//La cosmetica e il malessere degli animali

La cosmetica e il malessere degli animali

di | 2024-04-16T17:44:32+02:00 16-4-2024 17:44|Alboscuole|0 Commenti
di Valeria Russo  Nel mondo di oggi, l’industria della cosmetica rappresenta uno dei settori più redditizi dell’economia. In Italia,in media, ogni individuo utilizza all’incirca 9 prodotti cosmetici al giorno, tra saponi, creme, trucchi… In pochi sanno però l’oscuro segreto che si nasconde dietro molte aziende di questo settore: i test sugli animali. La cosmetica rappresenta però solo la punta dell’iceberg: sostanze chimiche, pesticidi, additivi alimentari, farmaci, vaccini e tanti altri prodotti sono tutti testati sugli animali. I test consistono nell’esporre le ‘cavie’ a sostanze chimiche al fine di valutare la sicurezza e l’efficacia di questi prodotti. Comprendono irritazione cutanea, tossicità a breve e lungo termine e test di sensibilizzazione. Si tratta di test crudeli e disumani, i quali causano la sofferenza e spesso la morte di milioni di animali, sfruttati e oggettificati. Inoltre, molte associazioni scientifiche e di ricerca hanno dimostrato che i risultati ottenuti da test sugli animali possono non essere sempre applicabili agli esseri umani, rendendo così le loro sofferenze inutili. Quando vengono utilizzati per sperimentare nuovi farmaci, in oltre il 90% dei casi tali test non sono in grado di predire in maniera sicura o efficace cosa accade alle persone. Per fortuna al giorno d’oggi ci sono diverse alternative ai test su animali nel campo della ricerca e dello sviluppo di prodotti, inclusi quelli cosmetici. Tra questi troviamo i cosiddetti “organi su chip”, ossia dispositivi che contengono piccoli tessuti che simulano le funzioni degli organi umani e consentono di valutare l’effetto delle sostanze chimiche in modo più realistico e soprattutto senza la sofferenza di nessuno. Nonostante l’esistenza di queste soluzioni all’avanguardia, la mancanza di finanziamenti adeguati per queste innovazioni continua a ostacolare il loro sviluppo e ad enfatizzare l’uso di modelli animali tradizionali. Cosa possiamo fare dunque noi, nel nostro piccolo, per evitare queste ingiustizie e far fronte al problema? Scegliendo prodotti cruelty-free, non solo promuovendo il benessere degli animali, ma spingendo anche le industrie verso pratiche più sostenibili ed etiche. Così facendo, non solo eviteremmo pratiche che vanno contro ogni etica, ma promuoveremmo anche l’innovazione e l’adozione di metodi più sicuri ed efficaci nella valutazione della sicurezza dei cosmetici.