerra alla Francia. Non è la fisionomia del nemico che si sceglie a contare, ma l’approccio stesso alle dinamiche internazionali. Siamo agli antipodi rispetto a una visione collaborativa che costituisce la cifra di ogni organizzazione sovranazionale nata dopo la seconda guerra mondiale. Aldo Moro elaborò in contrapposizione al “concetto di tensione” quello di “strategia dell’attenzione”. Nessun nemico nella visione dello statista pugliese. Sarebbe bello che, dalla Puglia, si traessero gli insegnamenti e le lezioni di coloro che hanno contribuito al progresso del Paese.  

Daniele Calabrese

Carlo D’Ambrosio